Caffè Europeo – Probabilmente la testa dei greci sarà lontana dalle gesta dei selezionati dal ct. Portoghese Fernando Santos, ma i loro cuori, in cui il calcio ha un angolo tutto suo, saranno sicuramente con la nazionale. Dopo l’addio dell’artefice del miracolo di Lisbona del 2004 “Re” Otto Rehhagel, la Grecia si è trasformata in un gruppo solido con un gioco semplice ma efficace. Una vittoria a Kiev non servirebbe certo a lenire le piaghe dell’austerity e dell’addio al benessere ma darebbe ai giovani rimasti in patria l’illusione di una speranza anche solo per una notte.
L’AUTOGOL DELLE OLIMPIADI – Sembra assurdo in realtà ma se si volesse tracciare il punto di partenza del tonfo dell’economia pubblica bisogna andare indietro al 2004, l’anno del ritorno della fiaccola olimpica nella patria dei giochi in grado di interrompere mali, tensioni e guerre. Stavolta però il Monte Olimpo ha giocato un brutto scherzo ad Atene dato che le spese insostenibili per rendere il paese scintillante davanti agli occhi dei media ha portato i conti pubblici al baratro odierno. Naturalmente le Olimpiadi del 2004 furono solo l’apice di una gestione sconsiderata delle entrate statali, in una tradizione della storia recente fatta di bilanci truccati e buchi nascosti per guardarsi dagli attacchi delle varie opposizioni e dalle sanzioni della Commissione Europea. La verità è che finora l’economia greca aveva vissuto al di sopra delle sue possibilità, in una situazione perfettamente paragonabile alla bolla immobiliare degli Stati Uniti scoppiata nel 2009. Ai vincitori delle elezioni di giugno, non resterà che ripartire dai cocci antichissimi, ma pur sempre cocci, o “prendere il toro per le corna” in una metafora di argentina memoria.
IL FUORICLASSE E I SENATORI DELLO SPOGLIATOIO – Proprio mentre i convocati in nazionale daranno battaglia sui campi di Polonia e Ucraina, ben altro scontro infuocherà le piazze e le strade di Atene, in quella che si preannuncia come la più dura campagna elettorale nella breve e tempestosa storia della democrazia greca. Lo spettro politico si è quantomai rarefatto verso le ali più estreme, dai comunisti duri e puri alla sinistra radicale di Syriza, la coalizione che ora raccoglierebbe dal 28 al 22% dei consensi, grazie alla figura del nuovo leader carismatico Alexis Tsipras. Il trentottenne con una laurea in ingegneria civile è il vero fuoriclasse della scena politica, l’unico in grado di avvolgersi nella bandiera della voglia di novità e cambiamento, checchè ne pensino i vecchi senatori di Nea Demokratia e Pasok, Samaras e Venizelos. Tsipras, pur basandosi su un programma fondato sul rifiuto dei piani della troika, potrebbe driblare le fasce esterne infilandosi in un centro lasciato ormai scoperto dal vuoto dei partiti moderati. Anche sul piano internazionale, come nel calcio, chi gioca per se senza convolgere la squadra, il più delle volte è destinato a restare sconfitto.
UN PO’ MENO DI TRECENTO – Saranno 23, non 300 i calciatori compresi nella lista finale di Santos, niente Termopili stavolta ma una scampagnata in Europa centrale con tanto di spola tra il confine polacco-ucraino. Pur non essendo “guerrieri” di tradizione internazionale, solo 2 le partecipazioni ai Mondiali e 3 agli Europei, sono stati capaci dell’impresa storica nella tana portoghese durante la finale di Lisbona del 2004, un miracolo quotato dai bookmakers 1 a 150. La spina dorsale della selezione è formata dai centrocampisti Giorgos Karagounis e Kostas Katsouranis e dal colosso dell’attacco Georgios Samaras, tutti reduci della vittoria in Portogallo e degni sostituti per la mancanza di vere e proprie star del calcio internazionale. Due le giovani promesse in grado di sollecitare l’appetito degli osservatori europei, il difensore granitico Kyriakos Papadopoulos in forza allo Schalke 04 e la baby stella del centrattacco Sotiris Ninis, playmaker del Panathinaikos nato in Albania. Pur avendo rispettivamente meno di 42 anni in due, il centrale e l’ala d’estro sono già il germoglio della nazionale che verrà.
