Caffè Lungo – Le conseguenze politiche derivanti dal conflitto in Ucraina hanno messo a dura prova la resilienza energetica del continente europeo, la cui sostenibilità è stata garantita dall’accesso al mercato globale del GNL, innescando un drastico processo di ripolarizzazione che ne ha cambiato struttura e percezione strategica.
LA RIMODULAZIONE DEL MERCATO DEL GNL IN ASIA
La crescente rilevanza del gas naturale liquefatto (GNL) è confermata dalle statistiche che segnalano un incremento del 67% dei volumi di GNL collocati sui mercati globali nell’arco dell’ultimo decennio. Nel 2022 il 43% del gas commercializzato su scala globale è stato proprio GNL, i cui volumi sono aumentati del 5% rispetto all’anno precedente, contribuendo a globalizzare un mercato regionalizzato come quello del gas naturale. Il 60% di questo GNL è stato prodotto da tre Paesi: Qatar, Australia e Stati Uniti. La produzione globale di GNL è stata indirizzata per il 65% verso i voracissimi mercati asiatici e per il 30% verso quelli europei. Le statistiche ci raccontano che la produzione record esportata nel 2022 ha permesso al Qatar di sottrarre all’Australia il primato sulla produzione globale di GNL, la cui commercializzazione è stata indirizzata per il 70% in Asia e per circa il 25% in Europa. Entrando nello specifico, il 30% del GNL qatarino destinato in Asia è stato inoltrato in Cina, il principale cliente di Doha, che nel 2022 ha raddoppiato le importazioni dall’emirato registrate l’anno precedente. Un quantitativo simile a quello destinato in Cina è stata invece ripartito tra i mercati di India e Corea del Sud. Il rafforzamento di Doha nel mercato cinese ha evidenziato la ripolarizzazione del mercato del gas asiatico, dove l’Australia ha ridotto del 20% le esportazioni verso la Cina, dirottando il 15% della propria produzione in Giappone, dove invece le importazioni provenienti dal Qatar sono crollate del 70%. L’incremento delle importazioni dal Qatar risulta particolarmente significativo perché registrato in un anno in cui le importazioni di GNL cinesi sono calate del 15%, ridimensionando in particolar modo le forniture provenienti da Stati Uniti (-80%), Egitto (-75%) e Nigeria (-70). Questo sviluppo è stato determinato sia dal raddoppio dei volumi di metano importato via gasdotto dalla Russia, che dall’incremento della produzione domestica cinese. La ripolarizzazione del mercato del gas ha assunto connotati globali soprattutto perché l’exploit orientale del Qatar è coinciso con il degrado del 47% delle forniture di GNL statunitense diretto nel continente asiatico, dove il crollo delle esportazioni in Cina ha trovato eco anche in India (-40%), Giappone (-40%), Pakistan (-90%) e Corea del Sud (-35%). Unica eccezione a questo trend è stata Taiwan, dove le comunque modeste forniture americane sono aumentate del 20%. Anche la Federazione Russa ha segnato un leggero ridimensionamento delle proprie esportazioni di GNL in Asia, essenzialmente dovuto al ridimensionamento della domanda di Corea del Sud e Taiwan, parzialmente compensato da un lieve incremento delle esportazioni verso il Giappone (+4%).
