Miscela strategica – Nel 1989 per la prima volta hanno fatto il giro del mondo le immagini del caccia stealth statunitense F-117 in azione, utilizzato durante l’operazione ‘Just Cause’ per deporre il dittatore di Panama Manuel Noriega, coinvolto nel traffico internazionale di stupefacenti. Ma cos’è la tecnologia stealth e a cosa serve? Scopriamolo insieme.
FURTIVITÀ E MIMETIZZAZIONE – Con il termine “stealth”, che tradotto letteralmente dall’inglese vuol dire “furtività”, si fa riferimento a una serie di misure tecnologiche e tattiche utilizzate per ridurre la possibilità che proprie unità in azione possano essere scoperte dal nemico e neutralizzate prima di aver sferrato l’attacco ed essersi allontanate. Dal punto di vista prettamente concettuale, quindi, la “stealthness” può essere considerata come l’evoluzione ai massimi livelli, e il superamento stesso, della mimetizzazione definita come la capacità (mutuata dalla natura) di occultare le proprie truppe nel campo di battaglia, assumendo un notevole vantaggio tattico. La mimetizzazione, quindi, si basa principalmente sull’applicazione di colori e materiali in grado di nascondere all’osservazione visiva o a far sembrare qualcos’altro uniformi, mezzi e attrezzature belliche. Il bisogno di furtività e di “bassa osservabilità” accompagna da sempre il pensiero militare e forme più o meno elaborate sono state adottate nei secoli scorsi da numerose forze combattenti, basti pensare all’utilizzo di unità speciali come i ninja giapponesi o i più moderni sabotatori e incursori, anche se il camuffamento ha iniziato a diffondersi solo all’inizio dell’Ottocento. Ma è durante il “Secolo breve”, il periodo compreso tra il 1914 e il 1991 così definito dallo storico britannico Eric J. Hobsbawm, che le forme di occultamento e mimetizzazione hanno assunto un’importanza notevole. Si è passati gradualmente a insegne e camouflage (toni delle vernici per il camuffamento) da alta a bassa visibilità per i veicoli e a schemi di colori sempre più raffinati per le divise “da lavoro” – le cosiddette “mimetiche” – dei soldati. Inoltre, l’avvento e il perfezionamento di alcune tecnologie come quella radar e dei sensori “passivi” – come per esempio quelli a infrarossi – ha determinato la necessità di sviluppare nuove soluzioni per rendere “furtivi” aerei e navi, visto che il camouflage non era più sufficiente.
DA AEREI E NAVI… – Gli Stati Uniti sono il Paese che ha creduto più di tutti nel complesso delle tecnologie stealth, raggiungendo con la ricerca continua risultati strabilianti che ne hanno determinato l’attuale primato. I dati tecnici di questi armamenti sono chiaramente segreti, ma è possibile stabilirne le caratteristiche salienti riconducibili ai principi base della stealthness. Sia le unità aeree che navali, infatti, seguono delle regole ben precise legate al design particolare, a materiali e vernici che ne rendono difficile l’individuazione con gli attuali radar e sonar.

In particolare, gli aerei sono stati progettati con forme tali da favorire la dispersione delle onde radar, riducendo quindi la propria traccia. Con il tempo si è passati dalle superfici spigolose dell’F-117 “Nighthawk”, in servizio dal 1983 al 2008, a quelle più semplici del bombardiere B-2 “Spirit”, del caccia F-22 “Raptor” e delcacciabombardiere in via di sviluppo F-35 “Lightning II”.
Oltre al design contano anche i materiali RAM (Radar Absorbent Material) impiegati, top secret, le vernici speciali e le misure per ridurre rumore e traccia infrarossa dei motori. Sono inclusi in questo approccio onnicomprensivo anche strumentazioni elettroniche “passive” – come i sensori all’infrarosso – che consentono ai velivoli di operare per un certo periodo in “silenzio elettronico”, cioè a radar spento.