Ἢ τὰν ἢ ἐπὶ τᾶς – Tranquilli, nessun errore di carattere, solo la trascrizione di un antico motto in uso a Sparta tra le mogli dei frugali guerrieri “Ē tān ē epi tās”, “Con lo scudo o su di esso” questo l’augurio migliore che i supporters della nazionale potranno fare ai loro eroi. La storia conferma che nei momenti di maggior pericolo la statura morale e la dedizione, una sorta di memoria storica del tempo che fu, hanno salvato la Grecia dal baratro, senza l’aiuto di quegli stessi dei che già nell’antichità non si curavano delle pene degli uomini. Il tabellino del girone conferma la voglia di stupire della nazionale ellenica, capace di mantenere ferma a zero la quota delle sconfitte grazie ai goal di Samaras e del compagno di reparto dai piedi buoni Theofanis Gekas. Insieme a Ninis sono i componenti dell’attacco nel 4-1-2-3 molto portoghese e poco greco coniato da Santos. Chissà che proprio uno di loro non accenda la torcia, come fece Prometeo, riportando la luce in una patria sommersa dal buio e dalle ombre della paura.
IL BLOCCO ORIENTALE – Polonia, la nazione ospitante, Russia, antica superpotenza dei campi da calcio e Repubblica Ceca, la vera testa di serie del gruppo, questi gli sfidanti della Grecia per la conquista del diritto di passaggio agli scontri diretti. La vera sfida sarà fermare Robert Lewandowski, attaccante polacco in grado di portare il Borussia Dortmund al titolo e di godersi il riconoscimento di miglior giocatore della Bundesliga. 30 gol e 8 assist questo il bottino personale di Lewandowski, poco più in là troviamo invece Alan Dzagoev, trequartista del CSKA Mosca e talento russo insignito del titolo di miglior esordiente nel 2008-2009, insieme alla promessa inesplosa Andrey Arshavin i due crucci maggiori per la Grecia. La maggiore sfida nell’incontro con la Repubblica Ceca non sarà tanto sulle spalle della difesa quanto sui tre attaccanti titolari ellenici, a loro l’arduo compito di superare il redivivo portiere pigliatutto del Chelsea Petr Cech. Il cammino della grecia nel gruppo A si preannuncia ricco di insidie, la soluzione dell’enigma della qualificazione sta nel dosare la giusta miscela di esperienza, storia e novità, fondando sulle colonne delle glorie passate il nuovo tempio votato al misterioso dio del calcio.
IL SILENZIO DEI SAGGI – Se provate a chiedere ad un tifoso greco dove pensa che possa arrivare la nazionale agli Europei del 2012, probabilmente vi risponderà con un sorriso malizioso, in silenzio. “Il silenzio, per i saggi, è una risposta” così parlava Euripide, sommo poeta tragico, ma chissà che la sua sentenza non possa rappresentare la risposta a coloro che già spingono Germania e Spagna verso il trono di squadra campione d’Europa. Dopo mesi di triste austerità, di scenari a tinte fosche e di fuga dei cervelli da quella che era insieme all’Italia la culla della civiltà occidentale, in Grecia c’è una voglia immensa di gustarsi la rivincita dopo tutti i giudizi negativi, a volte irripetibili, accusati sempre in silenzio nel corso della crisi. Chissà che proprio tra il campo e le urne elettorali non giunga il verdetto sul futuro del paese, come tradizione impone deciso in democrazia, nella speranza che dai cocci incisi si ottenga un vaso colmo di speranza, l’unica benzina per la ripresa. Da sempre in terra greca il valore del singolo è soppesato in base alla sua utilità al gruppo, anche alla vigilia di quest’Europeo, è sulle spalle dei greci dimostrare che “l’Unione” fa la forza.