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Il ruolo dell’Iran nel futuro dell’Afghanistan

Miscela strategica – Con l’avanzamento del nuclear deal l’Iran è in una posizione geopolitica meno debole rispetto al passato. L’Afghanistan rappresenta un punto importante nelle mire espansionistiche iraniane a livello politico-culturale ed economico. Per poter estendere il proprio raggio di influenza sull’intera regione Teheran dovrà rimanere in equilibrio tra numerose questioni legate alla ricostruzione dell’Afghanistan

POSTURA STRATEGICA – L’Afghanistan confina a ovest con l’Iran, a sud e a est con il Pakistan, con la Cina nella parte più orientale, a nord con il Turkmenistan, l’Uzbekistan e il Tagikistan.
Geopoliticamente è il punto di convergenza di tre regioni – l’area del Golfo Persico, l’Asia centrale e l’Asia meridionale, ed è geograficamente prossimo a diverse potenze nucleari o aspiranti tali – Cina, India, Pakistan, Russia e Iran.
Tale collocazione geografica fa sì che gli equilibri interni del Paese siano frutto di diverse influenze esterne, e al contempo fattore determinante negli equilibri geopolitici delle zone più e meno vicine – con tensioni che, per decenni, sono state regolate proprio sul terreno afgano. In particolare:

  • Per quanto riguarda l’area del Golfo Persico, le dinamiche coinvolgono principalmente Iran, Iraq e Arabia Saudita.
  • Nell’Asia meridionale, l’elemento geopolitico più rilevante sono le continue tensioni Indo-Pachistane specialmente in Kashmir.
  • Tre Stati dell’Asia centrale confinano con l’Afghanistan. Divenuti indipendenti nel 1991, sono stretti tra le mire egemoniche della Russia e la volontà di costruirsi un ruolo più forte e indipendente.

L’Iran ha una posizione geopolitica strategica che collega il Sud e Centro del continente asiatico, il Caucaso e il Medio Oriente. È il quarto Paese al mondo per riserve petrolifere e di gas naturale. Gli sviluppi del nuclear deal lasciano un Paese più libero dalle costrizioni politiche ed economiche dovute alle precedenti sanzioni internazionali. In questo contesto, l’Iran ha molte partite da giocarsi nella ricostruzione dell’Afghanistan, per espandere il proprio ascendente politico-culturale sulle regioni vicine e arrivare fino a quelle circostanti anche sul piano delle attività economiche.

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Afghanistan e Iran in numeri, secondo il CIA World Factbook

[one_half] Afghanistan

  • Paesi confinanti (6): Cina (91 km), Iran (921 km), Pakistan (2,670 km), Tajikistan (1,357 km), Turkmenistan (804 km), Uzbekistan (144 km)
  • Religioni: Musulmani 99.7% (Sunniti 84.7 – 89.7%, Sciiti 10 – 15%), altri 0.3% (2009 est.)
  • Popolazione: 32,564,342 (luglio 2015.)
  • Gruppi etnici: Pashtun, Tajik, Hazara, Uzbek, altri (Dati statistici piùprecisi non sono al momento disponibili. Secondo la CIA, la costituzione Afgana del 2004 riconosce 14 gruppi etnici : Pashtun, Tajik, Hazara, Uzbek, Beluci, Turkmen, Nuristani, Pamiri, Arabi, Gujar, Brahui, Qizilbash, Aimaq, and Pashai)
  • Produzione di petrolio: 1,950 milioni di barili al giorno (2012)
  • Esportazioni di petrolio: 0 barili al giorno (2010)
  • Importazioni di petrolio: 0 barili al giorno (2010)
  • Produzione di gas naturale: 140 milioni di metri cubi (2012)
  • Consumo di gas naturale: 140 milioni di metri cubi (2012)
  • Rifugiati: Rifugiati afgani  in Pakistan 241,641 (2015) [/one_half]

