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La Russia si volta a Est

La Russia è un paese per il quale l’export di materie prime ed energia risulta fondamentale. Ora è altrettanto fondamentale diversificare i compratori.

La Russia è un paese con un’economia fortemente basata sull’export di materie prime, delle quali petrolio e gas naturale costituiscono il perno fondamentale. Secondo i dati forniti dal Federal Customs Service russo e ripresi dall’US Energy Information Administration nel 2013 la vendita di oil & gas ha costituito il 68% del totale delle rendite da export, contribuendo per oltre il 50% al budget dell’intero Paese.

Ma quali destinazioni hanno queste esportazioni? Se andiamo oggi ad osservare quelle che sono e potrebbero essere le principali direttrici di export energetico russe, osserviamo un sostanziale equilibrio tra direttrici di vendita verso oriente e verso occidente. Oltre alla tradizionale Europa infatti, vanno aggiunte la Cina e, in prospettiva, l’intera Asia. Ma è davvero così?

Russia 33
Direttrici di export russo, esistenti (1 e 2) e pianificate (3 e4)

In realtà guardare solo questa mappa può confondere un po’ le idee, soprattutto perché essa rappresenta quello che potrebbe essere il futuro degli export russi e che ora è in alcuni casi solo una possibilità. Vediamo come: questo ci permetterà di comprendere meglio come la Russia stia giocando la sua partita dell’energia.

Innanzi tutto è bene ricordare come, fino al 2013, la maggior parte dell’export russo sia stato rivolto verso l’Europa (direttrice 1 nella mappa):

Ripartizione export russi - fonte: EIA
Ripartizione export Russia – fonte: EIA

A maggio 2014 però la Russia ha siglato un importante accordo con la Cina per l’export di gas naturale (valore: 400 miliardi di $ in 30 anni) dai propri giacimenti in Siberia orientale tramite il gasdotto “Power of Siberia” (direttrice 2 nella mappa). A regime, nel 2018, l’ammontare di gas naturale venduto a Pechino tramite questa via ammonterà a 38 bcm/anno.

[box type=”info” align=”aligncenter” ]DIZIONARIO ENERGETICO:
Bcm = billion cubic meters (miliardi di metri cubi). E’ una delle unità di misura (di volume) per il trasporto e l’esportazione di gas naturale[/box]

Le motivazioni per questa mossa sono varie:

  • Come visto nella parte generale di questo speciale, la Russia è tra i primi produttori mondiali di gas naturale
  • Nonostante ciò, negli ultimi anni il Paese ha  faticato a trovare sufficienti compratori che saturino la propria capacitĂ  di produzione. Questo è dovuto al fatto che in Europa si consuma meno gas (sia per la crisi economica che ha ridotto i consumi delle aziende sia per le temperature piĂą miti di quest’ultimo anno e mezzo). Il risultato è stato un calo di export di gas dai 160 bcm/anno del 2008 ai 140 bcm/anno del 2012. Per evitare di avere troppo gas non venduto, la Russia ha deciso un calo di produzione di gas da 560 bcm/anno (nel 2008) a 460 bcm/anno (nel 2014)
  • Le dispute con l’Occidente (USA e Europa) per l’Ucraina hanno evidenziato i rischi di un’interdipendenza energetica troppo stretta tra le parti: in altre parole, la Russia può minacciare l’Europa di tagliare le forniture di gas, ma in realtĂ  ha essa stessa bisogno dei guadagni che ne derivano. E viceversa. E’ dunque un’arma “poco utile”, pericolosa in teoria ma inutilizzabile in pratica. Per la Russia quindi è necessario trovare altrove altri acquirenti che mostrino come l’Europa non sia piĂą così necessaria per l’economia russa.
  • La Cina ha una forte domanda di gas, in continua ascesa, come spieghiamo nella pagina ad essa dedicata. E’ quindi un buon mercato, in crescita.

Per ottenere l’accordo la Russia ha dovuto negoziare duramente per il prezzo e altre condizioni: ci sono voluti 10 anni e alla fine ha dovuto accontentarsi di margini di guadagno ridotti. Ma ora fornire gas alla Cina tramite gasdotto permette di competere alla pari (o anche meglio, in termini di prezzo) con il gas naturale liquido (GNL) da altre provenienze e mette quindi i bastoni tra le ruote ad esempio ad eventuali piani di vendita da parte degli USA. I vantaggi geopolitici si sommano quindi a quelli – pur non eccellenti – economici.

