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Australia e Iran: l’inizio di un dialogo costruttivo

È Julie Bishop il primo Ministro degli Affari Esteri australiano a recarsi a Teheran dopo più di dieci anni. L’incontro, avvenuto con la controparte iraniana, si è incentrato su questioni bilaterali, regionali e internazionali.

L’INCONTRO – L’invito, avanzato dal Ministro degli Esteri Javad Zarif, risale a un precedente meeting che ha avuto luogo nel mese di Ssettembre a New York, momento in cui i due leader ebbero già modo di discutere a lungo su un’ampia gamma di tematiche che tuttora coinvolgono entrambi i Paesi. Il viaggio del Ministro degli Affari Esteri Julie Bishop è stato ulteriormente motivato, come lei stessa ha affermato in una conferenza stampa rilasciata il 18 Aprile a Teheran, dal cambiamento dell’atteggiamento iraniano in seguito ai negoziati avvenuti a Losanna. Obiettivo della visita era di proseguire sulla scia delle precedenti discussioni, riprendendo i problemi relativi: alle innumerevoli richieste iraniane di asilo politico; il coinvolgimento australiano a supporto del Governo iracheno nella lotta contro i jihadisti del Daesh; il sostegno fornito alle parti affinché possano essere definiti, entro Giugno, i dettagli dell’accordo nucleare fra Iran e i membri del Consiglio di Sicurezza assieme alla Germania. La visita si compie in un momento in cui il Medio Oriente affronta molteplici sfide, fra cui quelle poste in essere dal sedicente Stato Islamico che oggigiorno dissemina il terrore in tutta la regione. Scelta esemplare, infine, quella del Ministro australiano (ma non per questo da tutti condivisa) di indossare il velo all’arrivo a Teheran il mese scorso.

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Fig. 2 – Julie Bishop con il Ministro degli Esteri iraniano Zarif

L’IRAN RIFIUTA IL RITORNO FORZATO DI RIFUGIATI IRANIANI – È vano il tentativo del Ministro degli Affari Esteri Julie Bishop di convincere la controparte a rimpatriare gli innumerevoli iraniani in cerca di asilo politico di cui molti hanno già visto le loro richieste rigettate. L’apertura del dialogo, tuttavia, ha avuto risvolti positivi. L’ottenimento di rassicurazioni sul trattamento da destinare a coloro che presto o tardi potrebbero effettuare il proprio rientro in Iran, lascia lontanamente presagire un’evoluzione e dei risultati più concreti nel prossimo dialogo consolare che avrà luogo in Australia, su invito del Ministro degli Esteri Bishop. Esplicito riferimento è stato fatto a chi non rappresenta un vero e proprio rifugiato, escludendo di fatto qualsiasi possibilità d’insediamento in Australia. Anche il tema dei diritti umani è stato ampiamente affrontato: il Ministro Zarif in tal senso ha assicurato un’accoglienza conforme al pieno rispetto dell’inviolabilità dei diritti della persona umana, in seguito alle numerose accuse ricevute sui maltrattamenti arrecati a coloro che si fossero convertiti al Cristianesimo.

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Fig. 3 – Incontro tra Bishop e il Ministro degli Esteri iracheno Al-Jafaari (febbraio 2015)

IL RUOLO AUSTRALIANO IN IRAQ – Nel corso dell’incontro Julie Bishop ha specificato i contenuti della presenza australiana in Iraq, finalizzata principalmente al supporto delle forze di sicurezza irachene. Il Ministro, ha parlato di coinvolgimento “proporzionato”, “limitato” nel tempo e ridotto nella partecipazione agli attacchi aerei della Coalizione. Il colloquio ha, in aggiunta, evidenziato il livello di collaborazione necessario fra Iran e Australia, e all’interno della Coalizione più in generale, affinché sia realmente possibile ostacolare le azioni degli estremisti. Impedire allo Stato Islamico di conquistare sempre maggiori porzioni di territorio e infliggere atroci sofferenze ai civili siriani e iracheni, rappresenta un imperativo comune. L’Iran ricopre un ruolo più che mai centrale nella guerra in Iraq. L’unico timore da parte australiana è che tale supporto fornito alle milizie sciite non oltrepassi alcuni limiti (le armi fornite agli Houti nello Yemen, ad esempio). Sempre in termini di cooperazione, la questione della minaccia è stata affrontata con il Presidente Hassan Rohani, ribadendo nuovamente il ruolo e l’estensione che la missione australiana avrebbe avuto nella regione, su invito e consenso del Governo iracheno. L’avvio delle discussioni ha permesso alle parti di convergere sull’idea di poter trarre maggior beneficio dalla condivisione dell’intelligence, che in tal senso consentirebbe anche di tracciare australiani intenzionati ad abbandonare il proprio Paese e combattere schierandosi con i seguaci di Al Baghdadi.

