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Il Marocco e la diplomazia degli aiuti

In 3 sorsi – Potrebbero servire anni per porre rimedio ai danni causati dal terremoto in Marocco e, nel mentre, diversi attori internazionali si sono fatti avanti. Questa volta però, le maggiori potenze sembrano essere state escluse dalla diplomazia degli aiuti.

1. SOLIDARIETĂ€ INTERNAZIONALE

La notte dell’8 settembre il Marocco è stato colpito da una violenta scossa di terremoto causata da un processo di inversione tettonica che comprime la catena dell’Atlante. Non si è dovuto attendere molto per comprendere come la portata dell’evento sismico avesse causato danni ingenti non solo a livello infrastrutturale ma anche di vite umane. Il sisma ha infatti causati danni sino a 400 chilometri dall’epicentro — non lontano da Marrakech — e circa 3mila morti ad oggi. Come sottolineato dal Direttore della Croce Rossa Internazionale (CRI) per il Medio Oriente e il Nord Africa, Hossam Elsharkawi: “Il bilancio è grave e ci aspettano mesi, se non anni, di impegno sul campo come mostrato dal drammatico terremoto in Turchia”. La percezione della drammaticitĂ  dell’evento, associata agli inevitabili interessi di natura strategica insiti nelle politiche di aiuti, hanno condotto diversi Paesi a offrire il proprio sostegno a Rabat. Fra questi USA, Turchia, Russia, Francia, Italia, e persino Algeria. Fino ad oggi però il Marocco ha accettato aiuti esclusivamente da Spagna, Regno Unito, Qatar, Emirati Arabi, Giordania e Tunisia. Nonostante i reiterati sforzi provenienti da Blinken, Macron, Tajani ed Erdogan di affermare la propria disponibilitĂ  nel fornire aiuti, quindi, Rabat sembra decisa ad evitare il sostegno delle maggiori potenze, che hanno anche i maggiori interessi a intervenire nel Paese.

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Fig. 1Studenti partecipano a un’assemblea fuori dalle tende che fungono da aule in una scuola improvvisata nel villaggio di Asni (provincia di al-Haouz), tra le montagne dell’Alto Atlante, il 18 settembre 2023

2. LA DIPLOMAZIA DEGLI AIUTI

Come dimostrato dalla “diplomazia del terremoto” sviluppatasi in seguito agli aiuti greci alla Turchia per far fronte al sisma che ha devastato l’Anatolia, l’offerta di aiuti in momenti di crisi è spesso funzionale a sanare incomprensioni passate. Tra queste risalta quella tra Spagna e Marocco dell’aprile 2021, innescata dal ricovero di Brahim Ghali (leader del Polisario) in un ospedale di Saragozza, che aveva attivato la ritorsione del sovrano marocchino e quindi l’apertura del confine con Ceuta per 48 ore. Già parzialmente appianate tramite le dichiarazioni di Sanchez a favore del piano di autonomia marocchino per il Sahara Occidentale, l’accettazione degli aiuti spagnoli da parte del sovrano alawita sancisce la fine delle ostilità diplomatiche. Rabat sembra tuttavia ostinata a voler rifiutare gli aiuti francesi. Nonostante le smentite della ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, sul deteriorarsi del rapporto tra i due paesi, i motivi di attrito sono noti. Questi passano dallo scandalo di intercettazioni “Pegasus” — che ha visto il sovrano marocchino Mohammed VI fornirsi dell’avanzato sistema di intercettazione telefonica per spiare Macron — al mancato rispetto degli accordi sui rimpatri; fino a giungere al riavvicinamento franco-algerino dettato dalla necessità francese di idrocarburi. L’Algeria ha invece riaperto il proprio spazio aereo ai voli umanitari diretti in Marocco (chiuso dal 2021), per poi offrire squadre di soccorso al Marocco — anche se ne rimane escluso ogni possibile dispiegamento. L’accettazione degli aiuti tunisini dimostra invece come i recenti diverbi tra i due paesi scaturiti dalla visita di Brahim Ghali a Kais Saied nell’agosto dell’anno scorso siano stati messi da parte.

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Fig. 2 – Il Presidente francese Emmanuel Macron riceve Mohammed VI del Marocco all’Eliseo, Parigi, il 10 aprile 2018

3. USA, RUSSIA E TURCHIA: I GRANDI ESCLUSI

Gli aiuti russi sono invece mal visti da Mohammed VI a causa della crescente influenza regionale (Mali, Niger, Repubblica Centrafricana, Libia) di Mosca che negli ultimi giorni ha cominciato a esercitare maggiori pressioni per ottenere una base militare navale in Libia. Il terremoto in Marocco è stato infatti tragicamente seguito dalle alluvioni nel nord est della Libia che hanno causato circa 20mila morti, conducendo il governo orientale di Tobruk a collaborare con quello occidentale di Tripoli e a innescare una nuova corsa alla “diplomazia degli aiuti”. Le pressioni russe — che si è dichiarata “pronta a fornire la necessaria assistenza”  a Tobruk — hanno riattivato la diplomazia statunitense che ha invece perso presa nell’area, come dimostrato dall’inaspettato rifiuto marocchino di accettare aiuti da USA e Israele — dati per scontati dopo gli accordi di Abramo del 2020. Come per Mosca lo stesso vale per la Turchia, le cui agenda neo-ottomana e influenza nelle vicine Libia e Tunisia impensieriscono Rabat. L’accettazione degli aiuti provenienti dal Regno Unito può essere invece giustificata dalla presenza della base navale anglosassone di Gibilterra di fronte alle coste marocchine, e quindi da questioni logistiche e di coordinamento (avanzate da Mohammed VI per giustificare il rifiuto degli aiuti esterni). Emirati Arabi Uniti e Qatar sono invece molto legati al Marocco a causa dei rapporti commerciali e strategici, fatto che ne giustificherebbe il riscontro positivo.

Pietropaolo Chianese

Immagine di copertina: by MabelAmber is licensed by CC BY

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Perchè è importante

  • Il terremoto in Marocco ha causato danni in tutto il Paese aprendo a molteplici offerte di aiuto provenienti da Stati amici, ma anche da rivali storici.
  • La diplomazia degli aiuti sigilla definitivamente la riappacificazione con Spagna e Tunisia, mentre conferma il cattivo andamento delle relazioni franco-marocchine.
  • USA, Russia e Turchia si attestano come le grandi escluse dalla diplomazia degli aiuti. A perdere maggiore influenza regionale continua però a essere Washington.

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Pietropaolo Chianese
Pietropaolo Chianese

Nato nel 1994, Livornese, ho studiato Relazioni Internazionali presso l’Università di Pisa e l’Università degli studi di Firenze. Durante i soggiorni di studio e ricerca all’Università NOVA di Lisbona e quella di Carthage a Tunisi ho potuto approfondire i miei interessi per le relazioni transatlantiche e il Nord Africa.

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