giovedì, 19 Dicembre 2024

APS | Rivista di politica internazionale

giovedì, 19 Dicembre 2024

"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

Il Pakistan e la bomba atomica islamica

Miscela strategica Il Pakistan ottenne il pieno traguardo di potenza nucleare con la realizzazione delle esplosioni del 1998. Il Primo Ministro era l’attuale capo del gabinetto: Nawaz Sharif e l’ideatore dei progetti e coordinatore del programma l’ingegnere Ahmed Qadeer Khan. Oggi la repubblica islamica gioca ancora il ruolo di potenza nucleare dell’Asia del Sud insieme all’India grazie ad un rinnovato programma basato sullo sviluppo di armi tattiche, più flessibili e di veloce utilizzo. Vediamo come

CHAGAI I –  La prima esplosione nucleare controllata della storia pakistana avvenne il 23 maggio 1998 ed il suo nome in codice fu Chagai I. Si trattò della prima di una serie di cinque esplosioni sotterranee controllate che avvennero presso la quota di Ras Kohl nel distretto di Chagai (da qui il nome del progetto), nella provincia del Balochistan. Chagai I fu effettuato in risposta ai test che il indiano mise in atto l’11 e 13 maggio dello stesso anno, anche se in realtà aveva già testato con successo un singolo ordigno nucleare denominato Smiling Buddha nel 1974. Chagai I fu la consacrazione al rango nucleare della terza potenza asiatica ma ebbe una risonanza abnorme e l’eco di un terremoto perché fu la prima bomba atomica in possesso di uno Stato islamico. Chagai I fu dato al Pakistan dal Governo guidato da un rampante Primo Ministro ansioso di mostrare al mondo la potenza del Pakistan, ma soprattutto smanioso di mostrare la sua onnipotenza. Il programma nucleare pakistano è stato guidato principalmente dall’ingegner Qadeer Khan e nacque in maniera assolutamente segreta nel 1972, in seguito al successo dei test nucleari cinesi del 1964. Infatti, come sostenuto da numerosi analisti, fra i quali spicca il Professor Arpit Rajain, e corroborato da dati, la Cina appoggiò direttamente il programma nucleare pakistano con la formazione del personale dotato del know-how necessario e con la vendita delle materie prime. Nell’anno dei test l’India ed il Pakistan erano impegnati nell’ennesima controversia internazionale riguardante il Kashmir e la crisi sfociò l’anno successivo nella guerra del Kargil (dal nome dell’altopiano su cui fu combattuta). L’assunzione al rango di potenza nucleare dei due Stati fu la ragione che mantenne il conflitto ad un livello convenzionale e probabilmente evitò che questo sfociasse in una guerra regionale. La crisi terminò infatti il 26 luglio 1999 con una situazione praticamente invariata, a meno della dimostrazione internazionale della potenza militare dell’India. I test nucleari causarono una serie di sanzioni per il Pakistan e l’accanimento diplomatico in particolare di Giappone e Stati Uniti. Con l’avvento al potere del generale Parveez Musharraf si regolamentò la policy nucleare interna con la creazione della Pakistan Nuclear Regolatory Authority che ebbe come referente del programma nucleare militare l’ingegner Abdul Qadeer Khan. Il Pakistan continuò il suo programma nucleare con l’adattamento delle proprie testate nucleari a vettori tattici (missili in grado di coprire poche centinaia di kilometri), ed è stato quindi mirato ad un effetto di deterrenza diretta all’India.

L'ex Presidente del Pakistan Pervez Musharraf.
L’ex Presidente del Pakistan Pervez Musharraf.

