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L’Argentina non è più in vendita?

In Argentina il Congreso si appresta a discutere un importante progetto legislativo presentato dal governo, chiamato “Ley de Tierras”, che avrebbe l’ obiettivo di regolamentare la vendita di terre a società e privati stranieri. L’ iniziativa parlamentare è volta a risolvere una volta per tutte il problema della “svendita del territorio” perpetrata negli anni dai vari governi che si sono succeduti nel paese e che ha riguardato soprattutto la Patagonia, ricca di minerali e risorse naturali e per questo appetita da diversi attori economici mondiali. Vediamo brevemente in quali mani si trovano attualmente questi magnifici territori ed in cosa si sostanzia la proposta del governo Kirchner

PATAGONIA: BELLA E SVENDUTA – Ad attirare l’ interesse degli investitori esteri è in special modo, come detto, la Patagonia: l’ estesissimo lembo di terra a sud del continente, divisa amministrativamente tra Cile e Argentina, vanta quasi 230.000 chilometri quadrati di bacini idrografici e 4.000 chilometri di ghiacci continentali e ghiacciai, che ne fanno forse la più grande riserva di acqua dolce della terra. Ma la Patagonia non è solo questo. E’ anche petrolio, gas naturale, foreste, quindi legname, e terre coltivabili o fruibili per la pastorizia.

La vendita di terre in Argentina, a parte le vicissitudini storiche delle dominazioni spagnola e inglese, fu iniziata dal governo presieduto dal discusso Carlos Menem che, a partire dagli anni ‘90, approfittando dell'assenza di una legge federale che regolasse la materia,  iniziò la cessione di quello che era considerato un “surplus di terra” e soprattutto diede il via alla nefasta tradizione, poi proseguita dai governi successivi, di abolire quasi tutte le forme di controllo statale sui progetti d’ investimento proposti, cosa che molto spesso ha prodotto notevoli conseguenze ambientali e sociali.

I “NUOVI CONQUISTADORES” – In tempi più recenti, i nuovi conquistadores delle terre della Patagonia sono attori economici di rilevanza mondiale, impegnati nelle più svariate attività economiche. Tra questi, fanno la parte del leone nomi quali Tompkins, Turner, Lewis e l’ italianissima famiglia Benetton.

Il californiano Doug Tompkins è il cofondatore della società d’ abbigliamento The North Face e Herman Warden Lay, creatore delle patatine fritte Lay’s nonché ex direttore della Pepsi-Cola. E’ considerato il più grande proprietario privato di risorse naturali e fattorie della Patagonia cilena e della regione argentina di Corrientes, tanto da meritarsi l’ appellativo di “dueño de las aguas”. Altro magnate e grande terrateniente del posto è Ted Turner, fondatore della CNN. È proprietario di un possedimento di 35.000 ettari nella provincia di Neuquén più altri 5.000 nella famosa Terra del Fuoco. Le sue proprietà danno accesso ai fiumi più incontaminati della Patagonia, tra i quali il fiume Trafúl, dove è possibile pescare le migliori trote e salmoni del mondo. Joseph Lewis, propietario della catena Hard Rock Cafè e vecchia volpe grigia della finanza, chiamato lo “zio Joe”, possiede invece i 14.000 ettari di terra confinanti col Lago Escondido, vicino la splendida città di Bariloche al confine col Cile. Il suo territorio è ricco oltre che di risorse idrogeologiche anche di legname, visto che è ricco di foreste di Alerces dai quali si ricava uno dei legni più pregiati ed antichi del mondo.

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L’ IMPERO BENETTON…MA C’E’ CHI DICE NO! – Passiamo infine ad una nostra conoscenza, i Benetton. I fratelli Carlo e Luciano controllano infatti circa 900.000 ettari di terre, primi investitori in assoluto nella regione, attraverso la società Compañia de Tierras Sur Argentino (CTSA) che ad oggi è la più importante azienda agroalimentare del paese. I Benetton hanno iniziato a comprare queste terre all’inizio degli anni ’90, per incrementare soprattutto l’ importazione di lana, materia prima fondamentale per la loro industria tessile, la rinomata United Colors of Benetton, arrivando ad avere 260.000 teste di bestiame che producono circa 1.300.000 chili di lana all’anno. Attualmente la CTSA ha quattro centri di produzione non solo di lana ma anche di carni e cereali, tre in Patagonia ed uno nella provincia di Buenos Aires. Inoltre più del 98% delle terre che possiede l’ impresa italiana si collocano nelle tre province meridionali di Santa Cruz, Rio Negro e Chubut.

Negli ultimi decenni l’ intensificarsi dello sfruttamento di queste terre ha portato quindi a scontri di carattere anche giudiziario tra questi  grandi proprietari terrieri e le popolazioni locali. Ad esempio il gruppo Benetton è da anni impegnato in una controversia legale con le famiglie Mapuche di Santa Rosa, discendenti dei popoli originari presenti in quelle regioni prima della dominazione spagnola, che lamentano di essere stati espropriati delle proprie terre ancestrali ad uso e consumo dei nuovi conquistadores. A tutt’oggi molti argentini pensano, non a torto, che la presenza dei capitali stranieri abbia creato oltre a danni paesaggistici ed ecologici anche una grave limitazione per la popolazione nell’accesso alle risorse e alle bellezze naturali della Patagonia.

LEGGE UTILE O CONTENTINO? – Anche per questo malcontento popolare nasce quindi il progetto di legge presentato dal governo della presidenta Cristina Kirchner, che probabilmente sarà approvato alla fine di questo mese, e che stabilisce alcune regole base. In primo luogo fisserebbe un limite di 1.000 ettari alla quantità di terra che può essere posseduta da uno straniero, sia esso persona fisica o giuridica, ovvero società o singolo privato. In secondo luogo porrebbe un limite nazionale, provinciale e municipale del 20% delle terre rurali che possono essere di proprietà d’ investitori stranieri. In ultima istanza la nuova norma creerebbe per la prima volta un Registro Unico Nazionale delle terre rurali, dato che al momento non si conosce quanti dei 206 milioni di ettari siano effettivamente già nella disponibilità di soggetti stranieri. Unico elemento negativo ma rilevantissimo della nuova legge sarebbe la non retroattività della stessa. Il che implica che le proprietà già acquisite in passato dai grandi imprenditori sopra citati non verranno toccate neppure in una foglia, ma la normativa si applicherà solo ad eventuali acquisizioni future da parte di terzi.

Alla fine la domanda è lecita: legge–beffa fatta dalla Kirchner per acquistare consensi in vista delle elezioni o soluzione che salverà il destino del territorio della bella Argentina?

Alfredo D'Alessandro

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