Dopo il patto di normalizzazione dei rapporti con il Kosovo firmato ad aprile, il Consiglio europeo ha dato via libera all’apertura dei negoziati. Dal 21 gennaio si comincia con la prima conferenza intergovernativa e quindi ufficialmente con i negoziati di adesione della Serbia alla UE.
1) DUBBI SPAZZATI – C’era il concreto rischio di posticipare ancora una volta l’apertura dei negoziati con l’UE. Il rischio consisteva nel non aver trovato un accordo con il Kosovo al capitolo “giustizia”. L’attuazione dell’accordo sottoscritto ad aprile rimane la priorità per Bruxelles e il processo di integrazione della Serbia passa dalla realizzazione e il successo dell’accordo stesso. Il giudizio più che positivo della Ashton (l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza) ha dato un input per superare questo problema e spianare la strada al governo di Ivica Dacic verso i negoziati. La Serbia comunque con ogni probabilità escluderà dal tavolo delle trattative la questione del riconoscimento dell’indipendenza di Pristina. Molto intransigente su questo punto è la Germania,che chiede una piena “normalizzazione” dei rapporti tra i due Stati, sebbene non ci sia un’intesa tra gli stessi Paesi membri UE (Spagna, Grecia, Cipro, Romania e Slovacchia non hanno ancora riconosciuto il Kosovo).
2) PUNTI CRITICI – Non ce solo la normalizzazione del rapporto con il Kosovo da superare, in ottica europea. Dopo il via libera del Consiglio UE, il primo a ricordare alla Serbia che ci sono altri problemi da superare è stato il Premier croato Zoran Milanović. Dopo aver salutato con piacere i progressi di Belgrado, ha sottolineato come altre questioni devono essere affrontate come: l’eredita della guerra e lo status delle minoranze. Fino a questo punto la Croazia ha sempre sostenuto la Serbia e non ha alzato barriere ritenendo nell’interesse della regione la convivenza pacifica tra i due paesi, ma visto che i criteri europei sono molto rigidi, la Serbia deve essere chiara sulle questioni di vicinato.
3) FUTURO INCERTO – Fino a d’ora la coalizione tra il SPS (Partito Socialista della Serbia) di Dacic e il SNS (Partito Progressista Serbo) del vice-premier Vučić ha retto alle critiche dell’opposizione nonché del Presidente serbo Nikolić, il quale ha più volte criticato l’operato del Governo. La coalizione si mantiene però in piedi in maniera incerta: il SNS è il partito che ha la maggioranza in Parlamento ma senza i voti del SPS di Dačić non potrebbe governare. Questo fatto è stato più volte criticato dai funzionari del SNS i quali chiedono che il Paese sia governato dal partito di maggioranza. Si presume che in autunno ci saranno nuove elezioni anticipate e Vucic con ogni probabilità potrà essere il futuro Premier. Non a caso la Baronessa Ashton ha più volte cercato di coinvolgere lo stesso Vucic durante le trattative per l’accordo con il Kosovo. Dato il contesto, per non sconvolgere le precarie condizioni del Governo serbo, e con la Russia di Putin sempre più presente nel settore del gas, l’UE ha deciso di non rinviare più la data di apertura dei negoziati con la Serbia.
Juljan Papaproko