L’INGEGNER QADEER KHAN – Abdul Qadeer Khan, il padre della bomba pakistana, entrò nel team operativo del Kalhuta Reasearch Laboratories nel 1975 e li riorganizzò basandoli su cinque divisioni: la divisione “Ingegneria e Materiali”, guidata dal suo braccio destro Uhammad Nasim Khan, la divisione “Tecnologie per l’arricchimento dell’uranio”, la divisione “Tecnologie di arricchimento al laser”, la divisione “Controllo di sicurezza e guida” (agli ordini di un dirigente dei servizi segreti), ed infine la divisione “Sperimentazione e computazione fluido-dinamica”. In seguito al successo delle esplosioni del 1998, che fece la sua fortuna internazionale, Khan divenne una personalità di primo piano per tutto il mondo arabo. Iniziarono ad arrivare i primi inviti e le prime richieste di collaborazione. Il generale Parveez Musharraf era entusiasta dell’eredità di potenza nucleare ricevuta da Sharif e dal gioiello costruito da Khan attorno alla sua brillante personalità. Tuttavia Khan rimaneva un uomo di Nawaz Sharif, che aveva appena tentato di destituire ed esiliare Musharraf ed ancor prima era stato un uomo dell’entourage dell’odiata Benazir Bhutto. Per questo motivo il generale decise di riorganizzare il nucleare sotto le strette redini del governo, attraverso un unico ente: la Pakistan Nuclear Regolatory Authority (PNRA). Musharraf creò un organismo capace di gestire direttamente l’utilizzo del nucleare per scopi civili, ma anche di controllare l’utilizzo del nucleare per scopi militari. Proprio durante un controllo delle spese di viaggio del team di Khan ci si accorse di alcuni movimenti inconsueti effettuati verso l’Arabia Saudita a partire dal 2001. L’indagine successiva, promossa da Musharraf e condotta da uno speciale team nominato dal generale fu instradata da importanti informazioni fornite dai servizi segreti pakistani – e soprattutto americani – e portò nel 2004 alla condanna comminata al padre della potenza atomica pakistana. Khan in realtà fu promosso a dirigente statale ma allo stesso tempo condannato agli arresti domiciliari, ma con un regime molto blando e la possibilità di seguire le attività della PNRA, senza prendere iniziative dirette. Durante il processo venne appurato l’effettivo passaggio di piani per la costruzione di strutture adibite all’arricchimento dell’uranio all’Arabia Saudita e da qui (con molta probabilità) alla Corea del Nord. Nel 2009 la corta Suprema pakistana con un inconsueto procedimento – non per una revisione del processo ma per un parziale sconto di pena dovuto all’importanza della figura di Khan – ha dichiarato l’ingegner Abdul Qadeer Khan cittadino libero a tutti gli effetti. Questa decisione ha causato la perplessità degli Stati Uniti ma non bisogna dimenticare che nel 2009 il Presidente era Asif Alì Zardari, vedovo di Benazir Bhutto che promosse per prima il programma nucleare pakistano. Nel frattempo Khan aveva stabilito una profonda serie di legami con l’Arabia Saudita e i paesi del Golfo Persico, proprio i paesi verso cui fu esiliato Nawaz Sharif ed il suo entourage con l’ascesa di Musharraf, nel 1999. Oggi Nawaz Sharif è tornato Primo Ministro e dovendo tanto all’Arabia, agli Emirati Arabi ed a tutti i paesi sunniti del Golfo potrebbe decidere di aiutarli sotto forma di passaggio di tecnologie nucleari militari.

IL NUOVO PROGRAMMA NUCLEARE E I RAPPORTI CON L’ARABIA SAUDITA – Il Pakistan ha iniziato una collaborazione in campo nucleare con l’Arabia Saudita già negli anni 2000 con il passaggio di informazioni che l’ingegner Qadeer Khan permise in maniera non autorizzata. La collaborazione si è poi trasformata in una cooperazione per la produzione di energia nucleare in maniera ufficiale. D’altronde secondo la dottrina nucleare pakistana, già dai tempi di Musharraf, l’arma atomica ha il solo scopo di deterrenza regionale contro l’India. Tale tesi è corroborata dal fatto che sino ad oggi il Pakistan possiede esclusivamente vettori missilistici tattici probabilmente in grado di montare testate nucleari ma non sono mai stati provati a questo fine. Tuttavia la collaborazione iniziata in maniera clandestina da Khan nei primi anni del duemila sembra essersi intensificata sino alle prove, nel 2007 di una collaborazione effettiva fra enti governativi pakistani e sauditi per la realizzazione della bomba atomica . Infatti, stando a dichiarazioni dei servizi di intelligence americani ed israeliani pare che l’Arabia Saudita abbia iniziato un programma ufficiale nel 2007 che sarebbe culminato (esisterebbero prove fotografiche del 2013 commentate dalla testata giornalistica “IHS Jane’s”) con la creazione di un arsenale nucleare montato su missili balistici. I governi non dichiarano ufficialmente la loro collaborazione in tal campo, per evitare sanzioni o comunque ricadute sull’opinione pubblica internazionale, eppure il governo arabo afferma di avere compiuto grandi passi nella creazione dell’arma atomica e sembra farlo con abbastanza convinzione da non trattarsi di un bluff. E quale miglior collaboratore potrebbe avere se non uno stato islamico sunnita? Se il fatto fosse confermato il Pakistan diventerebbe, oltre che potenza atomica regionale, anche potenza esportatrice di tecnologie per l’arma atomica, con ricadute diplomatiche notevoli e di grande peso sugli scenari geopolitici futuri. Per quanto riguarda i progetti ufficiali il governo di Islamabad sembra spostare la sua attenzione su un concreto programma di vettori tattici in grado di portare le sue testate alla Full Operational Capability, ovvero in grado di essere lanciate su distanze regionali con prontezza dell’ordine di pochi minuti. Si tratterà per Nawaz Sharif di ottenere una serie di moderni vettori missilistici di corta distanza e ad altissima tecnologia con le testate nucleari già montate e probabilmente la sperimentazione di tali vettori inerti potrebbe avvenire a stretto giro di tempo.

Francesco Valacchi

 

Dove si trova

Perchè è importante

Vuoi di più? Iscriviti!

Scopri che cosa puoi avere in più iscrivendoti

Francesco Valacchi
Francesco Valacchi
Nato a Siena nel 1980, laureato in Scienze Strategiche nel 2004 presso l’ateneo di Torino ed in Studi Internazionali presso quello di Pisa nel 2013. Abita a Livorno.
E’ appassionato di geopolitica e strategia, dottorato e cultore della materia presso l’Università di Pisa.
Passa il suo scarsissimo tempo libero leggendo di geopolitica, scrivendo di geopolitica, saltando fuori da aerei perfettamente funzionanti ed insegnando a farlo, e arrampicandosi sulle montagne.

Ti potrebbe interessare