Lunedì 3 marzo Obama ha ricevuto alla Casa Bianca il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. I colloqui hanno toccato temi molto importanti nelle relazioni tra i due Paesi; in 3 sorsi vediamo quali.
NUCLEARE IRANIANO – Il tema che si trova in cima all’agenda negli incontri tra l’amministrazione israeliana e quella americana è il programma nucleare di Tehran. Netanyahu ha riportato ad Obama quella che è la posizione israeliana sul tema: opposizione ai negoziati del 5+1 (i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la Germania) ed all’accordo temporaneo raggiunto con le autorità iraniane, ritenuto un grave errore. Gerusalemme teme un accordo definitivo che alleggerisca ulteriormente le sanzioni, rinvigorendo l’economia iraniana e allo stesso tempo non eliminando del tutto l’eventualità che gli iraniani costruiscano un ordigno nucleare. Israele quindi non vuole nemmeno che all’Iran sia concessa la possibilità di continuare ad avere una centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, cosa che invece è appoggiata da Washington, la quale ritiene che Tehran abbia diritto ad una capacità di arricchimento limitato dell’uranio da usarsi per scopi civili.
NEGOZIATO ISRAELO-PALESTINESE – Si sta avvicinando il momento della verità per il tentativo di rilancio del negoziato tra Israeliani e Palestinesi, per il quale il Segretario di Stato Kerry si è adoperato moltissimo. L’amministrazione americana, tramite una proposta in fase di elaborazione da parte appunto di Kerry, vuole che i due lati della disputa siglino un accordo che permetta di estendere la scadenza fissata per aprile e continuare così i negoziati in cerca di una soluzione finale della questione. Il massimo riserbo che contraddistingue quanto detto negli incontri sul tema è dovuto alla volontà di far lavorare i negoziatori in piena libertà ; verosimilmente il ritorno ai confini del 1967 sarà quanto proposto dagli USA, sebbene con concessioni territoriali da ambo le parti. Ma la parte israeliana, e questo Netanyahu lo avrà rimarcato, non vorrà accettare compromessi se i Palestinesi, nella figura di Abu Mazen, che sarà ricevuto alla Casa Bianca il 17 marzo, non riconosceranno Israele come la patria del popolo ebraico.
AMICI MA NON TROPPO – Ciò che emerge dalle posizioni delle due amministrazioni è la divergenza sulle due questioni che si sono evidenziate. Obama ha lasciato che fosse Kerry ad occuparsi della questione del negoziato tra israeliani e palestinesi dopo che durante il primo mandato la propria iniziativa era fallita ed i rapporti con Netanyahu raffreddatisi. Ma pare che ora il Presidente statunitense sia pronto a tornare in campo per aiutare il proprio segretario di stato a raggiungere l’accordo con Israeliani e Palestinesi, proprio nel momento in cui avrà luogo il braccio di ferro tra le parti in causa. E’ sia nell’interesse americano che in quello israeliano l’ottenimento di una soluzione: gli Stati Uniti ambiscono a risolvere la questione una volta per tutte e ottenere un grande successo per la presidenza Obama, mentre gli Israeliani devono evitare che il proprio isolamento peggiori a seguito dell’ennesimo naufragio dei negoziati. Per la questione del nucleare iraniano, i rapporti sono guastati dall’appoggio che la comunità ebraica americana, e Israele, dà ad una legislazione che intensifichi le sanzioni verso l’Iran; un progetto che vede la completa opposizione di Obama che, da presidente noto per la sua avversione al veto presidenziale, ha annunciato che non firmerebbe la legge durante il proprio discorso sullo stato dell’Unione.
Matteo Zerini