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L’importanza della posizione

In occasione del cinquantenario dell’indipendenza delle Samoa, il Primo Ministro ha criticato le politiche australiana e statunitense nella regione, elogiando invece la flessibilità e l’affidabilità cinesi. Il Paese, infatti, è centrale nell’arco insulare del Pacifico meridionale, cosicché Canberra e Washington mostrano segnali di preoccupazione nei confronti dell’ormai stabile presenza di Pechino. Le Samoa non vantano importanti risorse economiche, ma la loro posizione geografica le rende un tassello imprescindibile per la sicurezza della frontiera dell’ANZUS

 

LE SAMOA CINQUANTA ANNI DOPO – Quest’anno, il mese di giugno delle Isole Samoa è dedicato al cinquantesimo anniversario dell’indipendenza. Tuttavia, le celebrazioni sono state accolte dagli alleati occidentali con cortese distacco a causa delle dichiarazioni del primo ministro, Tuilaepa Aiono Sailele Malielegaoi, il quale ha pubblicamente redarguito gli Stati Uniti, l’Australia e la Nuova Zelanda, rivolgendo, al contempo, parole di elogio e amicizia alla Cina. In più occasioni, durante le celebrazioni, il capo del governo ha parlato dei trascorsi economici delle Samoa, riconoscendo l’impegno internazionale per i progetti di sviluppo. Interpellato dalla stampa circa i livelli del debito nazionale – riguardo al quale Canberra e Wellington esprimono preoccupazione – e sulla consistenza dei prestiti a tassi estremamente bassi provenienti da Pechino, Malielegaoi, però, ha risposto con decisione. «Il finanziamento delle nostre opere pubbliche, – ha detto, – non rientra negli accordi di partenariato con Nuova Zelanda, Australia o altri Stati. L’unica eccezione è la Cina».

 

LA «FLESSIBILITÀ» CINESE – L’ingresso dei capitali della Repubblica Popolare nelle Samoa non è certo una novità, giacché i rapporti tra i due Paesi perdurano dagli anni ’70 e, molto spesso, Apia (la capitale delle Isole) ha sostenuto Pechino nelle sedi internazionali. Tuttavia, il ricorso al credito cinese sta divenendo pratica sempre più diffusa nel Pacifico meridionale, poiché facilmente accessibile a tutta la popolazione e correlato ad accordi di cooperazione politico-economica vantaggiosi per i governi locali. «Australiani e neozelandesi, – ha affermato il Primo Ministro samoano, – sono preoccupati dell’influenza dei cinesi nel Pacifico, ma siamo stati noi (le Isole Samoa, n.d.a.) a invitarli. Abbiamo chiesto alla Cina di supplire a quelle nostre carenze per le quali Australia e Nuova Zelanda non possono fare niente. I cinesi sono stati estremamente flessibili con i programmi che abbiamo loro proposto, come quando, cinque anni fa, ci hanno anticipato 80 milioni di dollari per il ripianamento del debito, nonostante noi avessimo appena negato alla Repubblica Popolare il nostro supporto su alcuni temi internazionali».

 

IL MONITO AGLI USA – L’interesse di Pechino è il rafforzamento della propria posizione nell’arco insulare oceanico, al fine di avere accesso alle ingenti risorse minerarie dell’area, nonché di esercitare un maggior controllo dei traffici marittimi tra l’Oceano Indiano e il Pacifico, con ovvia pressione sugli Stati Uniti. Malielegaoi ha illustrato questo concetto con estrema chiarezza ai primi di giugno: «Dire che Washington e Pechino utilizzano la diplomazia degli assegni (chequebook diplomacy) per guadagnare influenza nel Pacifico meridionale è una sciocchezza, perché gli Stati Uniti si sono a lungo disinteressati della regione. Gli USA sono attratti solo dalle aree di conflitto, e vi dico anche il perché: le guerre servono a sostenere la loro industria, la loro macchina bellica». Secondo il Primo Ministro samoano, invece, Washington trascurerebbe il settore in quanto zona pacifica, grazie anche all’equilibrio che la Cina aiuta a mantenere con la propria politica di sostegno economico.

 

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IL VALORE GEOPOLITICO DELLE SAMOA – Le preoccupazioni australiane e statunitensi circa la presenza cinese alle Samoa potrebbero risultare, al primo impatto, immotivate o eccessive, perché, oltretutto, le Isole non hanno nemmeno risorse tali da giustificare un confronto tra le potenze. Eppure, la loro valenza è prettamente geopolitica: osservando una mappa, infatti, è possibile notare come le Samoa siano centrali nell’arco insulare del Pacifico meridionale, ossia abbiano una posizione strategica fondamentale per il presidio dell’area, confinando, inoltre, per mare, con le Samoa Americane, territorio USA. In un momento nel quale l’Australia è sospesa tra il timore della discesa delle potenze regionali antagoniste (Cina, India e Indonesia), la mancanza delle risorse necessarie a continuare a esercitare una pressione reattiva e la volontà statunitense di tornare a impegnarsi direttamente nel Pacifico meridionale, le Samoa divengono un tassello fondamentale di quella che è effettivamente la frontiera dell’ANZUS. Questo è lo schema che da circa cinque anni si sta mostrando sempre più chiaramente nello scacchiere, ma, allo stato dei fatti, la penetrazione cinese nella regione ha un’arma da non sottovalutare, cioè la possibilità di attuare politiche di soft power, soprattutto nei settori del credito e delle infrastrutture, operando anche in perdita nel medio periodo.

 

Beniamino Franceschini

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Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’UniversitĂ  di Pisa, sono specializzato in geopolitica e marketing elettorale. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa. Ho un gatto bianco e rosso chiamato Garibaldi.

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