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Cina, le nuove vie della seta

In una costante ricerca di nuovi affari per i suoi investitori, il progetto della Nuova via della seta consente a Pechino di giocare una carta di ampio respiro internazionale alla ricerca di nuovi solidi partner, commerciali e non.

‘THE CREATIVE INVOLVEMENT DIPLOMACY’ − Nel 2012 Wang Yizhou – vicepreside della facoltà di Studi internazionali all’Università di Pechino – presentò la teoria della “creative involvment diplomacy” come chiave di lettura della nuova diplomazia cinese, non più limitata alla ricerca di risorse energetiche, ma più partecipativa e diretta. Interventismo, ma non interferenza, commercio, ma non sottomissione all’Occidente: questi sono i cardini della diplomazia creativa – e adattiva – che la Cina sta cercando lentamente di implementare. Questa nuova fase di politica estera mette insieme, secondo il suo autore, grandi opportunità e grandi incertezze in un nuovo trade-off per il Regno di mezzo, abituato a un’aggressiva diplomazia commerciale fondata sulla ricerca di risorse per alimentare la sua enorme industria.

LE NUOVE VIE DELLA SETA − In questo sforzo attivo di tutte le Amministrazioni a risolvere problemi di respiro internazionale in modo sistemico – senza dimenticare i principi del socialismo con caratteristiche cinesi – la Nuova via della seta rappresenta un interessante e ambizioso progetto. Presentato dall’Amministrazione di Xi Jinping, il piano prevede di ricostruire gli antichi collegamenti tra oriente ed occidente lungo una direttrice terrestre e una marittima. La via terrestre partirà dalla Cina e toccherà Iran, Iraq, Siria e Turchia per poi tuffarsi nell’Europa continentale, mentre quella marittima passerà per Malesia, India, Sri Lanka e Kenya per poi attraversare il Mar Rosso e arrivare in Europa attraverso Atene e Venezia, dove si ricongiungerà con la via terrestre. L’unione di tre continenti mostra una visione economica nonché geografica di ciò che la Cina vede nel proprio futuro: riconquistare il titolo di Regno di mezzo – con l’importanza storica di supremazia a esso legata – e offrire nuove opportunità economiche a una costellazione di attori che vanno dal partner commerciale tedesco al difficile Medioriente.
Le nuove vie della setaD’altronde, lo sviluppo di rotte alternative per il trasporto dei beni si è fatto sempre più necessario. I gruppi manifatturieri si stanno spostando verso l’area centrale della Cina – o verso il più economico Vietnam – per la volontà della leadership di diminuire il gap economico tra le aree costiere più ricche e le più povere aree continentali. Trasportare i beni dalle aree interne verso Shanghai e Shenzhen e poi procedere con le rotte marittime richiede troppo tempo e il progetto della Nuova via della seta offre il vantaggio di rompere il bottleneck nelle ingolfate vie del Mar Cinese Meridionale.

COSA PREVEDE IL PROGETTO – Oltre agli accordi commerciali tra i diversi attori coinvolti, la Cina promette investimenti in infrastrutture necessarie a effettuare gli scambi. Una classica visione win-win per la Cina, la quale da una parte aiuterà i Paesi partner a sviluppare una ramificata rete d’infrastrutture, dall’altra si assicurerà investimenti strategici e lavori per le sue imprese. Gli sforzi del Dragone non si limitano allo sviluppo delle reti logistiche, ma vengono affiancati ad aiuti per settori industriali specifici e technology transfert dalla Cina. Il caso della Grecia, discusso nel box a seguire, spiega come la strategia non sia improvvisata o limitata alla creazione di ferrovie.

[toggle title=”L’esempio della Grecia” state=”close” ]

La Grecia occupa una posizione di riguardo nel grande scacchiere d’interessi cinesi. Quando nel 2010, in piena crisi del debito, tutti i Paesi europei si mettevano al riparo dalla tempesta greca, la Cina è stata l’unica a scommettere su una ripresa, piuttosto che sulla Grexit (uscita della Grecia dall’euro). Nonostante le cattive acque in cui versava il Paese, l’allora premier Wen Jiabao assicurò il suo sostegno, conscio dell’opportunità che veniva offerta ad Atene. La possibilità di inserirsi nelle infrastrutture elleniche e di usarle come base per l’espansione in Europa era un’occasione a lungo aspettata dagli economisti del Regno di mezzo: le risorse di cui la Cina è affamata sono facilmente reperibili tramite accordi con Paesi dell’Africa e dell’America latina in cambio d’infrastrutture. L’Europa è, però, un mercato maturo con alti standard di qualità richiesta e difficile penetrazione agli investimenti per l’acquisizione di know-how. La crisi ha creato l’opportunità – o meglio la debolezza – a vantaggio della Cina per acquisire ai prezzi voluti importanti strategic assets finalizzati a una lenta, ma inevitabile entrata dei prodotti cinesi nei mercati europei.

