Miscela Strategica – La proliferazione di armamenti tra i vari attori coinvolti nella guerra civile in Libia e successivamente in Siria, così come la rapida avanzata dello Stato Islamico (IS), che nel giro di pochi mesi è stata in grado di ridefinire i confini del Medio Oriente, ha portato molti a interrogarsi sulle modalità di funzionamento del mercato globale delle armi e sull’eventuale possibilità di controllo sui trasferimenti verso questi teatri di instabilità.
QUANTO VALE IL MERCATO DELLE ARMI – Nonostante sia difficile quantificarne con precisione il valore, data la natura “sensibile” del prodotto, il mercato internazionale delle armi vale tra i 76 e i 90 miliardi di dollari annui, rappresentando così uno dei mercati più redditizi del mondo (la spesa globale aggregata per la difesa raggiunge i 1776 miliardi).
Tra le stime più accreditate vi è quella elaborata dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), che si basa sui dati ufficiali forniti dai Governi e dalle industrie del settore, la cui metodologia, come sottolinea lo stesso SIPRI, presenta però numerose limitazioni. In primo luogo non esiste una definizione internazionale univoca di ciò che viene inserito dai singoli Stati alla voce “armi”. Ad esempio, soprattutto i Paesi più avanzati, non si limitano alla vendita di una semplice arma, ma forniscono veri e propri sistemi d’arma, ovvero sistemi integrati, di solito elettronici, che permettono di controllare il funzionamento di alcuni tipologie di armi. I contratti per la vendita dei sistemi d’arma, includono, inoltre, addestramento iniziale, assistenza tecnica e manutenzione, tutti servizi aggiuntivi che se non vengono scremati dal valore dei contratti ricadono in toto sotto la voce “armi”.
In secondo luogo non esiste un sistema standardizzato, né specifiche indicazioni per la raccolta, la catalogazione e il rilascio dei dati, che ogni Governo elabora in maniera arbitraria. Ad esempio in Italia per calcolare il budget militare totale è necessario aggiungere al bilancio ufficiale del Ministero della Difesa i finanziamenti per il riarmo del Ministero dello Sviluppo Economico e i fondi stanziati ad hoc per le missioni militari all’estero del Ministero delle Finanze.
Bisogna poi considerare che non tutti i Governi sono disposti a fornire dati ritenuti sensibili e, infine, i soli dati ufficiali non includono i trasferimenti che avvengono oltre la sfera della legalità, il cui volume è stimato rappresentare circa il 10% del totale a livello mondiale. È possibile, infatti, distinguere il mercato delle armi in tre tipologie: legale, parallelo o grigio, illegale o nero.
IL MERCATO LEGALE – La maggior parte delle armi vengono acquistate e vendute legalmente, in conformità delle norme di diritto nazionale e internazionale. Tali norme prevedono che, in genere, venga stipulato un contratto in cui sono specificati venditore e acquirente e le condizioni secondo cui avviene il trasferimento. Entrambe le parti sono obbligate a presentare tutta la documentazione adeguata che dimostra quanto specificato nel contratto. Di norma, i clienti finali sono i Ministeri della Difesa di Stati sovrani, che a loro volta sono regolati da specifiche procedure, direttive o leggi interne. Un contratto di fornitura di materiale militare e di armi è quindi frutto di una negoziazione tra Governi, ad alcuni dei quali è richiesta l’approvazione dei rispettivi organi legislativi (ad esempio il Parlamento in Italia e il Congresso negli Stati Uniti). I contratti raramente prevedono il mero trasferimento di denaro: nella maggior parte dei casi sono previste una serie di compensazioni o partecipazioni di natura economica o industriale, comunemente chiamate offset. Per esempio la realizzazione di una FACO (linea di assemblaggio finale e messa a punto) all’interno della base dell’Aeronautica di Cameri per la produzione degli F-35 rappresenta uno dei principali offset della partecipazione italiana al discusso programma di realizzazione dei cacciabombardieri americani.
Nel mercato legale delle armi rientrano, infine, gli aiuti militari inviati da uno Stato a un altro in base alle specifiche norme di diritto internazionale.
Da queste considerazioni sul mercato legale delle armi è possibile desumere che, al contrario di quanto avviene per la maggior parte dei beni, il profitto non sia l’unico criterio alla base della linea commerciale sull’esportazione di armamenti, poiché questa è subordinata alla politica del singolo Paese.
