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Obama in Arabia Saudita

Dopo il tour europeo, Barack Obama è andato in visita in Arabia Saudita per affrontare i numerosi dossier concernenti la regione e per cercare di far convergere le visioni strategiche dei due Paesi. In 3 sorsi analizziamo i temi discussi e gli eventuali risultati.

IL VIAGGIO – Dopo aver lasciato l’Italia, venerdì 28 marzo il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è giunto in Arabia Saudita, ultima tappa del viaggio che ha coinvolto anche Paesi Bassi e Belgio. Riyadh è uno storico partner per Washington, soprattutto nell’ottica della ricerca di una stabilitĂ  nella regione del Medioriente. Il clima che però aspettava Obama era tutt’altro che sereno. Negli ultimi anni USA e Arabia Saudita, storici alleati, hanno assunto posizioni molto diverse sui vari dossier dell’area, soprattutto in seguito alle “Primavere” arabe. I principali punti di contrasto tra i due Paesi sono la Siria, l’Iran, l’Egitto e la questione del rispetto dei diritti umani.

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Re Abdullah
Image credits: CNN

I DOSSIER – Per quanto concerne la Siria, l’Arabia Saudita da tempo spinge per un piĂą attivo e convinto sostegno alle milizie ribelli contro le truppe di Assad e relativi sostenitori. Gli Stati Uniti rimangono sulla propria posizione, rimarcando che le forze degli insorti sono fortemente infiltrate da gruppi islamici radicali, soprattutto facenti parte dell’ISIS (Islamic State of Iraq and Syria – Stato Islamico di Iraq e Siria). Con questa decisa presenza estremista, Washington non ha intenzione di aumentare le forniture ai ribelli, in particolare per quanto riguarda armi anti-aeree spalleggiabili. Sul dossier Iran, Riyadh non vede di buon occhio, anzi osteggia apertamente, l’apertura di credito, seppur leggera, che gli Stati Uniti hanno concesso a Teheran riguardo al programma nucleare. L’Arabia Saudita teme infatti che i negoziati siano solo un metodo iraniano per prendere tempo e portare avanti il programma di arricchimento dell’uranio, in modo da poter produrre armi nucleari. Un Iran dotato di un arsenale atomico sarebbe una seria minaccia all’influenza politico-militare (oltre che religiosa) di Riyadh nella regione. Per quanto concerne l’Egitto, l’Arabia Saudita non ha “perdonato” a Obama il sostegno aperto alla destituzione di Hosni Mubarak e alla successiva vittoria elettorale del movimento dei Fratelli Mussulmani, con la conseguente nomina a Presidente di Mohamed Morsi. I colloqui di Obama con il re Abdullah hanno avuto proprio lo scopo di cercare convergenze sulle questioni d’instabilitĂ  che affliggono il Medioriente e provare a riavvicinare le posizioni statunitense e saudita.

I RISULTATI – Il presidente Obama è ripartito alla volta di Washington sabato scorso. Secondo fonti non ufficiali, ma riconducibili all’Amministrazione statunitense (non vi sono state infatti conferenze stampa), i due leader hanno ribadito il legame tra i due Paesi e la «solida alleanza» che li lega, definendo le posizioni riguardo ai temi trattati «molto allineate» («very much aligned»). Nonostante questo non sembrano esserci stati sensibili mutamenti o particolari convergenze.  Non sono stati toccati argomenti riguardanti i diritti umani, anche se Obama ha voluto partecipare a una breve e privata cerimonia durante la quale ha consegnato l’International Women of Courage award (Premio Internazionale per le Donne di Coraggio) a una donna saudita per il suo contributo alla lotta e alla prevenzione delle violenze domestiche nel regno saudita.

Emiliano Battisti

Image credits: University of Texas
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Emiliano Battisti
Emiliano Battisti

Consulente per la comunicazione per un’azienda spaziale e Project Officer and Communications per OSDIFE, sono Segretario Generale e Direttore della comunicazione dell’APS Il Caffè Geopolitico e Coordinatore dei desk Nord America e Spazio. Ho pubblicato il libro “Storie Spaziali”.

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