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Iran e Corea del Nord, una nuova politica di appeasement?

Due situazioni diplomatiche difficili, due tavoli negoziali molto delicati che potrebbero rivelarsi un banco di prova importante per la diplomazia occidentale. Iran e Corea del Nord, due regimi invisi alla comunità internazionale intera capaci di paralizzare le discussioni diplomatiche per mesi, o anni, continuando intanto a sviluppare programmi nucleari che potrebbero essere utilizzati per la costruzione di ordigni bellici devastanti. Come uscire da un’impasse diplomatica sempre più pericolosa?

 

Da: Centro di Formazione Politica

 

L’IRAN E I NEGOZIATI – Dopo oltre un anno di paralisi, i negoziati di Ginevra fra la leadership iraniana e il gruppo dei 5+1, composto dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite piĂą la Germania, si sono conclusi con un nulla di fatto. Le parti hanno deciso di riunirsi nuovamente ad Istanbul nel prossimo gennaio, nel tentativo di riprendere le trattative sulla questione del programma nucleare iraniano in un clima di maggiore collaborazione. Pur confermando l’intesa sul nuovo appuntamento, il capo negoziatore iraniano Said Jalili ha dichiarato che nel prossimo incontro in Turchia non potrĂ  essere messa in discussione l’interruzione del processo di arricchimento dell’uranio richiesto dalle Nazioni Unite. L’Iran non intende quindi negoziare i propri diritti in materia di nucleare, questo si evince dalle parole di Jalili, e il prossimo round di colloqui tra le parti potrebbe rivelarsi null’altro che una mera formalitĂ  per salvare un processo negoziale arenatosi ormai piĂą di un anno fa. Il leader iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha fatto sapere che Teheran non rinuncerĂ  mai ai suoi diritti sul nucleare, all’arricchimento dell’uranio al 20% e alla costruzione di impianti nucleari. Al contempo, affinchĂ© i prossimi colloqui in gennaio siano fruttuosi, ha chiesto che vengano cancellate tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e le sanzioni imposte dalla comunitĂ  internazionale negli ultimi mesi. Le parole del presidente iraniano sembrano essere l’ennesimo segnale di aperta sfida alla comunitĂ  internazionale e ai negoziatori del gruppo del 5+1, che si trovano ora a dover affrontare una situazione negoziale piuttosto delicata. Le dichiarazioni rilasciate dal Catherine Ashton, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, sono apparse caute. Pur riconoscendo i diritti dell’Iran sul nucleare, la Ashton ha ribadito l’obbligo per la leadership di Teheran di rispettare le decisioni della comunitĂ  internazionale. Come detto, quindi, sembra permanere quello stallo negoziale iniziato quattordici mesi fa con la rottura diplomatica tra le parti e la decisione di aumentare la pressione sull’esecutivo iraniano imponendo nuove sanzioni. L’impasse non sembra però essere facilmente aggirabile, nĂ© sono trascurabili le posizioni iraniane sulla questione. A questo punto, infatti, la richiesta del gruppo dei 5+1 di sospendere l’arricchimento dell’uranio potrebbe rivelarsi non solo controproducente, poichĂ© gli iraniani hanno giĂ  fatto sapere che su questo punto non sono disposti a trattare, ma soprattutto potrebbe essere interpretata come un chiaro segnale di debolezza al tavolo negoziale. Dopo aver prodotto il primo carico di uranio grezzo necessario per la successiva raffinazione e arricchimento, quella che viene comunemente definita yellowcake, il governo iraniano ha ottenuto il controllo completo del ciclo di arricchimento dell’uranio. Inutile, quindi, chiedere una sospensione del ciclo di sviluppo ad un governo che ha fatto passi avanti considerevoli negli ultimi mesi per poter divenire sempre piĂą indipendente nella produzione di energia nucleare.

