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L’incertezza dell’economia argentina

In attesa delle prossime elezioni presidenziali e dei cambiamenti nella politica economica la crescita argentina continua a rallentare. Servono misure urgenti per affrontare la scarsa competitività e l’elevata inflazione, ma i merca sembrano guardare con fiducia al futuro del Paese

DIFFICOLTĂ€ – Il caso Nisman e le recenti tensioni politiche hanno distolto l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica dall’altro scenario poco favorevole in Argentina: l’economia. Il Paese sudamericano, infatti, sembra scivolare nuovamente in una delle sue ricorrenti crisi. Il rigoroso controllo dei cambi e gli elevati tassi di inflazione hanno eroso il potere di acquisto dei consumatori e colpito duramente il settore industriale, mentre lo scarso afflusso di investimenti suggerisce che, almeno nel breve periodo, non vi saranno cambiamenti rilevanti. Le caute stime del Fondo Monetario Internazionale prevedono una contrazione del PIL per l’anno in corso del 2.8% con un trend negativo per i prossimi anni, rispettivamente del 2.5% nel 2016 e del 2.2% nel 2017. Un contesto internazionale poco favorevole, caratterizzato da una  riduzione della domanda interna e bassi prezzi delle materie prime, ha reso il modello economico basato sul surplus fiscale e commerciale inadeguato a sostenere i tassi di crescita degli scorsi anni. La volatilitĂ  dell’economia argentina è così legata in maggior modo a due ordini di problemi che si ripercuotono sulla bilancia commerciale: da una parte la scarsa competitivitĂ  nei mercati internazionali, dall’altra la svalutazione della moneta.

VECCHIO DILEMMA – Le grandi opportunitĂ  di crescita e i vantaggi competitivi iniziali della svalutazione del peso (la moneta del Paese) e del contesto internazionale, favorevole per gli alti prezzi delle commodities, sono stati persi a causa dell’inflazione. Quest’ultima è un problema persistente che nemmeno il Governo della Kirchner è riuscito a dominare e di cui non sempre sono stati forniti dati attendibili e trasparenti; mentre secondo le statistiche ufficiali, i prezzi dal 2010 al 2012 sono cresciuti annualmente al ritmo del 10%, per gli analisti del FMI l’inflazione è oltre il 20%. L’Argentina è il secondo Paese al mondo con i tassi piĂą elevati d’inflazione (la precede solo il Venezuela) e le politiche di contenimento dei prezzi si sono rivelate con il tempo inadeguate a frenare gli effetti sulla distribuzione dei beni. Secondo i dati della Confederazione argentina delle PMI, solo nello scorso anno, si è registrata una contrazione del mercato interno del 4,9%. La distorsione dei prezzi non solo ha generato sfiducia nella popolazione, gli aumenti salariali non hanno compensato l’aumento dei prezzi, ma soprattutto tra gli investitori esteri. Il calo dei prezzi delle materie prime, in particolar modo la soia, ha generato, invece, una stretta sulla valuta estera proveniente dalle esportazioni e di conseguenza difficoltĂ  ad acquisire le materie prime necessarie allo sviluppo industriale. Nel primo bimestre 2014, infatti, il saldo positivo della bilancia commerciale è stato di 79 milioni di dollari, il risultato piĂą basso degli ultimi 14 anni, per effetto della minore competitivitĂ  dei prodotti, dell’aumento dell’import di energia e del calo dei prezzi internazionali dei prodotti agricoli esportati come soia, mais e farina.

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L’inflazione continua a tormentare l’economia argentina

ACCESSO AL CREDITO – Le difficoltĂ  di accesso al credito internazionale, la scarsa credibilitĂ  del Governo argentino nei mercati finanziari e l’inversione di tendenza dei prezzi delle materie prime, grazie al rallentamento delle piĂą grandi economie emergenti in particolare la Cina, hanno reso Buenos Aires sempre piĂą dipendente dallo scenario internazionale. Cristina Kirchner ha cercato di prendere tempo per traghettare il Paese all’inizio del nuovo anno, concludendo un accordo di interscambio di moneta, (currency swap), con la Cina. Lo scorso Luglio il presidente Xi Jinping ha concesso, così, l’erogazione di un prestito di 815 milioni di dollari vincolati all’acquisto d’importazioni cinesi e al finanziamento di opere legate al gigante asiatico, che ha dato ossigeno alle casse della Casa Rosada. Nonostante il clima di incertezza, sia sotto il profilo economico sia politico, che aleggia nel Paese, la borsa e il mercato internazionale danno nuova fiducia all’Argentina. Da inizio anno i titoli pubblici hanno recuperato posizioni e il “rischio paese”, misurato attraverso lo spread di rendimento tra i tango bond e i titoli di Stato statunitensi è diminuito del 19%.

IL FUTURO – La fiducia dei mercati è in contrasto con l’attuale crisi politica, ma il mondo della finanza guarda giĂ  al prossimo anno, certi che l’opposizione, seppur frammentata, avrĂ  posizioni piĂą vicine al mercato e mostrerĂ  un atteggiamento di apertura per la risoluzione della controversia sugli “hedge fund”. Quel che è certo è che, oltre la credibilitĂ , il successore di Cristina Kirchner dovrĂ  attuare misure per favorire l’aumento di competitivitĂ  e la crescita finanziaria. A otto mesi dalle elezioni presidenziali è difficile che l’attuale Governo possa attuare i provvedimenti necessari a risanare nell’immediato la situazione; piuttosto, il vincitore delle prossime presidenziali si troverĂ  di fronte uno scenario economico di recessione, inflazione e mancanza di investimenti nel medio periodo. Nonostante l’economia argentina continuerĂ  a dipendere dall’andamento del mercato internazionale, su cui l’influenza del Governo avrĂ  poco conto, importanti cambiamenti dovranno essere attuati sul fronte interno; la crescita economica dipenderĂ  sempre piĂą dall’aumento di investimenti per sviluppare la sua capacitĂ  produttiva e dalla riconquista delle libertĂ  economiche. Un netto cambio di strategia sembra necessario, e per scongiurare una nuova crisi le riforme dovranno concentrarsi sul contrasto alla fuga di capitali e al rafforzamento del comparto industriale.

Annalisa Belforte 

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Un chicco in più

Il think tank americano Heritage Foundation nella classifica annuale sulla libertĂ  economica ha dato all’Argentina il posto numero 169 su 178. Maggiori informazioni sono disponibili qui.

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Annalisa Belforte
Annalisa Belforte

Sono nata a Roma nel 1982, ho conseguito la laurea triennale in Economia della Cooperazione Internazionale e quella magistrale in Scienze della Politica presso la Sapienza. Mi affascina molto la Teoria Politica e la crisi del sistema democratico, oggetto della mia tesi di laurea. Appassionata e curiosa di conoscere le dinamiche che regolano i rapporti tra Stati, per questo attualmente frequento un Master in Geopolitica.

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