In 3 Sorsi – La nuova linea del Meccanismo europeo di stabilità è destinata a investimenti nel settore sanitario in funzione anti-Covid. Perché è diversa dal “vecchio” MES e come funziona.
1. IL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITĂ€
L’acronimo MES suscita immediato fastidio nel dibattito pubblico italiano. Conseguenza di interventi passati accusati forse non a torto di aver contribuito, insieme ad altri attori, a cattive gestioni di crisi economiche sovrane: il pensiero di tutti corre alla Grecia.
Il Meccanismo Europeo di Stabilità (European Stability Mechanism) è un ente istituito nel 2012 in sostituzione di precedenti fondi temporanei creati per far fronte alle conseguenze della crisi economica del 2008. La funzione del MES, ente partecipato da tutti gli Stati UE e finanziato in minima parte direttamente dagli Stati stessi e per il resto grazie all’emissione di obbligazioni, è appunto di assistere finanziariamente gli Stati membri in difficoltà economica. L’accesso ai finanziamenti avviene su richiesta del Paese in difficoltà e l’apertura di credito è legata a condizioni definite in un memorandum d’intesa dello Stato stesso con la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale, che vigilano sul suo rispetto: la famigerata Troika.
Fig. 1 – La Banca Centrale Europea a Francoforte
2. LA NUOVA LINEA PANDEMIC CRISIS SUPPORT
Quando si parla di MES oggi in relazione alla crisi causata dal Coronavirus, tuttavia, ci si riferisce a qualcosa di diverso e precisamente al Pandemic Crisis Support (PCS).
Nel contesto delle misure tese a limitare gli effetti economici della crisi pandemica, i Ministri delle Finanze europei riuniti in Eurogruppo hanno proposto lo scorso aprile (e il Consiglio Europeo ha successivamente approvato) un pacchetto coerente di interventi diretti a tre diverse platee: i lavoratori (strumento SURE a sostegno di cassa integrazione e simili), le aziende (fondo di garanzia BEI a sostegno di piccole e medie imprese) e direttamente gli Stati (PCS-MES). Oltre alle altre misure come Next Generation UE, alle azioni della BCE o alla applicazione flessibile del quadro delle regole finanziarie europee.
All’interno di uno strumento già esistente e dunque immediatamente attivabile, il Fondo salva stati MES appunto, è stata creata una nuova speciale linea di credito denominata Pandemic Crisis Support, alla quale gli Stati membri possono chiedere di accedere fino a un importo pari al 2% del proprio Prodotto interno lordo calcolato alla fine del 2019. Il che significa, visto il PIL italiano dell’anno scorso, una cifra di circa 36 miliardi per il nostro Paese. Unico requisito per accedere al credito, l’impegno a usare i soldi per finanziare costi relativi al sistema sanitario nazionale o comunque spese inerenti direttamente o indirettamente a cura e prevenzione in materia di Covid-19.
Non ci sono altre condizioni di sorta: l’unico controllo previsto, da parte della Commissione, è sull’utilizzo dei fondi per gli scopi indicati.
I costi da pagare per l’adesione alla linea di credito sono un interesse annuale dello 0,1% (i prestiti hanno una durata massima di 10 anni) più una commissione di servizio iniziale dello 0,25% e una commissione fissa annuale dello 0,005%. Percentuali che rendono i costi del credito estremamente bassi.
La linea di credito PCS sarà disponibile fino alla fine del 2022, ma la limitazione temporale è estendibile se necessario.
Fig. 2 – Una manifestazione di protesta contro il MES in Italia
3. I POSSIBILI RISCHI E IL DIBATTITO PUBBLICO ITALIANO
Sebbene meno veementi che all’inizio, le esternazioni contrarie all’utilizzo del PCS del MES da parte di vari rappresentanti politici italiani permangono, accompagnate peraltro da crescenti esortazioni in senso contrario. Se il sospetto iniziale riguardo al ricorso al MES poteva essere in parte giustificato, come detto, da alcuni precedenti, una volta visto come il nuovo strumento è stato progettato e acquisiti gli elementi obiettivi, la conclusione in termini di convenienza finanziaria non può che essere a favore dell’utilizzo del PCS. Tutti i documenti ufficiali sono del resto pubblici e consultabili su apposita pagina del sito del MES.
Tra le tante rassicurazioni in questo senso, ancora recentemente il Governatore della Banca d’Italia ha pubblicamente ricordato come dall’utilizzo del MES arriverebbero solo vantaggi economici. L’unico rischio potenzialmente plausibile, quello del cosiddetto stigma (ossia il rischio che i mercati interpretino il ricorso al MES come segnale di debolezza della situazione finanziaria di un Paese) verrebbe a essere decisamente ridimensionato, secondo Visco, nel momento in cui si dimostrasse, come d’altronde è necessario, che l’uso dei fondi avviene in maniera corretta e per il motivo previsto.
I mercati del resto conoscono molto bene le condizioni economiche del nostro Paese, l’ammontare del debito pubblico e le prospettive di sostenibilità dello stesso. Tutti i Paesi europei d’altronde vedranno aumentare il proprio debito in conseguenza degli investimenti necessari per il ricovero della pandemia. In questo contesto generale un eventuale ricorso al MES non sembra poter avere un’incidenza significativa. Al contrario, un utilizzo corretto della linea PCS assieme a una progettazione lungimirante (tesa alla crescita e dunque a diminuire in prospettiva il peso del debito) dell’utilizzo degli altri aiuti finanziari europei sarebbero segnali fortemente positivi.
Paolo Pellegrini
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