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Elezioni per il cambio?

Domenica 20 marzo si svolgerá il secondo turno della campagna presidenziale ad Haiti, che è stata caratterizzata da ritardi, accuse di frodi ed ostacoli legati alla ricostruzione del paese. Ecco i due candidati,  con le loro rispettive proposte per il cambio, in uno Stato ancora devastato dagli effetti del terremoto e dalla povertà.

 

SECONDO TURNO – Ad Haiti tutto é differente e le sorprese diventano spesso all’ordine del giorno, ci si incomincia ad abituare. É il caso dell’elezione presidenziale alla quale sono chiamati a votare i cittadini haitiani, un processo iniziato lo scorso 28 novembre, con lo svolgimento del primo turno e che si terminerá, salvo sorprese, domenica 20 marzo. Due i candidati rimasti, Mirlande Manigat, già First Lady ed intellettuale riconosciuta, il cui marito Leslie aveva rappresentato il primo governo legittimamente eletto nel 1988 dopo la dittatura decennale duvalierista e vittima, dopo solo cinque mesi di governo, di un colpo di stato militare. Il suo avversario é Michel Martelly, alias “Sweet Mickey”, fino a tempi ancora molto recenti, un popolare cantante della scena musicale haitiana, ammirato dai piú giovani per i quali rappresenta il cambio. Per giungere a questa configurazione, tuttavia, sono stati necessari due mesi di attesa, una revisione dei risultati del primo turno elettorale -sul quale aleggiavano sospetti di frodi-, il dispiegamento di una missione d’esperti dell’Organizzazione degli Stati Americani che ha invertito l’esito iniziale dello scrutinio che aveva sancito il candidato filogovernativo, Jude Celestin, al secondo provvisorio posto con solo 7,000 voti di vantaggio su Martelly. Tutto ció sullo sfondo di proteste da parte dei sostenitori delusi di Martelly che hanno paralizzato la capitale Port-au-Prince per vari giorni seguenti il primo turno e di fatto ottenuto che la verifica dei risultati.

 

MARTELLY – Il primo turno é stato vinto da Mirlande Manigat (32%)  con 10 punti di vantaggio sul suo rivale. Questo peró non le assicura il posto di favorita nei pronostici. Michel “Sweet Mickey” Martelly, i cui concerti sono noti per le sue movenze sensuali, ha saputo mobilitare la popolazione in suo favore, soprattutto nelle campagne dove si trova la base elettorale del suo partito “Reponz Paysans”, Risposta  Paesana.  Un sondaggio condotto all’inizio di marzo lo situa in prima posizione col 50,6% delle preferenze contro il 46,2% della sua rivale.

 

MANIGAT – Martelly si dice essere il candidato del cambio da “30 anni di sistema”, definizione nella quale include la sua avversaria. Mirlande Manigat, 70 anni, professoressa di diritto costituzionale di una prestigiosa universitá haitiana, per un certo tempo residente all’estero -in Francia-, a dire il vero non sembra che rappresenti proprio l’aspetto del cambio. Ciononostante, la “professoressa” come ironicamente la chiama Martelly, si é sempre opposta ai governi che si sono succeduti in Haiti dopo il colpo di stato contro suo marito. Manigat, che conta con l’appoggio della numerosa diaspora haitiana all’estero, soprattutto negli USA e in Canada, rappresenta un discorso coerente, cosa che ha mancato al suo avversario durante il dibattito televisivo che si é svolto la settimana scorsa per la prima volta per Haiti. In uno scambio fra i due contendenti, incalzato da Manigat a definire la Corte Costituzionale -una istanza di cui il paese é drammaticamente sprovvisto a causa della scarsa volontá politica mostrata dai suoi dirigenti attuali, il candidato Martelly non ha potuto che balbettare un accenno di risposta. La “professoressa” invita a non cedere alla tentazione populista ed inesperta che giudica essere rappresentata da Martelly.

 

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PROSPETTIVE – Con due proposte che si definiscono incarnare il cambio, questa é una delle domande alle quali la popolazione é chiamata a rispondere. Il secondo punto di domanda riguarda chi, fra i due candidati, avrá maggiori chances di portare avanti il suo programma. Washington, che da anni considera l’isola come parte del suo cortile, e ne influisce le scelte, non é notoriamente a favore del cambio. La vera questione é quindi chi fra Martellly e Manigat sará capace di metter in avanti gli interessi del paese, in primis la urgente ricostruzione dal devastante terremoto avvenuto all’inizio del 2010 e le cui ferite rimangono aperte, negoziando con una Comunitá Internazionale molto presente in Haiti.

 

La revisione dei risultati del primo turno elettorale ha avuto l’effetto benefico di pacificare gli animi della popolazione e tutto lascia pensare che il comizio di domenica si svolgerá con relativa calma. Questa sarebbe giá una grande differenza rispetto al passato. Se poi l’afflusso alle urne superasse la misera media del 10% alla quale hanno abituato le elezioni in Haiti, potrebbe anche essere che il cambio stia davvero arrivando.

 

Gilles Cavaletto

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