In 3 sorsi – Con un voto per impeachment, il Congresso ha deposto il Presidente peruviano Vizcarra. Più che un voto legato a questioni giudiziarie, quella del Congresso è sembrata essere un mossa politica. Intanto il Presidente ad interim, Manuel Merino, è stato costretto a dimettersi dopo solo una settimana e, al suo posto, il Congresso ha eletto Francisco Sagasti.
1. VIZCARRA RIMOSSO DAL CONGRESSO
Il 9 novembre il Parlamento peruviano ha votato per rimuovere il Presidente Martín Vizcarra con l’accusa di “incapacità morale permanente”. Il Congresso (Parlamento unicamerale), in mano all’opposizione, per la seconda volta in pochi mesi ha cercato di far decadere il Presidente con un voto per impeachment, e, questa volta, ci è riuscito con una maggioranza schiacciante: 105 membri hanno votato a favore su un totale di 130. La rimozione di Vizcarra, anche un po’ inaspettata, avviene nel pieno della crisi sanitaria ed economica che sta scuotendo il Paese e ha immediatamente provocato forti proteste nelle piazze peruviane, vista anche la popolarità di cui Vizcarra gode. Il suo successore sembrava essere Manuel Merino, ex Presidente del Congresso e membro del partito di centrodestra Acción Popular. Quest’ultimo è stato però costretto a dimettersi dopo una sola settimana di presidenza in seguito alle imponenti proteste che hanno travolto il Paese andino e in cui sono morti anche due manifestanti. Francisco Sagasti è stato eletto ad interim dal Congresso e diventa il terzo Presidente in poco più di una settimana.
Fig. 1 – Manuel Merino il 10 novembre, giorno in cui ha giurato come nuovo Presidente del Perù
2. SCONTRO TRA POTERE LEGISLATIVO ED ESECUTIVO
Vizcarra, diventato Presidente nel marzo 2018, ha dovuto fronteggiare sin dall’entrata in carica un Congresso a lui ostile, controllato inizialmente dai fujimoristi. Con l’elezione del nuovo Congresso nello scorso gennaio lo scenario non è cambiato di molto: un Parlamento molto frammentato, ma, ancora una volta, non favorevole al Presidente. L’attuale situazione di crisi non è altro che il risultato dello scontro tra potere esecutivo e potere legislativo all’interno del panorama politico peruviano che pandemia e crisi economica sembravano aver attenuato. Invece a settembre si è consumato il primo vero strappo con il Congresso che anche allora aveva avviato una procedura per impeachment per deporre il Presidente, senza però riuscire a raggiungere gli 87 voti necessari. Questa volta l’opposizione ha votato in maniera compatta, accusando Vizcarra di aver preso delle tangenti per la concessione di appalti pubblici, tra il 2014 e il 2015, quando era governatore della regione di Moquegua. Queste accuse non sono ancora state provate in tribunale, ma sono state sufficienti al Congresso per far rimuovere il Presidente. Più verosimilmente, infatti, il Parlamento peruviano ha voluto impedire a Vizcarra di portare avanti la riforma del sistema giudiziario e alcune leggi che avrebbero dovuto contrastare la dilagante corruzione nel Paese. Queste leggi sarebbero andate a colpire gli enormi interessi di diversi gruppi industriali e, se entrate in vigore, avrebbero coinvolto anche diversi membri dello stesso Congresso.
Fig. 2 – Scontri e proteste nella capitale Lima, in seguito alla destituzione di Vizcarra
3. TENSIONI NELLE PIAZZE
Merino nel suo discorso di insediamento, avvenuto il 10 novembre, aveva cercato di tranquillizzare gli animi per quello che molti peruviani hanno percepito essere un colpo di Stato a tutti gli effetti. L’appello dell’ormai ex Presidente è rimasto inascoltato e migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade di tutto il Paese per protestare contro l’estromissione di Vizcarra. La tensione ha raggiunto il suo apice nella notte tra il 14 e il 15 novembre, quando due giovani manifestanti sono morti in seguito a scontri con la polizia. Appresa questa notizia, Merino è stato costretto alle immediate dimissioni. Intanto il Congresso ha eletto ad interim Francisco Sagasti, che dovrà guidare il Paese fino a luglio 2021. Sagasti è membro dell’unico partito (Partito Morada) che aveva votato contro la cacciata di Vizcarra. Questa mossa del Congresso vuole far sì che le tensioni nel Paese si allentino. Per il neopresidente non si prospetta comunque un lavoro facile tra pandemia, crisi economica e tensioni sociali. In questa situazione, la credibilità delle Istituzioni democratiche è fortemente a rischio.
Matteo Barbanera
“Vicepresidente y Canciller clausuran conferencia internacional del AS/COA” by Cancillería del Perú is licensed under CC BY-SA