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Serbia-Albania: non è solo calcio

14 ottobre: è il giorno di Serbia-Albania, partita valida per le qualificazioni ai prossimi Europei del 2016 in Francia. La gara, che si giocherà nello stadio del Partizan di Belrgado, va al di là del calcio giocato, tra due Paesi da sempre opposti nello scacchiere geopolitico dei Balcani occidentali.

CALCIO E NAZIONALISMO – Il calcio diventa qualcosa di più grande di uno scontro sportivo quando l’odio verso l’avversario ha connotati che vanno oltre l’agonismo. Proprio una partita di calcio è diventata l’immagine della dissoluzione della Jugoslavia. In Croazia, il 7 maggio 1990 si erano tenute le prime elezioni libere del dopoguerra e la vittoria era andata ai nazionalisti guidati da Franjo Tudjman. Pochi giorni dopo il voto, arrivò un’occasione per i tifosi croati di dare sfogo alle proprie ambizioni indipendentistiche contro il mito calcistico di Belgrado: la Dinamo Zagabria giocava infatti contro la Stella Rossa. Prima della partita ci furono scontri tra gli ultras delle due fazioni, con la polizia del regime a “occuparsi” prevalentemente dei sostenitori della Dinamo. Il simbolo della ribellione divenne il capitano della Dinamo (poi stella del Milan) Zvonimir Boban, fotografato mentre tirava una ginocchiata a un poliziotto, rompendogli la mascella. Da lì a un anno, Slovenia e Croazia dichiareranno la loro indipendenza, innescando il conflitto sanguinoso che portò alla scomparsa della Jugoslavia.

SENZA TIFOSI – Durante i sorteggi di Nyon per Euro 2016, l’urna ha messo nello stesso girone la Nazionale di calcio albanese e quella serba. Normalmente, in casi di pericolo per lo svolgimento dell’attività sportiva la UEFA può cambiare girone alle squadre qualora valuti una partita ad alto rischio. Lo scontro tra le due squadre balcaniche non rientrava in questo caso, secondo la UEFA, considerata l’esperienza precedente tra Serbia e Croazia per le qualificazioni al Mondiale brasiliano. In quell’occasione, la soluzione fu vietare l’accesso allo stadio alle rispettive tifoserie in trasferta. La UEFA è riuscita a convincere in un primo momento la Federcalcio serba (FSS) ad accettare la presenza dei tifosi albanesi a Belgrado. La FSS ha richiesto nominativi, passaporti e residenze dei tifosi albanesi che dovevano viaggiare verso Belgrado il 14 ottobre. La risposta della Federazione di calcio albanese è stata chiara riguardo ai limiti imposti dalla controparte serba: non è possibile raccogliere i dati dei tifosi albanesi che vivono fuori dal Paese, con la conseguenza che questi sarebbero discriminati dall’impossibilità di seguire il match. A questo punto, la Federcalcio serba ha fatto dietro front: insieme con il ministero dell’Interno e in accordo con la UEFA ha deciso di vietare agli albanesi di andare allo stadio. La notifica della difficoltà di garantire l’incolumità fisica dei tifosi ospiti è arrivata in seguito alla decisione da parte della Federazione albanese di non inviare i nominativi, chiedendo indietro i biglietti.

HOOLIGAN E POLITICA – Gli hooligan serbi sono famosi in tutta l´Europa per la violenza e i connotati nazionalistici che li caratterizzano. Nel 2010 lo stadio Marassi di Genova fu teatro di scontri e disordini tra gli ultras serbi e le forze di polizia italiane, prima e durante la partita di calcio tra Italia e Serbia. Emblema di quella serata a Genova fu Ivan Bogdanov, che si sporse sopra la rete che divide il campo dalla tribuna bruciando la bandiera albanese e insultando i kosovari. Molti media riportarono come Bogdanov fosse pagato dalla malavita belgradese, che non vede di buon occhio l’avvicinamento della Serbia all’UE. Il simbolo degli ultras serbi rimane però Željko Ražnatović, meglio noto come Arkan, celebre per le sue Tigri, il gruppo paramilitare che guidava durante i massacri in Croazia e Bosnia a metà degli anni Novanta. Da capo ultras della Stella Rossa di Belgrado raccolse intorno a sé molti delinquenti, trasformandoli in paramilitari. Accusato di crimini contro l’umanità, Arkan morì ucciso in faide della mafia belgradese.

Lorik Cana, capitano dell'Albania e giocatore della Lazio, qui con la maglia del Marsiglia. | Harfang from France
Lorik Cana, capitano dell’Albania e giocatore della Lazio, qui con la maglia del Marsiglia. | Harfang from France

ALBANIA E KOSOVO – La Nazionale di calcio albanese è composta per più della metà da calciatori di origine kosovara, tra i quali il capitano Lorik Cana, nato a Pristina. Il più grande gruppo di sostenitori albanesi i Tifozat kuq e zi sono per la maggior parte kosovari che risiedono in Kosovo o in Europa. A questi si uniscono tra l’altro frange dagli Stati balcanici dove risiedono gli albanesi, come i Plisat di Pristina, i Ballistet di Tetovo e i Shvercerat in Macedonia, con altri che chiedono una Nazionale unica di calcio e sognano la Grande Albania. L’odio verso la Serbia è stato più volte manifestato dagli ultras albanesi, che tra i vari simboli portano anche quelli dell’UÇK, l’Esercito per la liberazione del Kosovo.

BELGRADO BLINDATA – Il rischio che una partita di calcio si trasformi in qualcosa di pericoloso è “normale”, ma la polizia serba sta prendendo le dovute precauzioni e ha già dichiarato che nessuna provocazione da parte delle fazioni sarà tollerata. Andrà in carcere chiunque cerchi di bruciare maglie o bandiere dell’altra squadra. Per quanto riguarda i sostenitori della Nazionale albanese, sarà loro vietato l’accesso e saranno arrestati se trovati all’interno dello stadio. Tuttavia alcuni sostenitori, come i Plisat di Pristina, hanno già i biglietti in mano e si sono dati appuntamento a Belgrado. La UEFA invierà a Belgrado i migliori osservatori, per prendere nota dell’andamento della partita, ma sicuramente non saranno loro a spaventare e a fermare l’odio che accumuna le due tifoserie. Malgrado l’accordo raggiunto a Bruxelles nell’aprile del 2013 per la normalizzazione dei rapporti tra il Kosovo e la Serbia, il rancore e il risentimento tra albanesi del Kosovo e serbi è ancora troppo grande perché una partita di calcio tra Serbia e Albania sia solo un evento sportivo.

Juljan Papaproko

[box type=”shadow” align=”aligncenter” ]Un chicco in più

Dopo 68 anni un premier Albanese andrà in visita a Belgrado. Il 22 ottobre Edi Rama incontrerà l’omologo serbo Aleksandar Vučić. Temi da affrontare: integrazione europea, valle di Presevo e collaborazione regionale.[/box]

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Juljan Papaproko
Juljan Papaproko

Juljan Papaproko è nato a Tirana. Laureato in Scienze Politiche a Torino con una tesi sulla Guerra del Kosovo. Collabora con diverse testate giornalistiche in Italia e in Albania. Il suo centro di interesse è l’Europa e i Balcani, binomio difficile ma affascinante. Diverse esperienze di vita a Torino, Firenze, Parigi, Bruxelles e Berlino. Condivide con il Caffè la stessa passione per la geopolitica.

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