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Fig. 4 – Esuli iraniani a Sydney manifestano contro il regime di Teheran

IN ATTESA DELL’ACCORDO SUL NUCLEARE – Un notevole passo avanti è stato compiuto nei recenti negoziati avvenuti a Losanna, ove l’Iran e le cinque potenze del Consiglio di Sicurezza assieme alla Germania, hanno stabilito un quadro all’interno del quale definire entro il 30 Giugno i dettagli dell’accordo sul nucleare iraniano. L’ottimismo anima l’incontro fra Julie Bishop e la leadership iraniana convinta che si possa raggiungere un accordo equilibrato. La possibile svolta derivante dalla conclusione di un’intesa, favorirebbe positivamente le relazioni di molti paesi con l’Iran, che esercita un’influenza rilevante nella regione. Tuttavia, la decisione per l’Australia di revocare le sanzioni in corso contro il Paese, dipenderà profondamente dal risultato definitivo dei colloqui con le Nazioni Unite. Se un accordo non dovesse essere raggiunto, danneggerebbe molte delle relazioni occidentali che potrebbero essere instaurate in un futuro non molto lontano con l’Iran; fra queste anche quelle già avviate con l’Australia, lasciando però da parte molte delle questioni bilaterali che necessitano e dovranno essere risolte fra i due Paesi, come il rimpatrio di molti immigrati iraniani in cerca di asilo politico. Numerose sono state le critiche avanzate sui negoziati dal Premier israeliano Netanyahu, temendo che la situazione di stallo non impedisca più avanti all’Iran di dotarsi di una bomba atomica. Obama aveva lanciato un chiaro messaggio a riguardo, affermando che se gli iraniani avessero mentito, il mondo lo avrebbe saputo. Inoltre, come ricorda il Ministro degli Affari Esteri Julie Bishop, l’Iran ha la più grande comunità ebraica fuori da Israele nel Medio Oriente. La sicurezza che si possa raggiungere un risultato condivisibile poggia sul reciproco rammarico che per troppi anni l’ostilità abbia allontanato due Paesi come gli Stati Uniti e l’Iran; questi negoziati rappresentano una grande occasione per ricucire lo strappo e tessere un progressivo, si spera, riavvicinamento che non interesserà solo gli statunitensi.

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più

Julie Bishop, oltre ad indossare il velo, si astiene dallo stringere in pubblico la mano ai leader politici iraniani, come richiesto dal protocollo. L’ultima visita di un Ministro australiano in Iran risale al 2003. Durante l’incontro a Teheran, l’allora Ministro per l’immigrazione Philip Ruddock riuscì a raggiungere un accordo per il rimpatrio di 190 cittadini iraniani. Ad incentivare il viaggio in Iran, il sequestro di decine di ostaggi avvenuto lo scorso Dicembre, a Sydney in una caffetteria, per opera di un iraniano, Man Haron Monis, rifugiato politico.[/box]

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Federica Daphne Ierace
Federica Daphne Ierace

Classe 1992, ho conseguito recentemente la laurea magistrale (cum laude) in Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano. Ad oggi la mia attenzione è interamente dedicata ad alcune tematiche di difesa – approfondite con degli studi al King’s College di Londra – e in particolar modo alla dimensione cyber. Ambito affascinante e sempre ricco di novità, è proprio in quest’ultimo che si concentrano le mie analisi, osservandone l’impiego strategico e le nuove dinamiche geopolitiche.

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