La fame di nuove risorse continua a vedere un forte interesse globale per la regione artica. Eppure, nonostante le aspettative e i rischi di tensioni, l’Artico potrebbe rimanere piĂą una promessa mancata che una realtĂ .
Negli ultimi anni la ricerca di nuove zone di estrazione di idrocarburi e minerali ha visto l’espressione di forti interessi rivolti anche all’esplorazione dell’Artico, complice l’attuale trend di diminuzione del ghiaccio estivo che potrebbe portare alla scomparsa dello stesso entro il 2050-2100 (a seconda delle valutazioni).
Questo aprirebbe la porta allo sfruttamento dell’area marina sia per quanto riguarda l’esplorazione e la produzione sia per quanto concerne nuove rotte navali commerciali. E’ un tema affrontato da numerosi giornali e riviste e noi stessi ne abbiamo parlato già a Marzo 2013 puntando l’attenzione verso tutti questi aspetti e notandone opportunità e difficoltà :
Nonostante la grande attenzione però, spesso nei media si tendono a compiere due errori di valutazione:
- Dare per scontato che, solo perché la regione sia ricca di risorse naturali e oggi se ne intravede la possibilità di sfruttamento, questo risulti davvero realistico.
- Che la competizione per le risorse lì celate porti necessariamente a confronti militari tra gli stati interessati, in particolare tra Occidente e Russia – viste anche le dichiarazioni spesso poco concilianti di quest’ultima e le recenti tensioni in Europa. I rischi geopolitici appaiono maggiori se si pensa alle difficoltà di applicazione del diritto internazionale alle contese territoriali.
La realtà invece, analizzando accuratamente i dati e gli eventi, appare un po’ diversa. L’Artico infatti, nonostante la sua ricchezza di risorse, è probabilmente l’esempio di come, ogni tanto, tali risorse non portino automaticamente a una competizione per esse. Lo spieghiamo in questo video, tratto da una conferenza svolta dall’autore a Bologna il 21 Maggio 2014 proprio sui temi dell’energia:
Queste dinamiche sono ancora piĂą vere se pensiamo che, rispetto a Maggio 2014 (data del video) oggi il prezzo del petrolio gira in media a circa 55-65$/barile, contribuendo quindi a mettere una sorta di pietra tombale sulla maggior parte dei progetti relativi all’energia nell’Artico, che hanno un BEP (break-even price) generalmente attorno ai 110-150$/barile.
[box type=”info” align=”aligncenter” ]DIZIONARIO ENERGETICO:
BEP: breakeven price. E’ il prezzo di vendita con il quale si pareggiano i costi di produzione (inclusi esplorazione, estrazione, logistica…). Se l’attuale prezzo di vendita della risorsa è pari al BEP, il guadagno è nullo. Per esempio, se BEP di un pozzo di petrolio fosse 100$/barile, significa che se vendo quel petrolio a 100$/barile non perdo e non guadagno nulla (pareggio i costi). Se lo vendo a un prezzo maggiore di 100$/barile guadagno la differenza. Se il prezzo è inferiore a 100$/barile invece vuol dire che ci sto perdendo. In quest’ultimo caso, quando cioè il prezzo medio è inferiore al BEP, il pozzo diventa non più conveniente e, generalmente, piuttosto che continuare a produrre si cessa di utilizzarlo finché i prezzi non risalgono nuovamente. In caso di progetti ancora non realizzati, dà un’indicazione se valga o meno la pena di proseguire nella sua esecuzione (a parità di altri fattori).[/box]
Nel 2012 addirittura l’intero padiglione danese della Biennale di Architettura di Venezia era dedicato alla Groenlandia e ai suoi progetti di sviluppo energetici infrastrutturali. Tra le idee mostrate, la necessitĂ di combinare sfruttamento delle risorse a sostenibilitĂ ambientale, l’aumento delle superfici coltivabili grazie al cambio climatico, i trend urbanistici destinati a vedere la progressiva scomparsa dei villaggi tradizionali (bygd) e lo sviluppo di un porto e un aeroporto per la capitale Nuuk, con un curioso e particolare progetto combinato (chiamato, con un riuscito gioco di parole, Air+Port)
Ora che le prospettive energetiche appaiono svanite a causa del crollo dei prezzi energetici, rimane l’interesse per lo sviluppo di turismo, agricoltura, settore minerario (comunque insufficiente a coprire le necessità finanziarie) e infrastrutture logistiche per trasporti e commercio – specchio di quanto potrebbe accadere anche nel resto dell’Artico.
Dunque anche nel 2015 e, in generale, almeno nel breve periodo, il confronto sui temi artici rimarrĂ confinato all’ambito politico e strategico, con una serie di dichiarazioni piĂą o meno forti da parte dei vari attori coinvolti volte a confermare il proprio interesse per l’area.
L’eventuale grado di confronto militare nell’artico (principalmente tramite aerei e sommergibili, perchĂ© giĂ adatti ad operare in quelle aree senza investimenti ulteriori, riapertura di nuove basi e creazione di comandi militari ad-hoc) dipenderĂ piĂą che altro dal grado di scontro diplomatico NATO-Russia in Europa. L’interesse energetico per l’Artico rimarrĂ dunque piĂą di facciata che reale.
Lorenzo Nannetti
[box type=”shadow” ]Un chicco in piĂą
Note sulle fonti
I dati per questo speciale sull’energia sono presi da varie fonti, principalmente:
- Eni’s World Oil & Gas Review 2014
- International Energy Agency
- The Oxford Institute for Energy Studies
- Bloomberg
- Oil & Gas Journal
- US Energy Information Administration (EIA)
- ABO – About Oil
- Rigzone
Questo pezzo fa parte de “Il Giro del Mondo in 30 Caffè”, il nostro outlook per il 2015. Lo potete trovare per intero qui. Buona lettura!
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