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I Paesi Bassi verso il voto

In 3 sorsi Stretti tra pandemia e dimissioni del Governo, i Paesi Bassi si preparano alle elezioni legislative di marzo.

1. IL CONTESTO POLITICO

Il prossimo 17 marzo i cittadini neerlandesi ritorneranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento.
Nel mese di gennaio, infatti, l’esecutivo composto da 4 partiti – Partito Popolare per la libertĂ  (VVD), Appello Cristiano democratico (CDA), Demcoratici66 (D66) e Unione Cristiana (CU) – e guidato da Mark Rutte (VVD) ha presentato le dimissioni, restando in carica per l’ordinaria amministrazione.
La decisione del Primo Ministro, sostenuta all’unanimitĂ  da tutti i membri del Governo, arriva a seguito delle polemiche sul Toeslagenaffaire, lo scandalo dei sussidi sociali per l’infanzia concessi alle famiglie per sostenere le spese di mantenimento dei bambini e, per errore, richiesti indietro. Un corto circuito amministrativo, cominciato nel 2012, che ha “gettato” circa 26mila famiglie neerlandesi in difficoltĂ  finanziarie.
Questa vicenda ha contribuito ad aumentare il senso di precarietà dell’attuale esecutivo, che presenta una debole maggioranza alla Prima camera del Parlamento, mentre si trova in minoranza alla Seconda camera. Una debolezza che il governo Rutte sconta anche in merito alla gestione della crisi pandemica.

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Fig. 1 – Mark Rutte, Primo Ministro dimissionario dei Paesi Bassi

2. PAESI BASSI VS COVID-19

Oltre alla difficile situazione politica, i Paesi Bassi stanno attraversando una fase complessa a livello sociale.
Non accadeva infatti dai tempi della Seconda Guerra Mondiale e dell’occupazione nazista che il Paese sperimentasse il coprifuoco serale.
La decisione dell’esecutivo neerlandese ha provocato una violenta ondata di proteste e manifestazioni in tutto il Paese. Città popolose, come Amsterdam e Eindhoven, sono state attraversate da scontri tra forze dell’ordine e manifestantim che hanno portato a circa 300 arresti.
Forti critiche, inoltre, sono piovute sul Governo neerlandese, colpevole di essere partito in ritardo con il piano di vaccinazione. Amsterdam è, al momento, una delle capitali più indietro con la definizione del cronoprogramma dei vaccini. Tutto questo accompagnato dal progressivo aumento dei casi da coronavirus, che secondo le ultime stime raggiungono i 430 contagi ogni 100mila abitanti e che, fino a questo momento, hanno provocato oltre 14mila decessi.

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Fig. 2 – Geert Wilders, fondatore e leader della forza euroscettica Partito per la LibertĂ 

3. IL RAPPORTO TRA AMSTERDAM E BRUXELLES

Nonostante le critiche per la lentezza sui vaccini, secondo i sondaggi Mark Rutte dovrebbe risultare Primo Ministro anche dopo le elezioni del mese prossimo. Gli avversari della sinistra socialista e dei Verdi non sembrano infatti poter andare oltre il 9% dei consensi.
Non è comunque da escludere che la leadership politica del Paese possa essere affidata, dopo le elezioni, all’attuale ministro delle Finanze Wopke Hoekstra. Esponente dell’Appello Cristiano democratico (CDA), Hoekstra è stato il politico di Governo più rigido e intransigente nei confronti delle richieste dei Paesi del Sud Europa, durante le trattative per la definizione del Next Generation EU (NGEU), aumentando notevolmente il consenso personale agli occhi della popolazione.
Gli ultimi sondaggi accreditano il Partito VVD in testa al gradimento dei cittadini (26-28%), seguito dal CDA all’11,1-12,4% e dal Partito per la libertĂ  (PVV) all’11,6-13%. La forza euroscettica di Geert Wilders alle europee del 2019 ha ottenuto solamente il 3,5% dei consensi. Consensi che sono confluiti nell’altra forza euroscettica del panorama politico dei Paesi Bassi: il Forum voor Democratie (Forum per la Democrazia), che ha superato il 10% del gradimento popolare. Il movimento di Thierry Baudet, sempre secondo i sondaggi, dovrebbe comunque registrare un forte calo di elettori, viste le ultime rivelazioni scandalo sulle posizioni antisemite e omofobe espresse dal movimento giovanile.
La crisi politica dei Paesi Bassi inquieta le Istituzioni comunitarie. Non è una novità che Amsterdam reciti la parte dell’osservato speciale. I recenti negoziati per il NGEU hanno infatti (ri)attivato quella “storica indecisione” di Amsterdam verso Bruxelles. In occasione delle trattative sul piano di rilancio europeo, i Paesi Bassi, assieme agli altri Paesi frugali, avevano vissuto forti tensioni con i vertici UE e con altri membri, portando diversi osservatori addirittura a ipotizzare una possibile uscita futura dall’Unione Europea.
Fonti governative neerlandesi fanno sapere però che non dovrebbero esserci ritardi nella presentazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la cui scadenza è fissata per fine aprile. La Commissione Europea resta però preoccupata per lo svolgimento delle consultazioni a ridosso della deadline per la presentazione del PNRR.
Le prossime elezioni saranno quindi da seguire con attenzione per comprendere se ci sarà un nuovo Governo guidato ancora da Mark Rutte e quale ruolo nel (complicato) rilancio del progetto d’integrazione europea i Paesi Bassi decideranno di assumere.

Luca Rosati

Immagine in evidenza: Photo by fab_photos is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • Dopo le dimissioni del Governo Rutte, i Paesi Bassi andranno al voto a marzo.
  • L’esecutivo neerlandese si trova in difficoltĂ  per lo scandalo che lo ha portato alle dimissioni e per la difficile gestione della pandemia.
  • Quali effetti potrebbero avere le prossime elezioni dei Paesi Bassi sulla politica dell’Unione Europea?

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Luca Rosati
Luca Rosati

Laureato in scienze politiche e relazioni internazionali con specializzazione in affari europei. Attualmente frequento l’International Master in European Studies a Bruxelles.

Appassionato di Unione Europea, processi elettorali degli Stati membri e comunicazione politica.

 

 

 

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