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Esami di riparazione

Momento decisamente difficile per Sebastián Piñera: il Presidente cileno è alle prese dallo scorso maggio con l’enorme protesta studentesca le cui immagini hanno fatto il giro del mondo. Ma i problemi per il leader di centrodestra non finiscono qui: tra altre contestazioni, sondaggi sconfortanti e le difficoltà nell’approvazione della nuova manovra finanziaria, vediamo quali sono le prospettive per il Capo del Governo

 LA PIAZZA DI SANTIAGO – Le folle oceaniche di giovani arrabbiati e disposti a lottare ad oltranza pur di rivendicare i loro diritti sono senz’altro la fotografia emblematica del Cile di questi ultimi mesi, e l’inevitabile punto di partenza di ogni analisi su uno dei più floridi e politicamente stabili paesi latinoamericani. Da molte parti ci si è infatti chiesto cosa ha spinto centinaia di migliaia di ragazzi a rovesciarsi per le strade della capitale (e non solo), e ad organizzare una protesta di tali proporzioni; la risposta, come spesso capita, è stata trovata analizzando la situazione del paese nella sua completezza, collegando la rivolta giovanile con la particolare congiuntura socio-economica degli ultimi tempi. Il dato importante da cogliere è che la questione dell’educazione è solo uno dei tanti aspetti su cui si riflette la grande disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza e dei proventi del positivo trend economico degli ultimi anni, confermato dalle diverse previsioni secondo cui anche quest’anno il PIL crescerà di circa il 6%. Se è vero ciò, così come il fatto che – dati OCSE alla mano – il Cile possiede il sistema educativo qualitativamente migliore della regione, bisogna anche evidenziare come tale servizio non sia certo a beneficio di tutti, anzi. È sempre un autorevole studio condotto dall’OCSE, il Programma per la Valutazione Internazionale dell’Allievo (più conosciuto con l’acronimo derivato dal suo nome inglese, PISA), a dare manforte alle proteste studentesche affermando come, su 65 paesi presi in esame, il Cile si classifichi come secondo peggiore per quanto riguarda la segregazione tra le diverse classi sociali: ciò a indicare l’esistenza di un’enorme disuguaglianza tra i pochi che possono permettersi un’istruzione di qualità, e i moltissimi costretti ad accontentarsi di un sistema scadente e povero di risorse. ISTRUZIONE PUBBLICA SCADENTE – Le ragioni di un così deludente risultato sono presto dette: il Cile spende poco per l’istruzione, appena il 4,4% del PIL a fronte di un 7% raccomandato dalle Nazioni Unite per i paesi sviluppati. Inoltre, nel sistema cileno trovano ampio spazio istituti universitari e scolastici privati, che godono di generose sovvenzioni fornite dal governo e che, per legge, sono autorizzati a trarre profitti dalle loro attività. E sono proprio questo genere di istituti gli unici a garantire agli studenti un’istruzione davvero di qualità, a fronte di quelli pubblici e gratuiti, molto criticati per il servizio scadente che forniscono e per lo stato fatiscente in cui parecchi di essi versano. Su questi due tasti preme dunque in particolare la protesta dei giovani cileni, che chiedono da un lato maggiori investimenti sul sistema scolastico in modo da renderlo davvero di qualità e accessibile a chiunque, e dall’altro uno stop ai finanziamenti in favore di tutti gli istituti che non siano no-profit. In risposta il Governo ha presentato delle proposte per venire incontro alle richieste avanzate, promettendo, fra le altre cose, un aumento del numero di borse di studio, prestiti in favore degli studenti a tassi particolarmente favorevoli e una loro maggiore partecipazione nella governance delle università; la risposta della piazza è però stata assolutamente negativa, e i rappresentanti degli studenti hanno annunciato che il movimento è compatto e deciso a proseguire nella mobilitazione sino a quando tutte le richieste non saranno accolte fino in fondo. POPOLARITÁ IN CALO – La notizia peggiore per Piñera è che non soltanto il movimento degli studenti appare coeso e deciso a non scendere a compromessi, ma che esso gode anche del favore assoluto della maggioranza della popolazione e sta causando un calo di popolarità enorme del Presidente nei sondaggi. Secondo questi, il 79% dei cileni approva ed appoggia le ragioni della mobilitazione giovanile (anche se solo la metà apprezza i metodi usati nella protesta, influenzata sicuramente dagli scontri di piazza), mentre solo il 22% si dice in accordo con quanto il governo sta facendo per fronteggiare e venire incontro alla protesta. Questi avvenimenti influenzano inevitabilmente anche il giudizio complessivo sulla condotta del Capo del Governo, che gode a malapena del favore del 30% della popolazione. Ma non è solo la questione studentesca a trascinare in basso i consensi verso Piñera. Fortemente osteggiato da una parte dell’elettorato è anche il piano di costruzione di cinque gigantesche dighe in Patagonia, approvato lo scorso maggio dal Governo e che nelle intenzioni dovrebbero assicurare circa un terzo del totale fabbisogno di energia elettrica del paese. Il prezzo da pagare sarebbe tuttavia altissimo: quasi 6.000 ettari di natura incontaminata verrebbero completamente allagati, causando un danno ambientale dalle proporzioni enormi e, secondo molti, intollerabile. Quello energetico è tuttavia un nodo da sciogliere al più presto per il Cile, probabilmente il paese meno dotato di risorse energetiche di tutto il Sudamerica: parliamo di una realtà che ad oggi è costretta ad importare circa il 75% dell’energia consumata, oltre ad essere fortemente ostacolata nella costruzione di infrastrutture dal fatto di essere uno dei paesi più esposti al rischio di terremoti al mondo.

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MANOVRA FINANZIARIA – Nel frattempo, il Governo cileno è alle prese con la stesura della manovra finanziaria, che deciderà lo stanziamento di risorse per il prossimo anno. L’opposizione naturalmente promette battaglia e ha già fatto sapere di voler votare assolutamente contro, battendo in particolare sul tasto dell’istruzione. Cavalcando le proteste degli ultimi mesi, si criticano gli scarsi investimenti del governo, e si chiede di proibire agli istituti di fare profitti dalle loro attività e di garantire ad almeno l’80% degli studenti di poter usufruire di un’educazione completamente gratuita. Altra richiesta è quella di riformare il fisco, aumentando le tasse per le fasce più abbienti della popolazione alleggerendo il carico per quelle più deboli. In tutta risposta il Governo, pur concordando sul bisogno di riformare il sistema fiscale, sostiene come ciò non sia possibile in un momento tanto complesso e difficile per l’economia mondiale, rimandando i provvedimenti a periodi di minor incertezza. Per quanto riguarda le polemiche sull’istruzione, Piñera ha messo in luce come gli investimenti per il 2012 aumenteranno del 7,2% rispetto a quelli del 2011 e rappresenteranno un sesto dell’intero budget. Ulteriori annunci sono stati fatti sul sistema sanitario e sulla sicurezza, che il Presidente ha annunciato di voler potenziare come mai fatto prima. Difficile dire se le promesse basteranno a convincere la controparte in Parlamento e soprattutto l’arrabbiatissima piazza cilena. Certo è che dalla manovra che uscirà dal dibattito nelle aule e dalle prossime scelte del Governo si potrà capire molto di quello che sarà il destino del paese, in un momento assolutamente cruciale per il suo futuro. Antonio Gerardi [email protected]

 

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