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Iran: l’assemblea degli esperti elegge una nuova guida

 Con l’attenzione internazionale rivolta verso i negoziati sul nucleare, la Repubblica Islamica attraversa una fase critica e si proietta ad affrontare importanti cambiamenti all’interno del suo establishment di potere.

Vediamo cosa simboleggia questa elezione e quale impatto potrebbe avere negli sviluppi del Paese.

VOTO E CANDIDATI FAVORITI – A 83 anni, l’ayatollah Mohammed Yazdi è stato eletto lo scorso 10 Marzo capo dell’Assemblea degli Esperti sulla Guida Suprema (dal persiano Majles-e Khobregan-e Rahbari), un organo istituzionale composto da 86 religiosi sciiti eletti ogni otto anni a suffragio universale dal popolo iraniano. Il suo incarico durerà eccezionalmente solo un anno, rispetto ai due che di norma spettano a questa carica. Il prossimo Febbraio, infatti, si voterà nuovamente per il rinnovo dell’intera Assemblea, in concomitanza con le elezioni parlamentari.

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Fig.1 – Assemblea degli Esperti, Iran

Il dibattito su chi dovesse succedere al conservatore Mohammad Reza Mahdavi Kani, l’anziana guida dell’Assemblea venuta a mancare lo scorso Ottobre, si snodava soprattutto attorno due dei quattro candidati proposti: Mahmoud Hashemi Shahroudi e Ali Akbar Hashemi Rafsanjani. Il primo, capo ad interim dell’Assemblea dopo la morte di Kani, era considerato il favorito soprattutto per le sue credenziali religiose ampiamente riconosciute nei circoli del clero sciita. Avendo ritirato la sua candidatura dopo la prima votazione, Shahroudi ha portato al ballottaggio Yazdi e Rafsanjani. Quest’ultimo rimane tuttora una figura di grande rilievo e influenza nella politica del Paese, sebbene l’approccio moderato, la vicinanza ai riformisti e l’appoggio al Presidente Rohani gli abbiano attratto l’opposizione degli elementi piĂą conservatori. Ex presidente della Repubblica Islamica, giĂ  guida dell’Assemblea degli Esperti dal 2007 al 2011, è dal 1989 Capo del Consiglio di Discernimento (anche chiamato Consiglio per i paperi di conformitĂ , mijma’-ye tahkhis-e nezam in persiano) un organo i cui membri sono nominati dalla Guida Suprema e il cui compito è quello di mediare tra le posizioni del Parlamento e quelle del Consiglio dei Guardiani, incaricato, invece, di monitorare la conformitĂ  degli atti parlamentari con la shari’a. Emerge anche da queste rapide e lapidarie informazioni il complesso quadro politico iraniano, un’architettura talvolta farraginosa in cui ogni organo può considerarsi necessario perchĂ© legato indissolubilmente ad un altro che, di fatto, lo “controlla”. Rafsanjani si era proposto nuovamente alla guida dell’Assemblea dimostrando la sua presenza attiva nel complesso sistema istituzionale iraniano, ma contrariamente alle aspettative, è riuscito a ottenere solo 24 voti.

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Fig.2 – Il Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran Rohani e l’ayatollah Ali Rafsanjani

IL RUOLO DELL’ASSEMBLEA – La funzione centrale dell’Assemblea degli Esperti è quella di nominare – senza scadenza temporale – la Guida Suprema, monitorare il suo operato e (almeno in linea teorica) destituire lo stesso rahbar qualora la sua condotta venga giudicata non idonea o si verifichino violazioni della Costituzione. Oltre ad avere il controllo sulle forzi militari e sul corpo giudiziario, il rahbar detiene di fatto il potere su tutti gli organi della Repubblica, e tra le altre cose, avrĂ  anche l’ultima parola sull’auspicato accordo sul nucleare. Con il poco tempo a disposizione (solo un anno), sembra abbastanza inverosimile che Mohammad Yazi possa guidare l’Assemblea verso la nomina della prossima Guida Suprema, eppure il suo “schieramento ideologico” potrebbe spiegare la motivazione della sua elezione. Yazdi è stato capo della magistratura per un decennio dalla morte di Khomeini (1989), è un religioso conservatore, ma non ultraradicale come è stato erroneamente definito da una parte della stampa internazionale. La composizione ideologica dell’Assemblea è un elemento da non sottovalutare, poichĂ© avrĂ  un ruolo decisivo nella nomina del prossimo rahbar. Una figura conservatrice come quella di Yazdi non solo determina continuitĂ  con la guida precedente, ma rassicura anche una parte consistente e centrale della classe politica iraniana. Era, infatti, alquanto inverosimile che la guida dell’Assemblea, un organo che teoricamente si propone decisivo per la natura stessa della Repubblica Islamica, fosse assegnata ad un esponente vicino ai riformisti, come Rafsanjani, irritando la componente radicale che vi si oppone.

