Il Giro del Mondo in 30 Caffè 2012 – Lo scorso 12 gennaio si Ă© celebrato il secondo anniversario del catastrofico terremoto di Haiti che ha provocato oltre 300.000 vittime e circa un milione di senzatetto. Due anni dopo la tragica fatalitĂ , 500.000 persone vivono ancora negli accampamenti. Un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) rivela che la quantitĂ di macerie ancora da rimuovere potrebbe riempire lo spazio di 8.000 piscine olimpiche. Le grandi novitĂ politiche, che avevano fatto sperare in un vero cambiamento, stanno in realtĂ perpetuando i vecchi schemi di corruzione e populismo
DOVE SONO FINITI GLI AIUTI? – In novembre, sotto l’auspicio di Bill Clinton, nominato Inviato Speciale dell’ONU per Haiti, Ă© stato inaugurata a Capo Haitiano, la seconda cittĂ del paese, la costruzione di un nuovo parco industriale. Costato 257 milioni di Euro, secondo le autoritĂ nazionali dovrebbe generare 80.000 nuovi posti di lavoro. Ciononostante gli haitiani, di cui il 70% vive con meno di due dollari al giorno, aspettano ancora il rilancio economico ed il miglioramento delle loro condizioni di vita che il massiccio innesto di denaro degli aiuti internazionali aveva fatto presagire. All’indomani del terremoto, la ComunitĂ Internazionale aveva infatti promesso 10 miliardi di dollari di aiuti, di cui 5 dovevano sborsarsi nei primi 18 mesi. Al momento attuale, però, solo il 40% dei fondi promessi è stato donato. Di tale ammontare, solo 1,3 miliardi è stato effettivamente speso. L’efficacia delle organizzazioni umanitarie è stata gravemente messa in dubbio alla luce degli scarsi risultati ottenuti. L’ex primo Primo Ministro haitiano, Jean Max Bellerive, ha criticato che il 40% dei fondi venga utilizzato per pagare i salari dei funzionari internazionali, riducendo sensibilmente le risorse che beneficiano la popolazione. L’alternativa sarebbe che il denaro transitasse direttamente attraverso il governo nazionale. A discapito della tradizione di corruzione che esiste nella politica haitiana, sono in molti a pensare che i risultati sarebbero maggiori. La delusione della gente nei confronti della ComunitĂ Internazionale è palpabile ed a ciò ha contribuito l’epidemia di colera – una malattia ancora sconosciuta in Haiti – esplosa nel 2010 – pochi mesi dopo il terremoto, e la cui origine dovrebbe essere un battaglione nepalese della forza militare di stabilitĂ della ONU in Haiti, la MINUSTAH. L’epidemia ha provocato finora circa 7,000 morti ma nonostante le indagini abbiano confermato la responsabilitĂ dei militari, la compensazione dei familiari delle vittime appare difficile visto lo status diplomatico di cui godono le missioni della ONU.
FINTO CAMBIAMENTO IN POLITICA – In aprile intanto, la ex star della musica Michel Martelly, celebrerĂ un anno alla presidenza della piccola nazione caraibica ed anche su questo fronte l’auspicato cambio ventilato a suon di musica e spettacoli durante la campagna elettorale tarda ad arrivare. Sono stati infatti necessari oltre sei mesi per nominare un governo ed un nuovo Primo Ministro che è stato finalmente accettato dal parlamento lo scorso ottobre. Alcune iniziative emblematiche sono state comunque portate avanti come il progetto “Six-Seise” che prevede lo smantellamento dei sei principali accampamenti della capitale e la rilocalizzazione dei rifugiati in sedici quartieri d’accoglienza, ed il discusso progetto di ricostituire l’esercito nazionale dissolto nel 1996 con la volontĂ di limitare i rischi di possibili colpi di stato, come avvenuto spesso nella corta e travagliata storia della prima repubblica nera del mondo. I piĂą critici comunque accusano Martelly di non dedicarsi sufficientemente ai veri problemi del paese e di proseguire una tradizione politica fatta di populismo e autoritarismo. Il conflitto tra Martelly ed il legislativo – controllato dall’opposizione del presidente uscnete RenĂ© Preval, ha giĂ raggiunto una soglia d’allerta alla fine del 2011 dopo che Michel Martelly ha revocato l’immunitĂ parlamentaria al deputato, ex carcerato, Arnel BĂ©lisaire, eletto agli ultimi scrutini, ma che avrebbe giĂ scontato la pena secondo le leggi haitiane. In realtĂ , come lo segnalano in molti, la politica haitiana dovrebbe mettere fine ad un sistema di “clan” nel quale il vincitore prende tutto. A complicare il giĂ fragile equilibrio politico, il 2011 ha inoltre fatto da sfondo al ritorno – sorprendente- degli ex criticati governanti, e per questo finora esiliati, Jean Bertrand Aristide e Jean Claude Duvalier, dai quali, secondo molti, continua a dipendere la maggior parte della politica haitiana.
PROSPETTIVE – Questo scenario potrebbe gettare ombre sulle prospettive di stabilitĂ di cui il paese ha bisogno per rilanciarsi sulla strada dello sviluppo, e soprattutto per attrarre i capitali stranieri che appaiono indispensabili per alimentare una crescita che l’isola non Ă© capace di fomentare in forma autonoma. Le Nazioni Unite prevedono che Haiti sarĂ il paese del continente americano a far registrare il maggior tasso di crescita nel 2012, attorno all’8%. Ciononostante tale performance sarĂ ancora basata sullo sforzo della ricostruzione, piuttosto che su un vero e proprio piano di sviluppo. Le azioni d’emergenza possono andare bene nelle circostanze appropriate. Ma le autoritĂ haitiane ed internazionali devono incominciare ad ampliare la loro visione strategica se davvero si vuole fare uscire Haiti dal circolo vizioso della povertĂ .