Ieri è cominciata la visita del presidente Hollande in Israele: sul tavolo soprattutto Siria e Iran, con Netanyahu che, lanciando un chiaro messaggio agli alleati occidentali, ringrazia la Francia per le posizioni risolute nei confronti di Damasco e Teheran.
1. LA VISITA IN ISRAELE – Il presidente Hollande è arrivato ieri in Israele per una visita che durerà 3 giorni e che lo vedrà impegnato in una serie di incontri con le maggiori figure del Paese. Il capo di Stato francese è stato accolto con grande affetto da Netanyahu, il quale, nel messaggio di benvenuto, ha subito richiamato quanto sarà il principale argomento del viaggio di Hollande, ossia la questione del nucleare iraniano. Il Primo Ministro israeliano, infatti, ha ringraziato l’ospite per «la posizione risoluta mantenuta nei confronti di Damasco e Teheran», mentre il Presidente francese ha assicurato che Parigi continuerà tenere alta la pressione fintanto che «non ci sarà la certezza che l’Iran abbandoni i progetti sul nucleare a uso militare: non cederemo sulla proliferazione, perché si tratta di una minaccia per Israele, per la regione e per il mondo». Oggi Hollande dovrebbe incontrare a Ramallah il presidente palestinese Abbas, per fornire il proprio contributo nelle negoziazioni con Israele.
2. VISIONI COMUNI – La calorosa accoglienza di Hollande da parte di Netanyahu è un chiaro messaggio che dal Primo Ministro israeliano giunge alla comunità internazionale, ma soprattutto agli alleati occidentali. Dal proprio insediamento nel 2012, il Presidente francese ha tenuto una linea dura nei confronti dell’Iran, sostenendo recentemente che la proposta del gruppo 5+1 (Cina, Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti) a Teheran circa un progressivo allentamento delle sanzioni internazionali in cambio dell’arresto del programma nucleare sia inadatta a neutralizzare i processi di arricchimento dell’uranio della controparte. Nonostante ciò, comunque, la Francia non ritiene percorribile la via dell’intervento militare contro l’Iran. Quanto, alla Siria, invece, Hollande ha supportato sin dall’inizio apertamente le opposizioni a Damasco, dichiarandosi costantemente disponibile a un’azione di forza contro Assad, anche qualora non ci fosse il consenso della comunità internazionale.
3. I NEGOZIATI SUL NUCLEARE IRANIANO – Proprio la posizione francese è stata una delle cause dell’interruzione del dialogo avviato il 9 novembre a Ginevra tra il 5+1 e l’Iran. La mediazione sarà ripresa mercoledì 20, sempre in Svizzera, e, secondo gli osservatori, le parole di Hollande e Netanyahu avranno un peso determinante. Da Teheran, infatti, da un lato si mostra ottimismo per gli impegni già definiti e per il buon senso di alcuni partecipanti alle trattative, dall’altro si afferma che i negoziati saranno molto difficili: «Non si arriverà ad alcun accordo, – dice il capo della delegazione iraniana Araghchi, – se non saranno rispettati i nostri diritti sul nucleare e sull’arricchimento dell’uranio». Allo stesso modo, il ministro degli Esteri Zarif ha spiegato che la «linea rossa» a non dover essere superata sia la consapevolezza che l’Iran «non negozierà l’interruzione dell’arricchimento dell’uranio».
Beniamino Franceschini