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Le elezioni? Seguile a colpi di tweet!

Parliamo ancora delle elezioni presidenziali a Taiwan. Oggi vi raccontiamo di come sono state seguite dall'altra sponda dello stretto, ovvero in Cina, con la quale la piccola isola prosegue una controversia geopolitica lunga decenni. Al termine di una campagna elettorale rovente, il 14 gennaio quasi 18 milioni di taiwanesi si sono recati alle urne per eleggere il nuovo presidente. Un esercizio di democrazia che i cinesi della mainland hanno osservato e commentato su Weibo, il Twitter mandarino. Curiosità, invidia o perplessità?

UN CAMMINO DI PACE – Il popolo taiwanese ha scelto. Ma Ying-jeou si conferma alla guida del paese, ottenendo il 51,6% dei voti, contro il 45,7% della candidata dell’opposizione, Tsai Ing-wen. “Questa vittoria rappresenta la continuazione per Taiwan di un cammino di pace e prosperità. – ha detto il leader del Kuomintang – Grazie per avermi concesso un altro mandato, non vi deluderò”. L’agenda di Ma ha come perno il proseguimento di quel percorso di pace inaugurato da lui stesso nel precedente mandato: una stagione di “buoni rapporti” con la Cina continentale, per far sì che tra le due Cine si instauri finalmente un clima di armonia e cooperazione, soprattutto in ambito commerciale. Un’agenda che piace molto a Pechino, che certamente apprezza gli sforzi compiuti dall’attuale dirigenza del Kuomintang per riavvicinare l’ “isola ribelle” alla sua madre continentale. Ma piace anche a Washington, per ragioni strategiche. La Casa Bianca vuole evitare di essere coinvolta nell’ennesima controversia tra Repubblica di Cina e Repubblica Popolare Cinese, e non vede l’ora di accantonare i propri obblighi derivanti dal Taiwan Relations Act, una legge varata dal Congresso nel 1979 che impegna gli USA a fornire armi a Taipei. Soprattutto, Ma piace al suo popolo, e questo è il dato più importante. Per quanto piccola, minata da episodi di corruzione e tagliata fuori dal mondo a causa della one-China-only policy, Taiwan è una democrazia sana e vibrante. Basta passeggiare per le strade di Taipei per capirlo: qui i media non subiscono censure ne’ restrizioni, l’aria che si respira è quella di una competizione free and fair, e ciò che a Pechino è tabù qui è realtà. Un esempio? In onore alla libertà d’espressione, il Museum of Fine Arts della capitale taiwanese ha recentemente ospitato le opere di Ai Weiwei, artista-icona nemico del Partito Comunista Cinese.

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I TAIWANESI AL VOTO, I CINESI SU WEIBO – La Cina continentale, sorella di lingua e cultura dell’isola ribelle, è costretta ad osservare tutte queste differenze, e lo fa con un’infinita sequenza di messaggi su Weibo, il Twitter cinese. Nell’era del micro-blogging tutto è più vicino, più accessibile, e anche se nessun cittadino della RPC ha diritto al voto a Taiwan, i tweet dedicati al confronto tra Ma e Tsai non si contano. Migliaia di cinesi in tutto il continente hanno seguito e commentato le elezioni con il fiato sospeso, utilizzando i 140 caratteri a disposizione per descrivere le sensazioni più disparate: ansia, perplessità, invidia, curiosità… Uno dei post più famosi, che ha fatto il giro della mainland nei giorni scorsi, è un collage di immagini: da una parte ci sono i due candidati taiwanesi che si avvicinano sorridenti all’elettorato, dall’altra cittadini cinesi che si inchinano di fronte ad alti ufficiali del Partito Comunista. “Con il voto, il popolo ha il controllo. Senza il voto, il popolo è schiavo” – recita l’iscrizione che affianca l’immagine. Inutile dire che questo fotomontaggio ha scatenato un thread chilometrico, dove la gamma dei commenti varia dal furioso “Anche la Cina dovrebbe essere una democrazia!” al cauto “Non paragoniamo una ricca isola di 23 milioni di abitanti [Taiwan] con un immenso paese in via di sviluppo di 1,3 miliardi di abitanti [la RPC]” al categorico “Troppa democrazia potrebbe arrecare gravi danni al nostro paese”. Infine, sono molti gli utenti che si sono cimentati con la complessa – ma urgente – domanda: la democrazia è compatibile con la cultura cinese? Taiwan ha già trovato la sua risposta, e forse il fatto che questa abbia il volto di Ma o quello di Tsai poco importa.

Anna Bulzomi [email protected]

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