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Tutto come prima?

Ritorna la violenza nel Caucaso: un commando di guerriglieri ha dato assalto al Parlamento di Grozny, la capitale della Cecenia. Al di là delle volontà di autonomia nei confronti di Mosca, nella repubblica caucasica sono in corso lotte per il potere tra diversi clan. A questo va aggiunta l'importanza strategica della regione dal punto di vista geopolitico, in quanto nodo chiave per il transito del petrolio dall'Azerbaigian.

DA: Centro di Formazione Politica

DI NUOVO VIOLENZE – Ancora scontri in Cecenia, ancora un attacco al cuore del potere, portato da quelle milizie islamiche irriducibili che l'esercito russo era riuscito a far arretrare nelle zone del nord del Caucaso dopo anni di sanguinosi scontri. Un commando composto da quattro guerriglieri ha dato l'assalto al Parlamento ceceno, immolandosi per la causa separatista e riportando il terrore in una città che è stata teatro di uno tra i conflitti più duri degli ultimi anni. Due dei componenti del commando si sono fatti esplodere appena entrati nell'edificio che ospita l'organo legislativo ceceno, gli altri attentatori hanno invece aperto il fuoco contro funzionari tecnici cercando di raggiungere l'ufficio di Dukvakha Abdurakhmanov, presidente del Parlamento. Le forze speciali hanno attaccato l'edificio supportate dalle guardie parlamentari, riportando l'ordine dopo uno scontro a fuoco in cui sono stati uccisi i due guerriglieri ceceni. I mezzi di informazione russi hanno definito l'attacco come una delle più dure sfide al regime di Kadyrov e al potere centrale di Mosca. La strategia russa per la stabilizzazione della regione sembra essere fallita, l'attacco al Parlamento ceceno è un segnale inequivocabile: il governo guidato da Kadyrov, il premier filorusso, non è in grado di esercitare il pieno controllo su una situazione che rimane caratterizzata da instabilità.

LOTTA PER IL POTERE – Le dichiarazioni del presidente ceceno riguardo alla vittoria sulle milizie islamiche sembrano essere semplici spot per la propaganda. Il valore simbolico dell'attacco sembra supportare questa tesi: nello stesso giorno dell'azione dei guerriglieri era prevista la visita a Grozny del Ministro degli Interni russo Rashid Nurghaliev. Alcuni osservatori considerano gli scontri in Cecenia nulla più che una guerra tra clan diversi: da una parte i guerriglieri, dall'altra la polizia cecena e i ventimila effettivi russi presenti nel paese ormai da anni. Non bisogna dimenticare che alla lotta per il potere si intrecciano scontri e omicidi per il controllo sulle risorse petrolifere ed il traffico di droga ed armi che alimentano la traballante economia locale. Le milizie anti-russe, inoltre, sono cambiate nel corso degli ultimi anni, trasformandosi da guerriglia nazionalista a gruppo combattente islamico che vagheggia della creazione di un califfato in tutte le repubbliche nella regione del Caucaso del nord. Secondo molti, quella che dagli attuali combattenti ceceni è definita una “guerra santa” altro non sarebbe che uno scontro tra gruppi mafiosi che tentano di assicurarsi il controllo sulle scarsissime risorse e i traffici del paese. La popolazione cecena, prostrata da anni di scontri e sangue, sembra non voler più sostenere i gruppi combattenti che si sono rifugiati nel nord del paese, guidati da comandanti che ora si fanno chiamare emiri.

CECENIA NODO GEOPOLITICO – La situazione è quindi caratterizzata da momenti di instabilità latente a cui si alternano scontri aperti e azioni simboliche un po' in tutto il paese. Nello scorso agosto, ad esempio, i guerriglieri hanno attaccato il villaggio natale del premier Kadyrov, che sembra ora in difficoltà anche con l'esecutivo russo. Dopo la rimozione del sindaco di Mosca, in molti pensano che il Cremlino potrebbe decidere di destituire il leader ceceno sostituendolo con un personaggio più gestibile. Il Consiglio per i Diritti umani presso il presidente della Federazione Russa ha chiesto a Medvedev di controllare maggiormente l'operato di Kadyrov; sebbene Putin abbia concesso al governo ceceno un prestito da cento milioni di euro per la realizzazione di opere pubbliche non sarebbe da considerare improbabile un ricambio al vertice del potere nella piccola repubblica caucasica. La Casa Bianca ha taciuto sull'attacco dei guerriglieri ceceni, mentre l'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione Europea Catherine Ashton si è detta scioccata e ha confermato la disponibilità dell'Unione a rafforzare la collaborazione con Mosca nella lotta contro il terrorismo internazionale. La Cecenia è fondamentale dal punto di vista geopolitico, perchè punto di transito per il petrolio azero verso il porto russo di Novorossisk e territorio da cui poter proiettare la potenza militare in tutto il Caucaso. Il Cremlino sarà quindi costretto a cambiare strategia nei prossimi mesi per poter tenere sotto controllo questa stretta valle, importante per gli interessi russi quanto per i detrattori del Cremlino. Non sono in pochi a Washington a sostenere che il conflitto russo-ceceno potrebbe favorire gli Stati Uniti in una delle regioni geopoliticamente più importanti per il futuro energetico dell'occidente intero.

Simone Comi

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