[one_half_last] Iran 

  • Paesi confinanti (7): Afghanistan (921 km), Armenia (44 km), Azerbaijan (689 km), Iraq (1,599 km), Pakistan (959 km), Turchia (534 km), Turkmenistan (1,148 km)
  • Gruppi etnici: Persiani, Azeri, Curdi, Lur, Beluci, Arabi, Turkmeni e tribù Turkic
  • Religioni: Musulmani 99.4% (Sciiti 90-95%, Sunniti 5-10%), altri (inclusi Zoroastriani, Ebrei e Cristiani) 0.3%, non specificati  0.4% (2011)
  • Produzione di petrolio: 3113 milioni di barili al giorno (2013)
  • Esportazioni di petrolio: 1322 milioni di barili al giorno (2013)
  • Importazioni di petrolio: 0 barili al giorno (2013)
  • Produzione di gas naturale: 166.6 milioni di metri cubi (2013)
  • Consumo di gas naturale: 162.2 milioni di metri cubi (2013)
  • Rifugiati: 2.4 milioni (1 milione registrati, 1.4 milioni non registrati) in Afghanistan; 32000 in Iraq (2014) [/one_half_last][/box]

POSSIBILI INFLUENZE IRANIANE –  L’Afghanistan attuale non è un contesto politicamente ed economicamente stabile. Pochi giorni fa il Presidente degli Stati Uniti Barak Obama ha comunicato la decisione di mantenere nel Paese una presenza di truppe statunitensi più consistente di quanto programmato, e per gran parte del 2016. La loro presenza dovrebbe poi essere ridotta, ma il programma del ritiro rimane incerto – e non è escluso che venga ulteriormente modificato. L’Iran, come gli Stati Uniti, mira a un Afghanistan più stabile, ma – per ragioni di sicurezza ed egemonia regionale – non troppo forte. Teheran ha mantenuto legami stretti con Kabul sia durante il governo Karzai che durante l’attuale governo Ghani, finanziando la costruzione di infrastrutture e cercando di creare zone di influenza sciita, per esempio nell’area di Herat. L’Iran, da tempo impegnato nel mantenere contatti con le minoranze sciite in Afghanistan, mira ad usarne i territori come trampolino per espandere la sua sfera di influenza sciita nella macro-regione circostante, a dispetto dei gruppi di religione sunnita e dell’Arabia Saudita. In aiuto alla costruzione di un ruolo forte in Afghanistan, è la conclusione parziale del nuclear deal che dà respiro all’economia e alla politica di questo Paese.
L’Afghanistan è uno dei maggiori partner economici iraniani. Il Governo di Teheran ha bisogno di conservare questa partnership, ma anche di fare dell’Afghanistan un corridoio per l’espansione dei crocevia commerciali con l’Asia. Esistono tuttavia annose frizioni con l’Afghanistan in grado di influenzare, se non minare, il ruolo dell’Iran nel futuro afgano. La presenza statunitense non dovrebbe costituire un grosso problema, dato che Iran e Stati Uniti sono allineati sul non volere un Paese in mano ai Talebani e al Pakistan. Le tensioni potrebbero però nascere proprio nei confronti del Pakistan e a causa dello stesso. Il Governo di Islamabad è stato un importante partner commerciale di Teheran durante il periodo delle sanzioni contro il programma nucleare, ma si trova in posizione ambigua su una serie di questioni. Il Pakistan è legato fortemente ai Talebani e ai gruppi afgani di orientamento sunnita. Tensioni potrebbero sorgere se il Paese fomentasse  in particolare due gruppi etnici – pashtun e beluci – che vivono anche sui due lati della Durand Line. Il rapporto tra Iran e Pakistan ha di recente subito duri colpi riguardo ai beluci e alla Durand Line. In aggiunta, i Talebani hanno già avuto il supporto di Islamabad in passato, contro ogni volontà di Teheran di vederli al Governo dell’Afghanistan. A tutto questo si aggiungono tensioni non risolte tra Kabul e Teheran su un numero esorbitante di rifugiati afgani che si trovano in Iran e sul problema decennale del traffico di oppio prodotto in Afghanistan, che transita per l’Iran prima di raggiungere l’Europa e altre aree geografiche. Ma la storia non finisce qui. Se espandiamo il nostro punto di vista sulle dinamiche regionali, l’Afghanistan appare una pedina molto importante per gli equilibri futuri: il suo territorio potrebbe tornare a essere il campo di battaglia tra Arabia Saudita e Iran, ma soprattutto del conflitto sunniti-sciiti. L’Afghanistan potrebbe costituire terreno di scontro tra India e Pakistan per questioni di egemonia e costringere l’Iran a giochi di equilibrio non troppo facili, viste le attuali buone relazioni economiche e politiche con l’India. Ciò rischia di acuire le tensioni già in nuce con il confinante Governo pachistano.