Per le navi USA, le novità hanno avuto inizio con la “Sea Shadow”, in pratica un dimostratore tecnologico costruito nella metà degli anni Ottanta. L’evoluzione delle forme ha portato al varo, avvenuto lo scorso ottobre, del cacciatorpediniere stealth con la traccia radar equivalente a quella di un peschereccio: l’USS “Zumwalt”.
Un discorso a parte meritano le unità subacquee, che da sempre fanno della furtività la loro arma principale. Queste ultime sono antesignane dell’attuale filosofia stealth, con lo sviluppo di forme idrodinamiche difficili da rilevare. Si è lavorato molto sulla riduzione dei rumori legati alla propulsione e alla vita di bordo. Per questo lo scafo di queste unità è dotato, tra l’altro, di un rivestimento anecoico, in grado cioè di ridurre l’eco creato dalle attività svolte al suo interno.
…ALLE TRUPPE DI TERRA – Sono numerosi gli accorgimenti, adottati nel corso degli anni da svariati Paesi, per la progettazione dei mezzi di terra – come carri armati, veicoli da trasporto e combattimento – in modo da ridurne principalmente la visibilità sia all’occhio “nudo” che ai sensori. Gli ambienti operativi, chiaramente, non sono simili a quelli di aerei e navi, quindi la furtività richiesta si basa su tecnologie differenti e deve comunque costituire un buon compromesso con le misure di protezione necessarie sul campo di battaglia.

Innovazioni considerevoli hanno riguardato anche l’equipaggiamento dei fanti: dalle uniformi completamente ridisegnate e a traccia infrarossa ridotta alle armi portatili, dalle apparecchiature di trasmissione alle dotazioni individuali. Tutti questi elementi concorrono a mimetizzare e rendere sempre più furtivi i movimenti e le azioni dei soldati. La svolta più importante, ancora da verificare, potrebbe essere il “Quantum Stealth”, materiale sviluppato dalla Hyperstealth Biotecnology Corporation, compagnia canadese specializzata nel camouflage design. Questo materiale sarebbe in grado di occultare completamente alla vista qualsiasi cosa vi sia rivestito, grazie alle sue particolari proprietà. L’amministratore delegato della società, Guy Cramer, ha rilasciato numerose interviste ai media internazionali già nel 2012, confermando sia il carattere avveniristico di “Quantum Stealth“, sia la richiesta del suo sviluppo da parte delle Forze Armate statunitensi e canadesi. Qualora dovesse essere confermata la validità di questo materiale, di cui nella forma di telo sono state mostrate a oggi delle foto poco nitide, si assisterebbe a una rivoluzione epocale per la fanteria e per il suo utilizzo.
CONCLUSIONI – La stealthness, come abbiamo visto, costituisce una vera e propria filosofia sia progettuale che operativa finalizzata a ridurre l’osservabilità delle proprie unità. Uno dei suoi limiti principali riguarda il costo elevatissimo della relativa tecnologia, basti pensare che gli USA hanno speso circa 2 miliardi di dollari per la costruzione di un solo bombardiere strategico B-2, inclusa la ricerca, secondo il report del Government Accountability Office (GAO) del Congresso di Washington. Pochi Stati, soprattutto in un periodo di recessione come quello attuale, possono sostenere progetti di ricerca così costosi. Un altro limite, secondo i detrattori, riguarderebbe l’effettiva efficacia di questa tecnologia, visto che nel 1999 durante l’operazione “Allied Force”, la campagna di attacchi aerei della NATO contro la Repubblica Federale Jugoslava, la contraerea serba riuscì ad abbattere un F-117. A prescindere da critiche più o meno fondate, gli armamenti stealth stanno modificando radicalmente il campo di battaglia e la loro presenza sarà sempre maggiore visto che sono in via di sviluppo anche numerosi droni con queste caratteristiche.
Francesco Tucci