[box type=”info” align=”aligncenter” ]DIZIONARIO ENERGETICO:

Gas naturale liquido (GNL): il gas può essere trasportato tramite tubi (i cosiddetti gasdotti), che possono essere posti sulla terra o sul fondo del mare, ma non è sempre possibile farlo. Per i gasdotti terrestri, bisogno avere il consenso di tutti i paesi attraverso i quali passeranno i tubi (più facile per brevi distanze). Nel caso del fondo del mare, invece, le difficoltà tecniche rendono impossibile farlo a profondità eccessive, come quelle oceaniche. Per trasportare il gas naturale via mare su lunghe distanze è quindi necessario liquefarlo in impianti appositi (terminali GNL). Il gas, ora in forma liquida (da qui GNL) può essere così trasportato via mare in speciali navi gasiere dotate di apposite cisterne. Al porto di arrivo il GNL viene ritrasformato in forma gassosa in impianti di rigassificazione e quindi può essere distribuito di nuovo tramite gasdotti. Questi passaggi, a causa del dispendio di energia necessario, sono costosi e si ripercuotono sul costo finale del gas, che risulta pertanto più alto di uno analogo trasportato via pipeline.[/box]

In aggiunta al gasdotto “Power of Siberia”, la Russia ha un altro progetto per trasportare altro gas naturale alla Cina tramite un percorso sito più a ovest, attraverso la provincia russa dell’Altai (direttrice 3 sulla mappa). In teoria il gasdotto Altai dovrebbe portare (a regime, nel 2024) fino a 30 bcm/anno, contribuendo quindi a innalzare il totale di forniture gassose a Pechino fino alla considerevole cifra di 68 bcm/anno. Anche in questo caso si stima che la Cina non accetterà prezzi troppo onerosi, ma, ancora una volta, i vantaggi geopolitici di tale fornitura superano eventuali dubbi sul puro conto economico.

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La Russia non intende comunque fermarsi qui. Sempre per quanto riguarda il gas naturale, la costruzione di un terminale GNL a Vladivostok permetterĂ  infatti di vendere altre quote di gas (sotto forma di GNL appunto) in tutta l’Asia, la cui fame di idrocarburi continua ad aumentare: Giappone, Corea del Sud, Indonesia, Malaysia, Thailandia, India… E’ la direttrice indicata con il numero 4 sulla mappa. Aggiungere clienti permette sia di aumentare i guadagni (Cina ed Europa assieme non sono ancora sufficienti a coprire tutta l’offerta russa) si di diversificare ulteriormente le destinazioni: essere troppo legati alla Cina rischia di avere sempre gli stessi svantaggi di essere troppo legati all’Europa, nel caso le relazioni tra i due paesi dovessero mai entrare in rotta di collisione.

Può dunque la Russia fare ora a meno dell’Europa, a livello energetico? In realtà no. Innanzi tutto l’export verso la Cina, anche a massimo regime, non riuscirebbe a pareggiare quello verso l’Europa.

Proiezione export gas Russia - fonte: The Oxford Institute for Energy Studies
Proiezione export gas Russia – fonte: The Oxford Institute for Energy Studies

In aggiunta, per la Russia i legami energetici con l’Europa  – particolare con alcuni Paesi come la Germania – sono fondamentali per mantenere una certa influenza negli affari europei, confermando la dipendenza di paesi come la Germania e conservando una leva per proteggere i propri interessi in Est Europa.

Ecco dunque che la mappa iniziale ora ci appare davvero chiara. Essa rappresenta, in un’unica raffigurazione, l’insieme della strategia di export energetico Russo, riassumibili in un concetto chiave: diversificare al massimo le destinazioni tra Oriente e Occidente.

Non piĂą solo Europa, quindi ma anche Cina; e a Oriente non solo Cina, ma l’intera Asia, nel tentativo di non rimanere piĂą legati a un singolo partner commerciale e dunque essere meno vulnerabili ad eventuali crisi geopolitiche con esso. La Russia ha sempre usato l’energia come leva geopolitica, ma essa è anche fonte della sua sopravvivenza. Gli interessi geopolitici di Mosca si muovono e si muoveranno pertanto di conseguenza: accordi con i partner asiatici, opposizione ai progetti in competizione che potrebbero interferire

E l’Artico? Ce ne siamo dimenticati? No, ma richiede una trattazione a parte.

Lorenzo Nannetti

[box type=”shadow” ]Un chicco in piĂą

Note sulle fonti

I dati per questo speciale sull’energia sono presi da varie fonti, principalmente:

 

Note cartografiche

La mappe è basata su una proiezione “Natural Earth”, combinazione della proiezione Kravayskiy VII e della proiezione di Robinson ed è stata poi completate a mano

Questo pezzo fa parte de “Il Giro del Mondo in 30 Caffè”, il nostro outlook per il 2015. Lo potete trovare per intero qui. Buona lettura!

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Lorenzo Nannetti
Lorenzo Nannetti

Nato a Bologna nel 1979, appassionato di storia militare e wargames fin da bambino, scrivo di Medio Oriente, Migrazioni, NATO, Affari Militari e Sicurezza Energetica per il Caffè Geopolitico, dove sono Senior Analyst e Responsabile Scientifico, cercando di spiegare che non si tratta solo di giocare con i soldatini. E dire che mi interesso pure di risoluzione dei conflitti… Per questo ho collaborato per oltre 6 anni con Wikistrat, network di analisti internazionali impegnato a svolgere simulazioni di geopolitica e relazioni internazionali per governi esteri, nella speranza prima o poi imparino a gestire meglio quello che succede nel mondo. Ora lo faccio anche col Caffè dove, oltre ai miei articoli, curo attività di formazione, conferenze e workshop su questi stessi temi.

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