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Fig.3 – La Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei

LA SUCCESSIONE DI KHAMENEI – Nelle ultime settimane una presunta fuga di notizie aveva fatto circolare la voce di un ricovero della Guida Suprema, l’ayatollah Sayyed Ali Khamenei, classe 1939, le cui condizioni di salute stanno accelerando il dibattito sulla figura che dovrĂ  rivestire il suo incarico. Il 5 Marzo la testata israeliana “The Jesusalem Post” ha pubblicato una fotografia, certamente falsa, che ritraeva il rahbar su un letto di ospedale, incoraggiando le speculazioni sul peggioramento delle sue condizioni di salute. Seppur Khamenei sia apparso in pubblico nei giorni seguenti, facendo crollare la pretesa di una sua possibile uscita di scena, gli interrogativi sul suo successore rimangono un tema di stringente attualitĂ . Probabilmente sarĂ  la prossima Assemblea a nominare la nuova Guida Suprema, scegliendo un candidato tra i Grandi ayatollah iraniani. Si tratterĂ , tuttavia, di un evento eccezionale per il consiglio dei religiosi sciiti che solo una volta (dalla fondazione della Repubblica Islamica) si è trovato a svolgere lo stesso compito con la (controversa) nomina di Ali Khamenei. Attualmente non vi sono figure di spicco tra le alte cariche del clero sciita iraniano. L’unica figura di rilevo, investita anche del titolo di marja’-e taqlid (“fonte di imitazione”, il piĂą alto grado nella gerarchia religiosa sciita) è l’ex guida dell’Assemblea Hashemi Shahroudi, le cui origini irachene (dunque non persiane) lo porrebbero direttamente ai margini. Ugualmente inverosimile risulta la formazione di un Consiglio Direttivo composto da religiosi incaricati di esprimere una leadership unitaria, a causa della pluralitĂ  delle fazioni interne al regime. In conclusione, la Repubblica Islamica dell’Iran si affaccia a una fase di importanti cambiamenti nella sua politica interna, difficili da prevedere data la complessitĂ  dell’apparato istituzionale e dalla scarsa trasparenza che ne consegue. Le trasformazioni interne impatteranno considerevolmente anche il ruolo regionale del Paese.

Giorgia Perletta

[box type=”shadow” align=”center”]Un chicco in piĂą

Per chiarire la complessa struttura politica iraniana si rimanda ad una cartina disponibile su questo articolo di Limes.

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Foto: D-Stanley

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Giorgia Perletta
Giorgia Perletta

Accento abruzzese e occhi di mandorla, un mix che dalla nascita (un Martedì del 1990) mi ha tatuato addosso le forti radici e l’esotismo d’Oriente. Sono dottoranda in Istituzioni e Politiche presso l’UniversitĂ  Cattolica di Milano dove ho conseguito una laurea in Sociologia e Giornalismo, una (magistrale) in Relazioni Internazionali e, (non c’è due senza tre), un Master in Middle Eastern Studies. Ho vissuto per 5 mesi a Seul -quando da Nord schieravano i missili al confine dichiarando lo stato di guerra- e lavorato a Milano in una redazione tele-giornalistica nazionale. La mia rosa dei venti punta verso il Medio Oriente e, soprattutto, verso l’Iran, Paese che mi ha fatto innamorare di una molteplicitĂ  dei suoi aspetti; tra questi il Persiano, che ho iniziato a studiare un’estate all’UniversitĂ  di Teheran.

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