MERCATO PARALLELO O ‘GRIGIO’ – Con il termine “grigio” si disegna un qualsiasi tipo di mercato di beni o servizi legali, il cui flusso passa attraverso canali di distribuzione non ufficiali, diversi da quelli autorizzati e regolamentati dalle Autorità. Per quanto riguarda il trasferimento delle armi, il prodotto legalmente acquistato passa dalle mani del destinatario legittimo a quelle di una terza parte. Nella pratica questa operazione viene spesso effettuata falsificando il certificato di destinazione finale, oppure attraverso la corruzione di un funzionario del Paese della presunta destinazione, che firma il certificato di destinazione finale e poi permette alla merce di transitare attraverso il proprio Paese per raggiungere la vera destinazione finale.
Farnborough International Airshow 2012
MERCATO ILLEGALE O ‘NERO’ – Il traffico illegale di armi include tutte quelle operazioni illecite per esportare armamenti che avvengono in violazione delle norme di diritto nazionale e internazionale. Questo mercato riguarda per lo più armi leggere e di piccolo calibro (SALW, Small Arms and Light Weapons) di cui solo il 50-60% del trasferimento è stimato avvenire entro la sfera della legalità. Durante la Guerra Fredda, questo canale “non ufficiale” veniva utilizzato dai Paesi dei blocchi per alimentare le guerre per procura. Più recentemente è diventato il canale preferenziale per il trasferimento delle armi dei Paesi in cui hanno sede i depositi di armamenti accumulati durante lo scontro tra i blocchi e dei signori della guerra, dei regimi oppressivi e di tutta una serie di attori non statali, tra cui gruppi di criminalità organizzata e gruppi terroristici che stanno emergendo in seguito all’erosione del monopolio statale nell’uso della forza.
In uno Stato in cui un Governo fatica a garantire la sicurezza e l’ordine pubblico e poi possibile che tali traffici avvengano alla luce del sole. Ad esempio numerose testimonianze rivelano che in Iraq in seguito alla caduta di Saddam Hussein fosse diventato estremamente facile acquistare armi per strada, mentre attualmente è più probabile trovare pagine su Facebook che promuovono l’acquisto e la vendita di armi nel Paese.
Un’ulteriore risorsa del mercato nero mondiale è costituita da armi di costruzione artigianale e armi sottratte alle forze di sicurezza di uno Stato.
[toggle title=”Approfondimento – Armi sottratte illegalmente” state=”close” ]Il fenomeno del traffico illecito comprende anche il traffico di tutte quelle armi che sono state rubate o trafugate alle forze di sicurezza di uno Stato. Per esempio, in Iraq molte delle armi che vengono vendute al mercato nero sono state illegalmente sottratte dagli arsenali dell’esercito iracheno. Allo stesso modo, i miliziani dell’IS si sono procurati una parte dei propri armamenti saccheggiando le caserme e i depositi lasciati incustoditi dai soldati iracheni durante la ritirata.[/toggle]
L’IMPEGNO INTERNAZIONALE – Il commercio delle armi rappresenta un mercato che le Nazioni Unite, tramite l’applicazione di accordi e trattati internazionali, sono da tempo impegnate a regolamentare. L’ultimo grande passo compiuto in questa direzione è l’adozione del trattato internazionale sul commercio delle convenzionali (ATT, Arms Trade Treaty), entrato in vigore il 24 dicembre 2014. Così come il segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon, che ha definito il trattato un «successo diplomatico storico», sono molti a riporre le proprie speranze in questo accordo per frenare la proliferazione di armamenti almeno in quei Paesi teatri di grave instabilità, in cui le armi sono nelle mani di forze armate irregolari che non operano in rispetto delle norme del diritto internazionale e umanitario.
Martina Dominici
[box type=”shadow” align=”aligncenter” ]Un chicco in più
Esiste una varietà di armi, tra cui bombe a mano, lanciagranate e lanciarazzi, che vengono prodotte artigianalmente e utilizzate soprattutto dai gruppi militanti palestinesi, dalla resistenza siriana e dalle fazioni in lotta in Afghanistan, Pakistan, Filippine e Iraq. In quest’ultimo, ad esempio, tra il 2003 e il 2012, sono stati gli ordigni esplosivi improvvisati (IED, Improvised Explosive Device), costruiti tramite l’impiego di parti di ordigni regolamentari militari, a creare il maggior numero di vittime tra le file dell’esercito statunitense[/box]
Foto: Brian Rinker