Con il lancio del nono e del decimo satellite prosegue il programma europeo Galileo per la navigazione satellitare. Facciamo il punto della situazione con alcune prospettive future.
ALTRI DUE SATELLITI IN ORBITA – L’11 settembre scorso il vettore russo Soyuz (nella sua versione europea) è stato lanciato dalla base spaziale dell’Agenzia Spaziale Europea (European Space Agency – ESA) nella Guyana francese. A bordo trasportava due satelliti del sistema di navigazione e posizionamento satellitare europeo, meglio noto come Galileo. Il lancio è perfettamente riuscito e l’ultimo stadio del razzo ha posizionato le due piattaforme nell’orbita prevista dove, tramite alcune manovre, sono state portate in posizione corretta per l’attivazione, anche questa avvenuta con successo.
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Fig. 1 – Rappresentazione artistica dei satelliti Galileo in orbita
SITUAZIONE DEL SISTEMA – Il sistema Galileo è stato ideato con una collaborazione tra la Commissione Europea e l’ESA. La prima si occupa dell’erogazione dei servizi, mentre l’Agenzia si occupa della gestione tecnica e dei lanci. L’idea di un GNSS (Global Navigation Satellite System – sistema globale di navigazione satellitare) europeo nacque dall’esigenza di mettersi al riparo dalle eventuali degradazioni o disattivazioni del sistema statunitense GPS. Galileo avrà quattro modalità di segnale:
- Open service – simile al segnale GPS di uso comune e disponibile gratuitamente;
- Commercial service – più preciso rispetto all’Open e disponibile a pagamento;
- Search and Rescue – affiancherà il COSPAR-SARSAT nella localizzazione di persone in pericolo;
- Public Regulated Service – segnale altamente criptato e resistente alle interferenze per uso da parte di autorità civili ed eventualmente militari.
L’ultimo lancio ha portato a dieci il numero di satelliti in orbita del sistema Galileo. Di questi però, ne sono operativi nove poiché uno dei primi quattro – quelli della fase di collaudo in orbita – è fuori uso da tempo a causa di un problema al sistema di accumulo e distribuzione dell’energia. Inoltre, i satelliti numero cinque e sei sono in un’orbita non ottimale a causa del problema al lancio avuto nell’agosto 2014. Dopo diversi studi, l’ESA, con opportune manovre, è riuscita a portarli in una posizione che ne permette l’utilizzo, anche se non ottimale.
Fig. 2 – Lancio di due satelliti Galileo a bordo del vettore Soyuz
PROSPETTIVE – Il programma Galileo ha subito numerosi ritardi nei lanci dei satelliti, a causa di difetti di costruzione delle piattaforme e della scarsa disponibilità del vettore Soyuz. Per questo motivo non è riuscito a rispettare la prima delle scadenze poste dalla Commissione Europea, ossia l’inizio della fase pre-operativa, con i primi servizi erogati, entro il 2014. L’accordo tra ESA, Commissione e Airbus Defence and Space permetterà di effettuare due lanci di quattro satelliti ognuno utilizzando il vettore pesante europeo Ariane-5, consentendo un’accelerazione nella messa in orbita del sistema al netto di eventuali ulteriori ritardi. L’obiettivo rimane il completamento della costellazione di trenta satelliti entro il 2020 per avviare la fase operativa con tutti i servizi disponibili. Al momento, il programma Galileo è costato più di 5 miliardi di euro, una cifra che potrebbe aumentare ulteriormente. Quando sarà operativo, il sistema sarà interoperabile con in GPS statunitense (del quale è prevista la terza generazione che, dati alla mano, surclasserà Galileo nelle prestazioni) e non avrà interferenze né con il sistema cinese BeiDou – anch’esso operativo a partire dal 2020 – né con il GLONASS russo.
Emiliano Battisti
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più
BeiDou – Il sistema di navigazione cinese è operativo localmente (sulla Cina) dal 2010 e a livello regionale (Asia-Pacifico) nel 2012. Diventerà globale entro il 2020 con 35 satelliti in orbita. Come gli altri sistemi GNSS avrà applicazioni sia civili sia militari.
GLONASS – Il sistema fu sviluppato durante gli anni Settanta e il primo lancio avvenne nel 1982. Il GLONASS fu completato nel 1995, ma, successivamente, il budget spaziale russo non era sufficiente a sostituire i satelliti che progressivamente terminavano la loro vita operativa, con la conseguenza che il sistema non riusciva a coprire neanche il territorio russo. Fondi aggiuntivi e la nuova postura internazionale della Russia permisero al sistema di risalire a rango di “locale” nel 2010 e di riottenere lo status di “globale” nel 2011. Al momento, il GLONASS ha 29 satelliti in orbita. [/box]
Foto: dlr_en