Tratto da Pechino e l’importanza della Grecia [/toggle]

D’altra parte nei tre anni di leadership di Xi Jinping e Li Keiqiang i Paesi da essi visitati non sono stati soltanto le grandi potenze, mostrando un diverso ordine di priorità − la prima visita di Xi negli Stati Uniti sarà alla fine di quest’anno.

IL PRIMO PASSO – Il valore dell’investimento del progetto non è ancora stato illustrato, ma dagli annunci ci si aspettano cifre che solo la Cina può sborsare. Inoltre, deve essere considerato il valore degli investimenti privati, delle State-owned enterprises (SOEs), delle joint ventures e dei prestiti che verranno forniti per i lavori. In un recente annuncio, comunque, sono stati previsti fondi per 40 miliardi di dollari per il Silk Road Development Fund, 10 miliardi per lo sviluppo della rete ferroviaria del Sudest asiatico, 10 miliardi per lo sviluppo della stessa rete nell’Europa centrale e 50 miliardi per l’Asia centrale. Tra le aree di frontiera della Cina viene sottolineato l’interesse per lo Xinjiang, regione fonte di problemi per le sue richieste di indipendenza da parte della popolazione di etnia uigura, quasi a volere sottolineare l’importanza strategica della zona nella creazione del corridoio occidentale e cancellare ogni pretesa di separatismo.

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Xian è l’antica capitale cinese da cui partiva la Via della seta

CHI GUADAGNA DAL PROGETTO? − L’idea della Nuova via della seta sembra essere venuta al presidente cinese Xi visitando l’area degli “Stan”, Paesi ricchi di risorse, ma poveri di connessioni. Il progetto, in realtà, sembra essere nell’aria già da molti anni, ma sono proprio Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Tajikistan a essere i grandi vincitori. Considerati mercati di frontiera, sono tra i 18 Paesi che saranno direttamente coinvolti nel progetto: a beneficiarne in maniera indiretta saranno più di 60.

SPILLOVER − Che gli obiettivi della Cina siano essenzialmente economici è innegabile. Un’interessante prospettiva però viene data dagli spillover di tale progetto. La chiave di lettura della creative diplomacy – e del principio di intervento senza interferenza – ci spiega il perché tale progetto è ben visto dagli Stati Uniti nonostante i benefici per il rivale. Uno sviluppo delle infrastrutture e delle connessioni con il resto del mondo dell’area centrasiatica e mediorientale può solo rendere la regione economicamente più stabile, con un occhio di riguardo al Pakistan e all’Afghanistan. D’altra parte entrambi i Paesi stanno tentando di creare un sistema di partenariato speciale che metta all’angolo l’altro, dove gli Stati Uniti contrappongono il TPP e il TTIP al progetto della Via della seta.

IL SOGNO CINESE – «The new silk road. One way one Dream»: con questo slogan la Cina ha presentato nel 2012 il gigantesco progetto di investimenti e accordi commerciali, in contemporanea con la declinazione del “Chinese dream” da parte del presidente Xi. Molti commentatori non hanno fatto a meno di notare la somiglianza nella scelta lessicale: il progetto declina un sogno di centralità della Cina – pronta a ristabilire il suo posto nel mondo come “Regno di mezzo” – in termini tanto economici quanto geopolitici: con l’implementazione di questo programma tale “sogno” di supremazia è un passo più vicino.

Federico G. Barbuto

[box type=”shadow” ]Un chicco in più

L’antica Via della seta era un percorso di circa 8mila chilometri lungo il quale si snodavano i commerci tra l’Impero cinese e l’Impero romano. Le sue diramazioni coprivano anche Giappone e Corea, nonchè Asia minore, Mediterraneo e Medio Oriente. Oltre al prezioso scambio di merci, sulla Via transitavano anche idee e invenzioni, coprendo concetti di matematica, geometria e astronomia e servendo da direttrici per la diffusione del manicheismo e del Buddismo.
La Via ebbe un ruolo determinante nello sviluppo delle antiche civiltà egizia, cinese, indiana e romana e nei collegamenti tra esse.

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Federico G. Barbuto
Federico G. Barbuto

Laureato in Scienze Politiche alla LUISS di Roma, dove ho anche conseguito un MA in International Relations, mi sono trasferito in Cina nel 2012 dove ho ottenuto un MA in Economics presso la Renmin University of China. Dopo aver lavorato in una compagnia di investimenti mi sono trasferito prima in Colombia e poi in Belgio, dove lavoro nel mondo dell’UE.

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