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La sfida economica del Regno Unito

In 3 sorsi – Londra affronta le pesanti conseguenze economiche derivanti dall’emergenza sanitaria
con misure a sostegno di imprese e lavoratori, in particolare nel settore della ristorazione. Tuttavia
l’economia è in ginocchio e una vera ripresa pare lontana.

1. UN’ECONOMIA PROVATA DALLA PANDEMIA 

Con l’imperversare dei contagi da Covid-19, anche il Regno Unito, sesta economia al mondo, si è ritrovato ad affrontare pesanti conseguenze economiche, legate in particolare alle chiusure e alle misure di contenimento adottate a partire dalla primavera scorsa. Secondo le stime dell’OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), il Paese subirĂ  un crollo del PIL del 10% circa nel 2020, performance che si attesta come una fra le peggiori in Europa. Oltre a ciò si prospetta un tasso di disoccupazione in crescita fra il 7 e il 9%, con migliaia di posti di lavoro giĂ  andati perduti. La famigerata seconda ondata e l’incombente minaccia di nuove chiusure hanno poi determinato un crollo delle vendite in Borsa e una generale sfiducia nella capacitĂ  dell’economia di far fronte a nuovi possibili shock, timori che si sono tradotti anche in un deciso calo dei consumi.  

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Fig. 1- Un negozio di souvenir per turisti vuoto a causa della crisi economica legata alla recrudescenza della pandemia

2. UNA RETE DI SICUREZZA A TUTELA DI IMPRESE E LAVORATORI 

Alla luce di tutto ciò si è manifestata l’esigenza di intervenire con nuove misure a sostegno delle imprese, partendo in particolare da quelle della ristorazione e dell’accoglienza, settori duramente  colpiti dalla crisi pandemica in tutta Europa. Il ministro delle Finanze britannico, Rishi Sunak, ha annunciato che a partire dal primo novembre lo Stato si farĂ  carico di due terzi dello stipendio dei dipendenti di tutti i locali che sono stati costretti per legge a chiusure di almeno una settimana. Il piano, che riguarderĂ  il Regno Unito intero e proseguirĂ  per sei mesi, ha il chiaro obiettivo di costruire una rete di sicurezza per le imprese edi lavoratori, contro lo spettro di una disoccupazione di massa, in vista di un inverno che si prospetta difficile. In aggiunta è previsto un contributo sino a tremila sterline per tutte le attivitĂ  colpite dai provvedimenti restrittivi. 

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Fig. 2 – Il Ministro delle Finanze inglese, Rishi Sunak

3. PROSPETTIVE FUTURE 

Sebbene il quadro generale sia tutt’altro che incoraggiante, a detta di molti le possibilitĂ  di crescita dell’economia inglese sono state sottostimate. Nei fatti, secondo la Banca d’Inghilterra, nel terzo trimestre 2020 il PIL crescerĂ  complessivamente del 20%, con un ritmo di circa l’1,5% a settimana. Inoltre l’economia sarĂ  solo del 3 o 4% al di sotto dei livelli pre-Covid, e non al 18% come previsto inizialmente. Stando a tali stime, anche i consumi sarebbero lentamente ripartiti, con un aumento settimanale del 2% incominciato nel mese di maggio. Nonostante ciò alcuni esperti prevedono che la ripresa sarĂ  molto lenta, stimando un ritorno dell’economia inglese ai livelli pre-pandemia nel 2023. In ogni caso sarĂ  molto difficile stabilire con decisione in che direzione andrĂ  l’economia, dato il clima di crescente incertezza che accompagna l’aggravarsi della situazione epidemiologica non solo nel Regno Unito, ma nell’Europa intera. 

Federica Barsoum

Photo by KelvinStuttard is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • Le conseguenze economiche della pandemia si fanno avvertire pesantemente nel Regno Unito, con un drastico calo del PIL, un tasso di disoccupazione crescente e i consumi in diminuzione.
  • Il Ministro delle Finanze ha elaborato un piano di aiuti mirati alle imprese della ristorazione e del settore dell’accoglienza in vigore dal 1° novembre.
  • Sebbene secondo alcuni le stime sulla crescita non siano così drammatiche, è innegabile che la ripresa sarĂ  lenta e difficoltosa.

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Federica Barsoum
Federica Barsoum

Sono una ragazza di 24 anni, da sempre appassionata di politica internazionale e dinamiche socio-economiche. Dopo il diploma al liceo economico-sociale, ho proseguito i miei studi all’UniversitĂ  Statale di Milano, dove mi sono da poco laureata in Mediazione Linguistica e culturale. Ora, invece, sto frequentando il corso di laurea magistrale in Relazioni Internazionali, curriculum commercio e integrazione europea. Sono nata e cresciuta nell’internazionale Milano in una famiglia mista, e il mio ambiente mi ha resa una persona aperta e curiosa nei confronti del mondo.

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