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Spagna in rosso

Il paese iberico, considerato per molto tempo come nuovo baluardo di crescita e sviluppo nel panorama europeo, sta attraversando un momento delicatissimo di forte instabilità economica e di aspra contestazione sociale. Ecco come e perchè si è giunti allo sciopero generale, che presenta un bilancio drammatico: 60 feriti e 43 arresti

LA FINE DELL’IDILLIO – Sembrerebbe esser giunta al capolinea la liaison politica tra l’elettorato spagnolo ed il governo socialista di Josè Luis Rodriguez Zapatero. E’ obbligatorio usare il condizionale poiché sarebbe decisamente avventato escludere potenziali colpi di scena ma la sensazione comune è che il leader del PSOE non goda più di quella grande fiducia accordatagli all’epoca delle elezioni del 2004 e poi in maniera più ridotta nel 2008.

Le ragioni di questo disinnamoramento sono molteplici e le responsabilità di Zapatero sono con molta probabilità da condividere con quella crisi economica che ha frenato bruscamente la crescita dell’Europa negli ultimi anni.

DAL BOOM ALLA RECESSIONE ECONOMICA – Durante il governo Aznar, tra il 2000 ed il 2004 e per buona parte del successivo primo esecutivo targato Zapatero, la Spagna ha vissuto un florido periodo, un boom economico con conseguenti grandi benefici in diversi ambiti. Di notevole portata è stato, in primis, lo sviluppo registrato nell’edilizia e nelle infrastrutture. Edifici futuristici, autostrade, alta velocità sono stati i simboli di un paese che ha dichiarato inconfondibilmente la voglia di troncare con un passato buio, non troppo lontano, caratterizzato dal regime franchista. La crescita ha prodotto inoltre nuovi posti di lavoro, ha favorito lo sviluppo delle energie alternative (Siviglia può vantare la più grande centrale di produzione di energia solare in Europa), ed ha segnato anche una notevole incremento nel settore turistico.

La velocità con la quale la Spagna è stata etichettata come piccolo miracolo economico europeo è proporzionale alla caduta libera registrata da qualche anno a questa parte. La crisi economica ha avuto effetti importanti sui conti pubblici e sul PIL spagnolo; le aspettative di crescita non sono state soddisfatte, gli investimenti effettuati anni prima non hanno fruttato come nelle attese, la disoccupazione ha raggiunto cifre da capogiro e l’ombra della recessione si è rivelata in breve tempo una pericolosa realtà. Ed a causa della difficile situazione finanziaria la Spagna, insieme al Portogallo, Grecia ed Irlanda, si è guadagnata l’ingresso nella sigla PIGS (che diventa PIIGS nelle occasioni in cui viene inserita anche l'Italia), acronimo dispregiativo coniato poco elegantemente dalla stampa britannica che riporta le iniziali di questi paesi.

AUSTERITY E SCIOPERO GENERALE – Preso atto della situazione critica, il governo Zapatero si è subito attivato proponendo alcuni tagli alla spesa pubblica con l’obiettivo di ridurre quanto prima il deficit e rimettere in marcia il paese. Tali misure hanno comportato la riduzione del salario dei funzionari pubblici, dei politici stessi ma anche l’abolizione di alcune importanti agevolazioni per le famiglie ed una contestatissima riforma del mercato del lavoro, con la diminuzione delle indennità di licenziamento. Proprio contro questa riforma i lavoratori spagnoli insieme ai due principali sindacati, Ugt e Ccoo, nella giornata di mercoledì 29 settembre hanno proclamato il primo sciopero generale dell’era Zapatero.

Migliaia di persone si sono riversate nelle piazze delle città iberiche per manifestare il proprio dissenso contro questa manovra e nei confronti della già prevista riforma delle pensioni. Ma la mobilitazione generale di mercoledì è stata anche un monito pesantissimo verso il Partito Socialista al governo, che per ragioni storiche e non solo, secondo molti, sarebbe dovuto essere più vicino alle esigenze dei lavoratori.

PROSPETTIVE – Tra un anno e mezzo circa in Spagna si ritornerà al voto per scegliere nuovamente i rappresentanti del governo. Il Partito Popolare di Mariano Rajoy, dopo anni di sterile opposizione avverte ora la possibilità di compiere un vero e proprio ribaltone alle prossime elezioni politiche. Compito a dir poco arduo per Zapatero ed il PSOE sarà riproporsi e riconfermarsi per terza volta consecutiva ed in tal senso i segnali che arrivano dalle piazze non sono certo confortanti.

Andrea Ambrosino 30 settembre 2010 [email protected]

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