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La tragedia greca

Alla fine del 2009 una scossa ha percorso le già fragili borse europee: la possibile bancarotta greca. Il brivido si é poi diffuso nei mercati dell´Asia e degli Stati Uniti. Ma all'eco mediatica seguita a questo tuono (a ciel non del tutto sereno), é seguito il silenzio. Da maggio nessuno parla più della situazione in Grecia… Proviamo a riprendere le fila del discorso ed a capire quali siano le possibili ricadute.

I DATI – A partire dalla Crisi Globale, la Grecia si é dimostrata molto più vulnerabile di altri paesi agli sconvolgimenti delle borse. Dal 2008 la struttura economica del paese ha visto un incremento notevolissimo del tasso di disoccupazione, un aumento del numero di fallimenti delle aziende (15%) e un netto peggioramento nelle condizioni di libera economia (attestandosi al penultimo posto in Europa, appena prima della Polonia). Dal 1993, é la prima volta che la Grecia entra in fase di recessione, e le stime del deficit sono ingenti, poiché si aggirano intorno al 12.5 del PIL stesso. Dato ancor più significativo é quello del debito pubblico, che si aggirava intorno al 113.4 % nell'ultimo trimestre del 2009 e che é previsto salire al 120 % entro il 2010, per attestarsi al 135% nel 2011. Alla fine delle elezioni del 2009, lo stesso premier della penisola ellenica ha annunciato la possibile bancarotta del paese, dando così inizio alla serie di reazioni, prima in Europa, poi nel mondo, atte ad arginare questo fenomeno di ampissima portata.

COSA SI NASCONDE DIETRO LA CRISI?Uno dei grandi problemi che si nasconde dietro questa crisi é sostanzialmente legato al sistema dell'economia globale in senso lato. La struttura economica globale é infatti collegata ai prestiti che spesso avvengono tra enti privati e gli stati stessi, prestiti che vengono poi restituiti con alti tassi d´interessi. La richiesta dei titoli statali immessi nel mercato é direttamente proporzionale ad alcuni valori che le agenzie di rating pubblicano su ogni stato, sostanzialmente una sorta di punteggio "sull'affidabilità" di un paese. Ovviamente più il punteggio é elevato, più i titoli emessi dagli stati sono richiesti, e dunque sarà minore il tasso d´interesse nella restituzione dei prestiti. Il problema greco si gioca proprio in riferimento al rating delle agenzie, che, data la situazione problematica dei conti greci, hanno abbassato i punteggi in modo netto. Alla scadenza dei titoli la Grecia si è ritrovata quindi ad avere un debito altissimo e un tasso d´interessi ingentissimo, e come ovvia conclusione, l´incapacità di pagare i prestiti emessi: tutte le premesse per una bancarotta.

IL CONTAGIO – Questo "downgrading" da parte delle agenzie internazionali ha aperto scenari di crisi del debito pubblico in numerosi paesi europei, in particolare nei cosiddetti PIGS: oltre alla Grecia, Portogallo, Italia, e Spagna. I tagli all´affidabilità creditizia della Grecia dovuti al dissesto delle finanze pubbliche trovano risposta nella pessima gestione dei fondi messi a disposizione dalla BCE alle banche greche a seguito della crisi economica, con un conseguente aumento di un sovrapprezzo (solitamente pari al 5% del prestito stesso). Una volta privata di finanze pubbliche, la Grecia si é trovata costretta a reperire nel mercato i fondi necessari, e in una situazione di contingenza economica così negativa, questo si é dimostrato un ostacolo praticamente insormontabile

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EFFETTO DOMINO – La Grecia non rappresenta di per sé un elemento in grado di sconvolgere l´economia europea, in quanto non dipendono da essa i risultati del mercato economico europeo e globale, tuttavia il "caso greco" ha rappresentato una fonte di preoccupazione di natura "politica".

Perché? Perché il problema nella questione greca é di origine strutturale, e perché un´eventuale rottura degli equilibri di mercato così come concepiti fino ad ora, potrebbe aprire la porte ad un effetto domino che andrebbe a ripercuotersi su tutti gli altri paesi che fanno affidamento sul sistema creditizio tra stati. Per evitare che questo avvenga il Fondo Monetario Internazionale ha stanziato una somma di 45 miliardi di euro a copertura del deficit di bilancio della Grecia, a seguito delle rassicurazioni del governo ellenico di un utilizzo oculato di tale somma e dell'elaborazione da parte dello stesso di un duro piano di risanamento del debito pubblico.

DI CHI E' LA COLPA? – Se si indaga sull´origine remota della crisi, forse, si può risalire al 1981. L´entrata della Grecia nella Comunità Europea coincise con l´arrivo delle sovvenzioni europee nel paese, finanziamenti che arrivarono cospicui e senza precisi controlli. Un errore che oggi l´Unione non rischia di ripetere con i paesi richiedenti di entrare a far parte dell´Ue. Dopo questi 30 anni di erogazioni, benché il paese abbia alzato i propri standard economici, la Grecia rimane un´economia sostanzialmente meno sviluppata rispetto ad altre realtà europee, e il suo tenore apparentemente alto risulta tale perché "artificialmente alimentato" dal flusso ininterrotto della Comunità Europea. C'é chi, fa risalire a tempi ancor più distanti nel tempo le origini di questa crisi, in particolare negli elementi costitutivi della stessa cultura politica greca. Il rigido centralismo e la burocrazia farraginosa del periodo bizantino hanno infatti portato alla nascita della prassi del "meson", ovvero del tramite, uso che sembra essersi adattato nei secoli alla democrazia rappresentativa. In quest´ottica politica, il voto nelle elezioni si basa sul calcolo di un beneficio che il singolo parlamentare può procurare al votante. Proprio secondo questa logica vengono quindi distribuite cariche pubbliche a seconda delle esiti delle votazioni, con un conseguente altissimo livello di corruzione e sovrannumero di personale nell'impiego pubblico.

CHI PAGHERA'?Ovviamente le promesse del governo greco sul piano di risanamento non possono non essere mantenute a questo punto, e data la gravità della situazione i tagli annunciati dal governo sono di notevole entità. In primo luogo una riforma delle pensioni, e secondariamente un blocco salariale dei dipendenti pubblici. A seguito di queste decisioni sono ovviamente sorte contestazioni e scioperi in tutto il paese, che sono sfociati anche in scontri violenti tra la popolazione e gli organi di controllo.

L'UNIONE EUROPEA – La questione greca ha portato a galla dei problemi che erano rimasti nell´ombra per lungo tempo, rendendoli nuovamente attuali. La risposta che l´Unione Europea ha dato (anche su pressione degli Stati Uniti), intervenendo a salvaguardia della Grecia, é una risposta politica forte, ma non sufficiente, poiché é evidente che sia trattato di una toppa momentanea più che di una soluzione permanente. Sembra quindi che ancora una volta l´Europa preferisca nascondere la testa sotto la sabbia come uno struzzo, invece di trovare soluzione strutturali efficienti in grado di sciogliere i nodi alle origini. E´auspicabile che un intervento atto a riportare i conti della Grecia in ordine e che miri a responsabilizzare i dirigenti dei paesi europei sia presto attuato, perché l´Unione Europea si dimostri essere guida di uno spirito economico "nuovo".

Samuele Poletto [email protected] 21 ottobre 2010

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