Miscela strategica – “Combatti con metodi ortodossi, vinci con metodi straordinari”: è questa una delle massime contenute ne “L’arte della guerra”, opera attribuita al generale cinese Sun Tzu vissuto fra il VI e il V secolo a.C., che esalta l’inganno come mezzo per sopraffare il nemico. Come si è evoluto questo concetto strategico e tattico? Scopriamolo insieme.
LE ORIGINI – L’inganno militare, o stratagemma, è utilizzato per indicare l’insieme delle misure finalizzate a depistare, disinformare, camuffare le proprie truppe e causare errori di valutazione da parte del nemico. Sono stati i greci, durante il mondo classico, a porre le basi nella cultura occidentale per questo modo di combattere fondato sulla metĂ®s, la “scaltra prudenza” che sconsiglia di mostrarsi pienamente al nemico, contrapposta all’iniziale fides della Roma repubblicana, incentrata sullo schieramento leale e corretto delle proprie truppe.
Lo scontro tra questi due modi di intendere l’approccio alla battaglia è avvenuto in modo eclatante durante la seconda guerra punica (218-202 a.C.), quando l’esercito cartaginese guidato da Annibale Barca, cresciuto  non a caso da un precettore spartano, Sosilo, è arrivato alle porte di Roma. False ritirate, manovre di aggiramento “a tenaglia” compiute con la cavalleria, l’applicazione puntuale della metîs, hanno travolto l’esercito repubblicano in numerose battaglie combattute nello Stivale, come quella di Canne (216 a.C.) durante la quale venne sterminata l’intera cavalleria romana. Le gravi sconfitte condussero i romani a rivedere il principio della fides, in un primo momento fortemente stemperato dal dittatore Quinto Fabio Massimo detto il “temporeggiatore” e successivamente superato dal console Publio Cornelio Scipione, detto “l’africano”, che sconfisse definitivamente Annibale nella battaglia di Zama (202 a.C.) utilizzando proprio le sue tattiche. E’ interessante notare come le parole strategia e stratagemma abbiano un’etimologia greca e non esista nessun termine corrispondente in latino in grado di tradurle in modo compiuto.
LE FINALITA’ – L’inganno, nato inizialmente per rispondere ad esigenze tattiche e contingenti delle truppe, successivamente ha trovato un largo uso strategico, soprattutto nella storia moderna e contemporanea. E’ possibile quindi distinguere il duplice uso, strategico e tattico, degli stratagemmi. Chiari esempi strategici sono le manovre delle armate napoleoniche, basate sull’effetto diversivo di poche unitĂ chiamate a distrarre il nemico mentre la formazione principale, molto piĂą grande, si portava alle spalle per un attacco a sorpresa.
In tempi più recenti, l’inganno è stato al centro dell’Operazione Bodyguard (1943), messa in pratica dagli Alleati durante la seconda guerra mondiale per impedire ai tedeschi di scoprire il luogo esatto e il momento dello sbarco in Normandia e per sviare la controffensiva nazista durante l’invasione stessa (Operazione Overlord).
Sul campo di battaglia, invece, esempi classici di stratagemmi sono: l’imboscata, che consiste nell’attaccare il nemico da una posizione molto favorevole contando sull’effetto sorpresa, la falsa ritirata finalizzata ad attirare i nemici in un’imboscata, l’uso di cortine fumogene per coprire i propri movimenti sul campo di battaglia, il “cavallo di Troia”, tattica che consente di entrare in aree nemiche fortificate sotto mentite spoglie, e il ricorso a postazione ed unitĂ finte per trarre in inganno sulla consistenza del proprio esercito o dissimulare uno schieramento diverso da quello reale.
MOLTIPLICATORI DI FORZE: DECOY E STEALTHNESS INVERSA – Tra gli stratagemmi che piĂą di tutti hanno tratto giovamento del progresso tecnologico figura senza dubbio quello relativo allo sviluppo di unitĂ posticce.
I cosiddetti “falsi bersagli” (decoys) possono essere, come vedremo, sia fisici che “virtuali”, cioè frutto del jamming elettronico che disturba i radar e i sensori nemici. In uno scenario bellico avanzato come quello odierno, possono fare la differenza sia la furtività (stealthness) dei propri mezzi che l’inganno dei decoy. Questi ultimi, infatti, sono in grado di concentrare il fuoco nemico in aree estranee alla propria offensiva, salvaguardando le unità reali e disperdendo la reazione ostile grazie a una stealthness “inversa” che garantisce la visibilità a una minaccia inesistente.
E’ questo il caso dei “Quaker guns”, falsi pezzi di artiglieria così chiamati per il dichiarato pacifismo dei quaccheri, utilizzati per la prima volta nel 1780 – durante la guerra d’indipendenza americana – dal colonnello  William Washington contro le truppe inglesi.
L’ingegno e la tecnologia hanno portato alla progettazione di decoy che simulano fedelmente veicoli, carri armati, batterie di missili, aerei ed elicotteri, anche in forme sofisticate e riscaldate, che possono trarre in inganno non solo i radar ma anche i sensori più moderni.
Tra i falsi bersagli spiccano gli statunitensi ADM-141 TALD (Tactical Air-Launched Decoy), usato in Iraq nel 1991 per saturare lo spazio aereo e ingannare la contraerea nemica, l’Mk 70 MOSS (Mobile Submarine Simulator), un siluro in grado di generare una traccia acustica simile a quella di un sottomarino,  e il SIREN, decoy britannico simile al MOSS.
Tra i kit migliori di falsi bersagli si distinguono quelli costruiti da svedesi e russi. Questi ultimi hanno raffinato la tecnica dell’inganno con unità finte, nota come maskirovka imitacija (imitazione mimetica), e il mix di tecnologie utilizzate le rende più efficaci: coprire con un telo mimetico un simulacro aumenta di molto la possibilità che questo possa essere confuso con un sistema d’arma vero.
Inoltre sono oggetto di uno sviluppo continuo anche le tecniche di jamming elettronico attive e passive, un tempo chiamate electronic countermeasures (ECM) ora Electronic Attack  (EA), in grado di compromettere la reale percezione del campo di battaglia da parte delle forze nemiche.
CONCLUSIONI – Inganno, stealthness inversa e uso massiccio di falsi bersagli costituiscono un ulteriore strumento tattico e strategico utile a vincere sul campo di battaglia, soprattutto nel caso di scontri convenzionali tra forze “simmetriche”. Nel caso di conflitti “asimmetrici” gli stratagemmi tradizionali e poco avanzati dal punto di vista tecnico – come il depistaggio, la disinformazione e il camuffamento – assumono un ruolo essenziale per le forze che presentano il gap tecnologico maggiore, per lo piĂą impossibilitate a disporre di decoys avanzati.
Francesco Tucci