 

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LA COREA DEL NORD TRA CINA E USA– Pyongyang e Pechino hanno trovato un accordo nelle ultime ore, la tensione in Corea e nel quadrante asiatico sembra essere rientrata entro i livelli minimi di allerta. L’agenzia di stampa cinese ha fatto sapere che il consigliere di Stato e vice premier cinese Dai Bingguo e il leader nordcoreano Kim Jong-Il hanno raggiunto un’intesa sulle relazioni bilaterali e sulla situazione nella penisola coreana. Nei colloqui si è anche discusso di come migliorare le relazioni già amichevoli tra i due paesi: in pratica Pechino avrebbe chiesto a Pyongyang di non esasperare ulteriormente la situazione pena il ritiro dell’appoggio cinese alle istanze nordcoreane rispetto allo sviluppo del programma nucleare. La leadership cinese ha deciso di intervenire con una certa fermezza date le continue critiche da parte statunitense e la crescente instabilità in una regione fondamentale per gli interessi politici ed economici del gigante asiatico. Nel corso delle ultime settimane la Casa Bianca ha ripetutamente invitato Pechino ad esercitare pressioni sull’alleato nordcoreano poiché, come dichiarato dall’Ammiraglio Mike Mullen, Capo di Stato Maggiore della Difesa statunitense, dal momento che le provocazioni di Pyongyang sembrano assumere una frequenza preoccupante anche il pericolo di possibili ritorsioni aumenta in maniera esponenziale. Anche in questo caso, dal punto di vista diplomatico ci si trova in una situazione di stallo.

 

A differenza del caso iraniano, però, al momento l’impasse è dovuta al braccio di ferro in corso tra Pechino e Washington. La leadership cinese ha ripetutamente chiesto all’esecutivo statunitense di riaprire i negoziati a sei con la Corea del Nord ma dalla Casa Bianca è giunto un netto rifiuto. Tornare a dialogare con il regime di Pyongyang costituirebbe, agli occhi degli statunitensi, un premio inutile ad una leadership resasi colpevole di atti destabilizzanti per l’intera regione. Dello stesso avviso sono i governi di Giappone e Corea del Sud, potenziali obiettivi per nuovi attacchi da parte nordcoreana. Al momento la Cina sembra essere intenzionata a rimanere a fianco dell’alleato storico, anche se sempre più ingombrante, a costo di dover sfidare le posizioni del resto della comunità internazionale. Il confronto potrebbe essere già in atto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sede in cui Pechino sta bloccando con il proprio veto qualsiasi azione concernente l’impianto di arricchimento per l’uranio nordcoreano e l’attacco portato alla Corea del Sud nelle scorse settimane.

 

CONCLUSIONIEntrambe le questioni sembrano essersi arenate, Iran e Corea del Nord stanno tenendo sotto scacco la comunità internazionale intera con richieste che, per quanto abbiano un fondo di legittimità, non potranno essere accettate senza garanzie precise e un impegno importante da parte di tutte le leadership coinvolte. I risultati arriveranno per forza o per inerzia, è infatti probabile che all’Iran sia concesso lo sviluppo del programma nucleare civile mentre si tenterà di coinvolgere maggiormente la Cina per bloccare la Corea del Nord, un finale che lascia qualche dubbio, e preoccupazione, per il futuro. Difficile ora poter uscire da pericolose situazioni di stallo come quelle verificatesi con Teheran e Pyongyang, doveroso però sottolineare che sembra esserci un ritorno preoccupante verso quella politica di appeasement o, per dirlo all’italiana, accomodamento, che ha caratterizzato la politica internazionale nel periodo precedente alla Seconda Guerra Mondiale. Sebbene siano questioni come la pubblicazione degli inutili scoop di Wikileaks ad attirare l’attenzione del pubblico e dei media, ci troviamo ora davanti a dilemmi delicati che corrono su un filo sottile. Sebbene sia giusto tentare in ogni modo di scongiurare l’intervento militare, fino a che punto è giusto tollerare le bizzarrie di regimi capaci, lo si è visto con la Corea del Nord, di porre in essere attacchi imprevedibili? Quanto è ancora lontana quella linea fino a cui la diplomazia può spingersi, prima di lasciar spazio alla “continuazione della politica con altri mezzi”, in grado però di preservare la sicurezza di paesi alleati e, soprattutto, del nostro stesso futuro?

 

Simone Comi

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