Nella nostra nuova puntata in collaborazione con l’Associazione NOVA ONLUS, andiamo a osservare come, nei Paesi che seguiamo, alcune situazioni critiche degli ultimi mesi si siano avviate alla normalizzazione, mentre altre mostrino invece qualche segno di peggioramento. La strada verso la stabilitĂ e la sicurezza rimane lunga.
BRASILE – Il presidente Dilma Rousseff è stata una delle personalitĂ piĂą vocali nel condannare le attivitĂ di spionaggio della NSA americana, che secondo le rivelazioni di Edward Snowden hanno colpito anche lei. Rousseff ha perfino annullato una visita di Stato in USA. NĂ© Washington, nĂ© Brasilia possono permettersi di chiudere i rapporti per sempre, ma intanto il Paese sudamericano sta guardando alla Russia per le forniture militari che garantiranno la sicurezza dei Mondiali di calcio 2014 e delle Olimpiadi 2016.
COLOMBIA – Secondo l’agenzia stampa MISNA, la notizia che i guerriglieri delle FARC cercassero di uccidere l’ex-Presidente colombiano Alvaro Uribe ha provocato numerose polemiche, oltre a spingere il capo negoziatore del Governo, Humberto de la Calle, a dichiarare che, in caso di conferma della circostanza, il processo di pace potrebbe essere fermato. Uribe si è sempre detto contrario all’accordo e critico nei confronti della scelta del presidente Juan Manuel Santos di raggiungere una mediazione. I colloqui di pace dovrebbero comunque riprendere il 18 novembre all’Avana (Cuba).
BURKINA FASO – Da agosto a oggi il Paese ha visto numerose proteste contro il presidente BlaisĂ© CompaorĂ©: secondo molti analisti la rabbia popolare non sembra essere rivolta alla deriva dittatoriale in atto da tempo, ma piuttosto ai numerosi problemi economici. Nonostante le grandi ricchezze d’oro, la disoccupazione è infatti alta tra i giovani (“The Economist” stima che il 70% dei disoccupati siano sotto i 30 anni), la corruzione rampante e il costo della vita in crescita. Al momento, comunque, sembra improbabile che la protesta possa guadagnare sufficiente forza per spodestare il Presidente.
MALI – La cittĂ di Kidal, nel nord del Mali, sta in questi giorni ritornando sotto il controllo del Governo di Bamako, anche se per capire se l’accordo con le tribĂą tuareg della zona (il Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad – MNLA) sarĂ rispettato bisognerĂ attendere le elezioni legislative del 24 novembre. Nel frattempo, nel Nord del Paese continua l’Operation Hydre a guida francese per dare la caccia agli ultimi gruppi legati ad al-Qaida ancora presenti.
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO – Dopo mesi di combattimento e alterne vicende, il gruppo M23 si è arreso, nella prima vera vittoria dell’esercito regolare congolese da decenni. Il Movimento, abbandonato dai suoi sponsor in Rwanda e diviso internamente tanto da subire numerose defezioni, è stato prima respinto con gravi perdite dai dintorni di Goma dai soldati del governo di Kinshasa, appoggiati dalla brigata internazionale ONU, quindi ha ammesso la sconfitta arrendendosi. Per i soldati semplici forse ci saranno il perdono e la riammissione nelle Forze Armate; per i comandanti, se non fuggiranno, potrebbero aprirsi le porte dei tribunali per crimini di guerra. Ma le ricchezze del Paese continuano a far gola a molti ed è ancora da vedere se questa vittoria sarĂ davvero il preludio a una maggiore stabilitĂ o solo a una tregua.
Lorenzo Nannetti