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Un impianto per la lavorazione del gas naturale liquefatto (GNL) nello Stato australiano del Queensland
L’EUROPA TENUTA A GALLA DALLE METANIERE
Le conseguenze del conflitto in Ucraina hanno trasformato radicalmente il mercato del gas europeo, dove le importazioni di gas russo importato via gasdotto nel 2022 sono quasi dimezzate rispetto all’anno precedente, scendendo da 167 miliardi di metri cubi a 81. Il drastico ridimensionamento della Russia ha reso la Norvegia il principale fornitore di metano dell’Europa, con i suoi 116 miliardi di metri cubi inoltrati via gasdotto. Se il sistema energetico del continente europeo ha retto all’evoluzione politica del mercato lo si deve alla riduzione del 12% dei consumi, ma soprattutto all’incremento del 56% delle importazioni di gas naturale liquefatto. All’interno di questa nuova equazione energetica che ha dirottato in Europa qualcosa come 170 miliardi di metri cubi di GNL, spicca il ruolo degli Stati Uniti, le cui esportazioni verso l’Europa sono aumentate del 135% rispetto al 2021, rendendoli i principali fornitori di GNL del vecchio continente, privilegiando in particolar modo paesi come Belgio (+1050%), Francia (+260%), Regno Unito (+210%), Italia (210%) e Spagna (+100%). Il considerevole flusso di GNL americano inoltrato in Europa è stato permesso da un incremento della produzione del 10% e in misura significativa anche dal degrado delle esportazioni destinate in Sud America (-60%) e in Asia (-47%), un mercato che ha assorbito la totalità della produzione di GNL australiano. Anche il Qatar, per quanto impegnato a consolidare la propria posizione commerciale in Asia, è riuscito comunque ad incrementare del 25% le proprie esportazioni verso l’Europa, di cui quasi l’80% è stato ripartito tra Regno Unito, Italia e Belgio. Entrando nel dettaglio, i volumi di GNL qatarino importati in Europa hanno registrato tassi incrementali significativi in Francia, dove sono triplicati, e in Belgio, dove sono raddoppiati rispetto all’anno precedente, segnando un cospicuo ritracciamento solo in Spagna (-40%), dove un incremento delle importazioni sarebbe stato vanificato dalla mancanza delle infrastrutture idonee a collegarla adeguatamente alla rete di distribuzione europea. Considerazioni che hanno verosimilmente pesato sul crollo del 400% delle importazioni spagnole di GNL algerino che, invece, ha incontrato una domanda decisamente più favorevole in Italia (+15%) e Francia (+6%), sebbene le esportazioni complessive dirette in Europa siano calate del 13%. Essenziale, per quanto contraddittorio nel quadro politico, è l’incremento del 12% delle importazioni di GNL russo in Europa, incontrando in particolar modo la domanda di Turchia (+300%), Francia (+56%), Spagna (+53%) e Belgio (+52%), crollando invece nel Regno Unito (-83%).
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Una piattaforma norvegese per l’estrazione di gas naturale nel Mare del Nord
I JUNIOR PARTNER ENERGETICI DELL’EUROPA
Per quanto singolarmente abbiano contribuito con volumi relativamente modesti, le esportazioni aggregate di gas naturale liquefatto proveniente da Nigeria, Egitto, Trinidad e Tobago, Norvegia, Angola, Perù e Oman hanno fornito all’Europa un quantitativo prossimo ai 35 miliardi di metri cubi. Nello specifico, pur se ridimensionate del 7% rispetto al 2021, le esportazioni nigeriane hanno contribuito a sostenere le domande di Regno Unito (+400%) e Spagna (+32%), seppur a discapito di clienti consolidati come Francia (-60%) e Italia (-32%). Il comunque lieve degrado delle importazioni nigeriane è stato tuttavia compensato con l’incremento del 160% delle importazioni di GNL egiziano, assorbito prevalentemente da Francia (+550%) e Italia (+100%). L’Europa ha potuto contare poi anche sull’incremento del 70% delle importazioni di GNL proveniente da Trinidad e Tobago, essenzialmente dirette in Francia (+400%), Italia (+50%) e Spagna (+9%). Di rilevanza simile sono state anche le importazioni di GNL norvegese, aumentate di ben il 1750%, raggiungendo mercati inediti come quello di Francia (+300%), Regno Unito (+200%), Italia (+100%), Belgio (+100%) e Spagna (+100%). Aumentate del 260% anche le importazioni di GNL angolano, seppur a fronte di volumi modesti. Anche le importazioni provenienti dal Perù hanno registrato un sostanzioso incremento del 77%, privilegiando in particolar modo il mercato britannico (+175%). Riferimento finale merita l’Oman, che nel 2022 ha iniziato ad esportare anche in Europa, trovando mercato in Spagna (+500%) e Italia (+100%).
Antonino Spina
Immagine di copertina: “83-LNG” by Rob Oo is licensed under CC BY