In 3 sorsi – La Serbia è piombata in una profonda crisi, con le proteste che stanno animando varie città. Ma cosa sta succedendo realmente? Il Governo Vučić è in difficoltà?
1. LE PROTESTE CONTRO VUCIC
Di pari passo con la crisi esplosa in Bosnia, sta andando quella in Serbia. Le proteste in Serbia, cominciate il 15 marzo 2025 con oltre 100mila manifestanti per le strade di Belgrado, rappresentano una sfida senza precedenti per il Presidente Aleksandar Vučić. Quella che è iniziata come una manifestazione contro la gestione del Governo a seguito della tragica morte di 15 persone nel crollo di una pensilina alla stazione ferroviaria di Novi Sad è rapidamente degenerata in un movimento di massa contro l’autoritarismo e la corruzione che caratterizzano la politica serba. Gli studenti, che hanno giocato un ruolo centrale nell’iniziativa, sono stati affiancati da cittadini di tutte le età e professioni, accomunati dalla richiesta di giustizia e di una riforma profonda delle Istituzioni. Vučić ha cercato di minimizzare l’entità delle manifestazioni, smentendo le voci che parlavano dell’uso di cannoni sonori contro i manifestanti e ribadendo il suo impegno a mantenere la pace attraverso le forze di polizia. Tuttavia, la reazione governativa, pur cercando di arginare l’escalation, ha mostrato i tratti di una politica repressiva che mina la credibilità di Vučić sia sul piano interno che internazionale.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Cartello contro Vučić alla manifestazione anti-governativa di Belgrado del 15 marzo 2025
2. TIMORI E ACCUSE
Il Governo di Vučić ha risposto alle manifestazioni con toni allarmistici, parlando addirittura di un rischio di “guerra civile”. Le Autorità hanno imputato all’opposizione di cercare di fomentare disordini con il supporto di agenzie di intelligence occidentali, ma queste accuse sono rimaste prive di prove concrete. Nonostante alcuni episodi di violenza, come il lancio di pietre da parte dei sostenitori di Vučić contro i manifestanti, le proteste hanno mantenuto un carattere in gran parte pacifico. Tuttavia, la tensione politica è palpabile, alimentata da una crescente polarizzazione tra il Governo e i suoi critici. Alcuni analisti temono che la situazione possa degenerare in conflitti più violenti, anche a causa del coinvolgimento di gruppi estremisti legati al Presidente. La retorica di Vučić, che accusa l’Occidente di voler destabilizzare il Paese, non fa che aumentare la divisione interna e alimenta un sentimento di sfiducia verso la comunità internazionale, mentre la Serbia si trova ad affrontare una crisi politica che rischia di compromettere il suo futuro democratico.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Presidente serbo Vučić insieme ad Antonio Costa e Ursula von der Leyen a Bruxelles, 25 marzo 2025
3. LA FRUSTRAZIONE POPOLARE E LA REAZIONE DEL GOVERNO
Le manifestazioni in Serbia non sono solo un fenomeno urbano, ma hanno coinvolto anche le piccole città, dove il malcontento verso la corruzione dilagante è altrettanto forte. La risposta del Governo, sebbene inizialmente moderata, è diventata sempre più autoritaria, con il Presidente Vučić che ha promesso di mantenere l’ordine a ogni costo. La sua gestione della sicurezza interna ha suscitato preoccupazioni, soprattutto dopo le accuse di uso di dispositivi sonori per disperdere i manifestanti. La reazione internazionale, pur se in gran parte cauta, ha sottolineato l’importanza del rispetto della libertà di riunione e della non violenza. Tuttavia, la situazione rimane incerta, e l’esito di queste proteste potrebbe segnare il destino del Governo di Vučić. Le pressioni per nuove elezioni sono forti, ma il Presidente ha finora resistito, accusando l’opposizione di essere parte di un “cartello criminale”. In questo contesto, la Serbia si trova a un bivio, divisa tra la voglia di rinnovamento e la crescente instabilità politica, mentre le sue ambizioni europee si scontrano con le alleanze geopolitiche con la Russia.
Riccardo Renzi*
*Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo, membro dei comitati scientifici e di redazione delle riviste Menabò, Scholia, Notizie Geopolitiche e Il Polo – Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti”, e Socio Corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche.
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