A poco meno di un anno dalle elezioni politiche spagnole, Josè Luis Zapatero rende pubblica la volontà di non candidarsi per un ipotetico terzo mandato, aprendo così la strada verso le primarie del Psoe, fondamentali per l’individuazione del candidato socialista che correrà per la Moncloa nel 2012. Facciamo il punto sulla situazione, e ipotizziamo possibili scenari futuri
PASSO INDIETRO – Uscire di scena prevedendo il tramonto di un’era, avvalendosi di quell’onestà intellettuale necessaria per riconoscere l’inevitabile conclusione di un percorso politico fatto di alti e bassi. E’ così che, con un anno di anticipo rispetto alla naturale scadenza della seconda legislatura, Josè Luis Zapatero ha annunciato alla Spagna l’intenzione di non candidarsi alle prossime elezioni politiche del 2012. Una scelta questa, secondo fonti vicine al Primo ministro, dettata dalla ferma volontà di non spingersi oltre i due mandati. Per altri, invece, la rinuncia del leader socialista rappresenta la via di fuga per sottrarsi ad una potenziale, più volte preannunciata, disfatta elettorale.
LA CRISI ECONOMICA – La decisione di Zapatero va senza dubbio contestualizzata in un momento di grandi difficoltà per il Psoe, dovute in parte alla politica di tagli resa indispensabile dal collasso finanziario degli ultimi due anni. La linfa vitale che contraddistingueva l’operato della prima legislatura socialista pare, infatti, essersi definitivamente esaurita sotto i colpi di una crisi dei mercati internazionali che non ha lasciato scampo alla giovane e fragile economia iberica.
Il crollo dell’edilizia e delle banche, motori trainanti nella crescita del Pil spagnolo durante i primi anni di stampo zapateriano, ha fatto salire la Spagna sull’ottovolante finanziario, con una rapida ascesa seguita da un improvviso e drastico trend negativo difficile da arrestare.
SOCIALISMO “CIUDADANO” – Gli esordi di Zapatero al timone della Spagna sono stati caratterizzati da alcune discusse ma importanti scelte in materia di politica estera e dalla riscoperta di determinati diritti considerati fino ad allora tabù in una società abbastanza tradizionalistica come quella spagnola. Vinte le elezioni del 2004, probabilmente anche grazie all’ondata emotiva provocata dalla strage terroristica alla stazione ferroviaria di Atocha, costata la vita a 191 persone, Zapatero ha da subito ritirato le truppe spagnole dalla guerra in Iraq, distaccandosi così anche dalla posizione di supporto agli Usa scelta dal socialismo blairiano. Successivamente l’azione del governo, come sottolineato in precedenza, ha predisposto un piano d’attuazione su determinate materie sociali: il matrimonio civile per le coppie omosessuali, la legge sull’aborto e l’accorciamento dei tempi per la richiesta del divorzio hanno si contribuito ad ergere la Spagna socialista a nuovo emblema di laicità nel vecchio continente ma hanno anche separato l’opinione pubblica spagnola, ancora molto legata ai valori tradizionali della Chiesa cattolica.
Un grande successo per il governo Zapatero è stato inoltre il dialogo ad oltranza con l’ETA, che tra mille proteste dell’opposizione, sembrerebbe aver prodotto un definitivo abbandono della lotta armata da parte dell’organizzazione terroristica basca.
LE PRIMARIE – Tramontato politicamente un leader se ne farà un altro: con questo spirito il Psoe è pronto a lanciarsi sulla strada delle primarie che serviranno ad individuare nel più breve tempo possibile l’erede di Zapatero alla guida del partito. Obiettivo irrinunciabile sarà quello di far emergere il candidato ideale per sfidare il leader del Partito Popolare Mariano Rajoy alle elezioni del 2012. Due i nomi che al momento sembrano essere tra i più accreditati: quello del vicepremier Alfredo Perez Rubalcaba e quello della ministra della Difesa Carme Cachòn. Zapatero, dal canto suo, ha annunciato assoluta imparzialità su ipotesi di appoggio nei confronti dei candidati.
L’ultimo anno di governo zapateriano sarà altresì necessariamente orientato nel tentativo di conferire alla Spagna la stabilità necessaria per avviare una nuova stagione di rilancio sul piano economico e di conseguenza politico.
Andrea Ambrosino [email protected]