Seconda parte dell’articolo sulla successione al potere in Cina: sviluppo sociale, rinnovamente del modello economico e apertura agli investimenti. Temi cari ai Paesi occidentali, ma in verità anche alla Cina. Senza dimenticare un tema che sembra attraversare l’Oceano: la trasformazione del sistema sanitario
(II. Segue. Rileggi qui la prima parte)
UN MODELLO INSOSTENIBILE – La sfida più ardua con cui la quinta generazione di leader si dovrà misurare è rappresentata dalla ricerca di un nuovo modello di sviluppo socio-economico per il Paese, che sia al contempo di successo e sostenibile. Trent’anni di riforme e apertura economica, hanno portato all’istituzione di un sistema in Cina che ha trasformato il Paese in una locomotiva della crescita, segnata da gravi squilibri e distorsioni, il cui successo sembra ormai essere giunto al limite. Dal punto di vista economico, tali squilibri sono determinati dalla specificità del modello di sviluppo cinese, in cui la crescita è guidata dalle esportazioni, dagli investimenti diretti esteri, dalle grandi imprese di proprietà statale legate al Partito e da gruppi di interesse del mercato finanziario e immobiliare. Dal punto di vista sociale, la Cina è uno dei paesi emergenti col maggior divario tra ricchi e poveri, al quale si aggiunge la presenza di un limitato welfare state e un sempre più diffuso inquinamento e degrado ambientale.
STRADA VECCHIA O NUOVA? – Il tema della sostenibilità del modello di crescita cinese è da tempo al centro del dibattito non solo interno ma anche internazionale. E’ ormai universalmente riconosciuta la necessità della Cina di passare da un’economia trainata dalle esportazioni, tipica dei paesi emergenti, il cui equilibrio è attualmente minato dall’elevato surplus della bilancia commerciale e dalle ingenti riserve di valuta estera, ad un’economia trainata dalla domanda interna. Già la leadership uscente aveva iniziato a misurarsi con questa sfida inserendo nel 12° Piano Quinquennale le linea guida marco-economiche ritenute necessarie a ribilanciare l’economia del Paese e renderla sostenibile nel medio periodo. Per raggiungere tale fine, l’amministrazione Hu-Wen si è prodigata negli ultimi anni a stimolare la domanda interna e in particolar modo i i consumi privati, tramite l’aumento dei salari, l’aumento delle spese destinate alla sicurezza sociale e l’alleggerimento del peso fiscale.

INNOVAZIONE E MODERNIZZAZIONE – Il processo di graduale riequilibrio dell’economia dipenderà anche dall’abilità della nuova leadership di potenziare non solo la capacità economica, ma anche tecnologica del Paese. Ciò dovrà passare in primo luogo attraverso il necessario processo di rivitalizzazione delle industrie cinesi, secondo le parole chiave “innovazione” e “modernizzazione”. L’amministrazione Hu-Wen aveva già iniziato ad agire seguendo questa rotta, attraverso l’introduzione accelerata di moderne tecnologie nelle industrie più tradizionali, garantendo maggior investimenti per scienza, tecnologia, istruzione, ricerca e sviluppo e attraverso la creazione di meccanismi atti a tutelare i diritti di proprietà intellettuale. La rigorosa aderenza alla visione di “sviluppo scientifico”, inteso come sviluppo armonico e programmato con metodo, rigore e sistematicità, che ha caratterizzato la dirigenza uscente, potrebbe essere la scelta determinante da compiere per la nuova leadership per vincere questa sfida. Il processo di revisione dell’economia cinese condurrà la nuova leadership a scontrarsi anche con l’annosa questione della penalizzazione delle imprese private rispetto a quelle di Stato, sulla scia della grande trasformazione iniziata nel 1978 e non ancora portata a compimento.
Attualmente a livello di élite cinese si vanno a scontrare gli interessi dell’imprenditoria privata, che contribuisce per circa un terzo del PIL della Cina, con le grandi imprese di stato, i cui leader essendo nominati dal Partito devono in primo luogo attenersi all’agenda politica. Le grandi imprese di Stato, che sono concentrate nei settori chiave dell’economia cinese come l’energia, le risorse naturali, le telecomunicazioni e le infrastrutture, se all’estero tendono ad espandersi facilmente grazie all’accesso al credito da parte delle banche, in Cina tendono a dominare gli appalti pubblici, chiudendo il mercato alle aziende straniere e strozzando la concorrenza, contribuendo a provocare la distorsione dell’economia.
…E TANTO ALTRO – Altre sfide che dovranno affrontare la nuova leadership sono rappresentate da questioni sociali, come la crescente iniquità tra ricchi e poveri, la gestione del processo di urbanizzazione nelle città e del profondo malcontento percepito nelle aree rurali, dove i contadini, rappresentano ormai da tempo la principale fonte di petizioni e proteste. Il dibattito sulle riforme di carattere socie in Cina ruota attorno poi alla richiesta di introduzione un sistema assistenziale dello Stato omnicomprensivo, che includa anche pensioni e assistenza sanitaria. A tal fine il governo cinese è nell’ultimo decennio già impegnato, destinando ingenti risorse ad una drastica trasformazione del sistema sanitario nazionale, caratterizzato dalla scarsa accessibilità dei servizi sanitari e dalla scarsa adeguatezza dei trattamenti erogati. La riforma del sistema sanitario deve avvenire non solo tramite la creazione e il rafforzamento di un sistema sanitario pubblico, ma anche modificando la gestione sanitaria che attualmente mira a erogare trattamenti remunerativi a prescindere dalla loro utilità ed efficacia.
Martina Dominici