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Via alle riforme?

Con il benestare del leader Fidel Castro, Cuba si avvia verso il lungo processo di riforme economiche, definite necessarie per salvare la rivoluzione cubana, elaborate durante il seminario che  due settimane fa ha riunito 532 dirigenti del paese incaricati  di attuare il piano del generale Raúl Castro per superare la grave situazione economica.

RIFORMA DEL MODELLO SOCIALISTA – E’ necessario l’ammodernamento del modello socialista per evitare l’autodistruzione del sistema politico cubano. I mezzi che sono stati individuati sono l’utilizzo di un maggior grado di razionalità nella definizione del salario, dei prezzi, delle pensioni, da un lato, e il mantenimento di sussidi e agevolazioni, la lotta contro la corruzione, dall’altro. Sono questi i punti forti dell’ideologia di Fidel Castro, ritenuti essenziali e vitali. Alla lista si aggiungono gli incentivi per stimolare l’iniziativa privata, il potenziamento degli investimenti stranieri e l’elaborazione di un nuovo sistema fiscale. 

Uno dei temi più dibattuti riguarda il cammino verso l’unificazione monetaria a Cuba in cui circolano due monete: il peso cubano convertibile (CUC), che equivale a 1,08 dollari, e il peso nazionale, con minor valore dell’altra e utilizzata per pagare i salari cubani. Come sottolineato dal Ministro per l’Economia Marino Murillo, l’eliminazione della doppia moneta è solo il primo passo per la ristrutturazione del modello economico, sarà l’efficienza produttiva la soluzione dei problemi attuali.

DISCORSO STORICO – Dal 2006, anno in cui Fidel Castro lasciò ufficialmente il potere, le sue apparizioni sono state solo sporadiche, ma comunque incisive. Recuperando un “discorso storico” per tutta l’isola, tenuto nel 2005, sulla necessità di riparare agli errori per la continuazione della rivoluzione, nelle scorse settimane ha riproposto il medesimo nel corso della Giornata Internazionale dello studente. Il discorso, inoltre, si presenta come l’approvazione formale delle riforme economiche presente dal fratello Raúl Castro, lanciate in un momento particolare per il Partito Comunista Cubano (PCC) alle prese con i preparativi del VI Congresso che si terrà nell’aprile 2011.

L’idea fondamentale, come sostiene lo stesso Fidel Castro, è creare una nuova società più giusta e più equa. Il discorso del 2005, secondo il leader cubano, è più attuale che mai, poiché gran parte del proclama era rivolto al futuro, e i fatti hanno confermato quanto era stato previsto. La differenza è che adesso fenomeni quali il cambio climatico e la crisi economica richiedono il massimo coinvolgimento e contributo dei giovani nella battaglia ideologica.

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SFIDE – E’ complesso il percorso intrapreso da Cuba, soprattutto perché dovrà fronteggiare non poche sfide che vanno dall’accantonare forme statali paternalistiche, alla creazione di un humus che possa attirare il capitale straniero e a maggiori garanzie per l’espansione del settore privato. È evidente che si tratta di riforme di grande portata che necessitano prima di ogni cosa un cambiamento di radicale della società, ma forse Cuba non è ancora pronta a un salto così grande.

APERTURA O AUTODISTRUZIONE – Il leader cubano è consapevole che il sistema deve cambiare, e per tale ragione ha suggerito lo studio del modello cinese, che correggendo gli errori intrinseci al sistema, adesso cresce con un tasso del 10% annuo. A Cuba si presentano due possibilità: seguire il modello di Pechino, che in 30 anni è stato in grado di rendere la Cina una delle potenze mondiali più forti, anche se Cuba probabilmente non potrebbe raggiungere gli stessi esiti visto il basso livello di industrializzazione e di risorse di cui invece è ricco il gigante asiatico; oppure, può aprirsi gradualmente all’economia di mercato, stimolando il settore privato, ma per ottenere questo risultato sarebbero necessari cambiamenti anche nel sistema politico.

VOCI FUORI DAL CORO – “Non ci sono più discorsi, tutto è finito, si ricicla quello che già è stato detto. Il governo non sa più cosa fare per risolvere i problemi gravi del paese”. Queste le affermazioni di Martha Beatriz Roque, direttore dell’Istituto Cubano di Economisti Indipendenti al discorso di Fidel Castro. Dopo la notizia che un milione di cubani, pari al 25% della popolazione attiva, potrebbero perdere il posto di lavoro, è aumentato il senso di frustrazione tra la popolazione di pari passo con l’incremento della corruzione, ormai presente a tutti i livelli statali. L’economista, inoltre, ritiene che la strategia del regime è quella di creare “movimento” per poi in realtà lasciare tutto immutato. Ciò di cui ha bisogno il paese è una rimozione del modello socialista, ormai inadeguato, e la definizione di uno nuovo che abbia come fulcro la della proprietà privata, materia prima per lo sviluppo economico.

 

Valeria Risuglia

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