Caffè lungo – Nonostante la sentenza della Corte internazionale dell’Aia del 2016 che negava a Pechino la liceità di reclamare il controllo esclusivo sul Mar Cinese Meridionale, nelle scorse settimane è stato individuato un’importante contingente navale cinese a largo delle Filippine che minaccia di incrinare i rapporti tra i due Governi.
1. TENSIONE TRA MANILA E PECHINO
Il 7 marzo scorso la guardia costiera filippina ha avvistato a largo di Manila, precisamente sulla Julian Felipe Reef, un contingente di 220 navi di proprietà della Repubblica Popolare Cinese. In risposta a questo “attacco”, il Governo di Manila ha deciso di formalizzare una protesta diplomatica a Pechino, spiegando che quelle acque si trovano a 320 chilometri da Bataraza, nelle Filippine, e che quindi Pechino non può esercitarvi alcun diritto.
La Cina ha dapprima posizionato numerose imbarcazioni nella zona, affermando che queste fossero utilizzate solamente per l’attività di pesca. Con l’aumentare delle imbarcazioni però il Governo di Manila ha iniziato a temere che quella flotta fosse un preludio alla volontà di Pechino di affermarsi sul territorio e controllarne autonomamente i traffici. Delfin Lorenzano, Ministro della Difesa filippino, ha duramente criticato l’operato di Pechino: secondo lui, infatti, non solo questo comportamento rischia di ledere le relazioni sino-filippine, ma rischia anche di destabilizzare il delicato equilibrio geopolitico presente nella zona.
Fig. 1 – Il Presidente filippino Rodrigo Duterte con Xi Jinping nel maggio 2017
2. RUGGINI DI VECCHIA DATA
Già più di 20 anni fa, nel 1995, la Cina aveva tentato di prendere il controllo del Mischief Reef, un atollo a 250 chilometri dall’isola di Padawan, nelle Filippine. Il Governo di Manila si era da subito lamentato formalmente con Pechino, ma quest’ultimo aveva rimandato le proteste al mittente, affermando che si trattasse di una permanenza temporanea dovuta alla mera attività di commercio ittico.
Quanto affermato dal Governo cinese non è però successivamente corrisposto a verità: infatti la Cina ha iniziato, una volta stabilita la sua egemonia sull’atollo, a militarizzare l’area, fino a renderla una vera e propria base navale e aerea. Giunti a un punto cruciale della contesa, nel 2016 Manila ha deciso di portare Pechino di fronte alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia, con l’accusa di aver occupato in maniera illegittima il territorio. Per tutta risposta la Cina, giudicata colpevole, non solo si è rifiutata di riconoscere la sentenza, ma successivamente ha fatto sapere di ritenerla “uno scandalo”, di fatto non liberando mai quei luoghi dal proprio dominio.
Queste rivendicazioni derivano da presupposti storici legati alla cartografia cinese: nel 1947 l’allora Repubblica di Cina aveva pubblicato una cartina che conteneva i territori che secondo il Governo di Nanchino erano di loro proprietà. Fra quelli inclusi nella cartina figurava anche gran parte del mare circostante, che da lì in poi sarebbe stato conteso tra molti dei Paesi circostanti, fra cui Taiwan, Brunei e Vietnam. Ad oggi Pechino non ha mai abbandonato l’idea di allargare la sua egemonia in tale territorio: dal 1947 sono state infatti costruite molte isole artificiali per poter tenere la zona sotto controllo e sono state ancora di più le volte in cui il Governo cinese si è scontrato con altri Paesi per il controllo di altre isole (come ad esempio le Isole Diaoyu, o Senkaku, contese con il Giappone).
Fig. 2 – Una delle strutture cinesi costruite sulla Mischief Reef, area da tempo al centro della contesa diplomatica tra Manila e Pechino
3. LA POSIZIONE DEGLI USA
Sin dalle prime battute di questo conflitto gli USA si sono dichiarati al fianco di coloro che si sentono minacciati dal potere di Pechino. Il neo-Presidente Joe Biden si è più volte recato in visita nei luoghi contesi con l’intento di rimarcare il fatto che il Governo cinese non ha alcun diritto di reclamarli. Inoltre il principale obiettivo di Washington è quello di arginare per quanto possibile l’ascesa del potere cinese nel Mar Cinese Meridionale. Le relazioni filippino-americane hanno goduto in passato di un ottimo rapporto, basato su tutela e cooperazione, specialmente in chiave anticinese. Oggi, nonostante i rapporti si siano un po’ deteriorati, entrambi sono consapevoli che collaborare per limitare Pechino sia la miglior soluzione. Inoltre Washington invia periodicamente aerei militari per controllare la situazione nelle zone contese ed è auspicabile pensare che la situazione rimanga immutata fino a che le relazioni fra Manila e Pechino non miglioreranno. Sarà ora dunque necessario osservare come la Cina reagirà alla presa di posizione statunitense.
Niccolò Ellena
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