In 3 sorsi – Le estrazioni di petrolio nell’Artico hanno contribuito all’arricchimento dei Paesi della regione. Ma una sentenza della corte suprema norvegese potrebbe cambiare le dinamiche geopolitiche e rivoluzionare l’economia della zona.
1. LA GALLINA DALLE UOVA NERE
Negli ultimi anni l’Artico ha ricevuto una crescente attenzione mediatica e istituzionale, non solo per la sua posizione strategica, ma anche per i drammatici mutamenti che la regione sta attraversando come conseguenza dei cambiamenti climatici. I fondali dell’Oceano Artico custodiscono ricchi giacimenti di petrolio e gas naturale, diventati facilmente accessibili per via dello scioglimento del ghiaccio marino in risposta al marcato riscaldamento della regione. Questo ha consentito a Paesi come Norvegia e Russia di espandere le proprie attività di estrazione, raffinazione e commercio di petrolio, con importanti ricavi economici. In particolare la Norvegia è il primo esportatore di petrolio tra le economie dell’Europa occidentale e tra i dieci principali produttori mondiali. Il 12% del suo PIL dipende dall’industria estrattiva, con un 27% del valore delle esportazioni derivante dal commercio di petrolio grezzo. Il Paese scandinavo, nonostante una ridotta estensione geografica rispetto ad altri attori della regione, detiene il primato nelle trivellazioni esplorative a nord del circolo polare Artico, seguito da Russia, Canada e Stati Uniti.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Piattaforma per l’estrazione di petrolio e gas naturale in acque Artiche
2. TRIVELLAZIONI A GIUDIZIO
Una causa legale, al momento esaminata dalla Corte Suprema norvegese, potrebbe cambiare radicalmente le dinamiche geopolitiche nell’Artico. Nelle prime settimane di novembre 2020 i giudici della Corte hanno infatti valutato i ricorsi presentati da associazioni ambientaliste contro il Governo di Oslo, accusato di aver violato le norme costituzionali di tutela ambientale per aver concesso licenze di trivellazione in zone dell’Artico ancora incontaminate. L’imminente sentenza della Corte avrà conseguenze significative su più fronti. Nello specifico la disputa mette in discussione la legittimità delle concessioni estrattive assegnate a diverse compagnie petrolifere in alcune zone del Mare di Barents, al confine con la Russia. Per un’economia basata sull’esportazione di greggio, un giudizio negativo sulla legalità delle concessioni comporterebbe quantomeno una riorganizzazione strategica dell’economia norvegese, che dovrebbe individuare fonti alternative di reddito per sopperire alla perdita di esportazioni. L’esito della consultazione, inoltre, darà un giudizio sulla responsabilità del Paese riguardo le emissioni di gas serra derivanti dall’esportazione di petrolio e gas norvegesi.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – La città norvegese di Tromsø, il principale porto del Paese sulle sponde del Mare di Barents
3. COSA C’È IN BALLO
Le acque del Mare di Barents sono un’area strategica e allo stesso tempo delicata per gli equilibri geopolitici della regione, specialmente per via della massiccia presenza militare e commerciale russa. Solo a maggio 2020 la zona è stata teatro di tensioni derivanti dalla presenza di navi NATO nel territorio, un’azione percepita con diffidenza e allarme dal Cremlino. Dovessero essere confermate dal tribunale di Oslo, le licenze estrattive permetterebbero trivellazioni esplorative molto vicine alla zona d’interesse della Russia, esacerbando ulteriormente le relazioni diplomatiche con Mosca. Le attività norvegesi nel Mare di Barents sono state definite dal procuratore generale norvegese come atti di “difesa:” mappare con precisione i giacimenti petroliferi della regione garantirebbe alla Norvegia l’esclusiva su queste risorse e contribuirebbe a contenere i piani russi per intensificare le trivellazioni nell’Artico. Uno degli obiettivi di Mosca è infatti portare la produzione di greggio e gas proveniente dal nord del Paese al 25% del totale nazionale. Al contrario, una sentenza negativa eliminerebbe di fatto il principale giocatore occidentale nel campo delle attività estrattive nell’Artico, lasciando un vuoto di potere facile da riempire.
Sara Pasqualetto
Immagine di copertina di David Mark da Pixabay