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Fig. 1 – Le etnie della regione afgana

NON FACILI EQUILIBRI –  È molto probabile che l’Iran continui a giocare un ruolo fondamentale nella ricostruzione dell’Afghanistan, ma non è escluso che debba pagare un grosso prezzo per mantenere il proprio equilibrio geopolitico. Si è cercato di arginare la questione del narcotraffico tra Afghanistan e Pakistan in vari modi, ma il problema resta cronico. Il denaro proveniente dal traffico di oppio e droghe serve a finanziare le attività dei Talebani e di altri gruppi in Afghanistan, ma crea anche problemi di corruzione e dipendenza da droghe tra le popolazioni afgana e iraniana. Le tensioni potrebbero aumentare se gli afgani non riuscissero ad arrestare il flusso di oppio, o non volessero farlo. In aggiunta, milioni di rifugiati afgani si trovano in Pakistan e Iran. Come già avvenuto, quest’ultimo potrebbe rivalersi sull’Afghanistan su questo fronte attraverso la deportazione dall’Iran dei rifugiati afgani – alcuni dei quali sono stati assoldati come combattenti anti-sunniti e pro-Assad in Siria. Nel periodo delle sanzioni internazionali legate al nucleare, il deteriorarsi della situazione economica iraniana ha portato a proteste e maltrattamenti contro i profughi afgani.
Ma una delle maggiori partite in Afghanistan si gioca sul supporto e sull’influenza dell’Iran sulle minoranze sciite del Paese, in particolare Tajiks e Hazaras. Finora gli equilibri con il Pakistan su questo punto sono stati mantenuti, seppure Islamabad sia storicamente legata ai pashtun e ai Talebani. Ma, sulla base di frizioni di altro tipo, il Pakistan potrebbe fomentare questi e altri gruppi per destabilizzare totalmente l’Afghanistan. Recentemente i Talebani hanno guadagnato terreno in Afghanistan, rivendicando la presa di alcune località. La situazione potrebbe peggiorare nel caso in cui il Pakistan scegliesse di aumentare il proprio sostegno a questi gruppi a causa, per esempio, delle tensioni con Teheran nei territori di confine. Ma il fenomeno si potrebbe scatenare pesantemente, e mettere a repentaglio il lavoro di ‘ricostruzione’ iraniano, nel caso in cui l’Afghanistan diventasse teatro di scontro tra Arabia Saudita e Iran per questioni di supremazia culturale-religiosa e politica. Vista la situazione di tensione in Medio Oriente e il sostegno di Arabia Saudita e Iran a gruppi sciiti e sunniti in vari conflitti regionali, il terreno di battaglia ha buone probabilità di allargarsi. In questo contesto, i sauditi hanno perso l’appoggio incondizionato di Washington che ha mostrato una sorta di apertura verso gli sciiti.
Le mire economiche di Teheran potrebbero costituire un fattore di scontro con il Pakistan. Teheran ha investito molto nel delineare l’Afghanistan come “corridoio” commerciale della regione e collegamento con l’Asia. Nel farlo non ha trascurato i suoi rapporti commerciali con il Pakistan, ma ha comunque sempre stretto la collaborazione con l’India a discapito del ruolo commerciale di Islamabad nell’intera regione. Per esempio, le tensioni potrebbero acuirsi riguardo ai porti di Gwadar (Mare Arabico) e Chabahar (Golfo dell’ Oman) dato che l’India sta aiutando l’Iran a sviluppare il porto di Chabahar per facilitare scambi economici tra India, Afghanistan e Asia Centrale. In questo senso l’ Afghanistan è centrale per gli interessi economici pachistani più che per l’Iran: mentre quest’ultimo, infatti, ha accesso diretto ai mercati centro-asiatici attraverso il confine col Turkmenistan, la via più diretta agli stessi mercati, per il Pakistan, passa attraverso l’Afghanistan.

Aree sotto il controllo di ISIS - Fonte: New York Times
Fig. 2 – Aree sotto il controllo di ISIS. Fonte: New York Times

 

ULTERIORI ELEMENTI CONTESTUALI –  Ulteriori elementi potrebbero contribuire a rafforzare o destabilizzare il ruolo dell’Iran in Afghanistan e nella regione circostante:

[one_half] La disputa sulle risorse idriche – L’Iran e il Pakistan dipendono in parte dalle risorse d’acqua proveniente dall’Afghanistan. In passato si sono verificate dispute tra Teheran e Kabul riguardo alla zona del fiume Helman – il più lungo dell’Afghanistan –  e all’utilizzo delle sue acque, specialmente nei periodi di siccità. Tali problemi potrebbero ripresentarsi al più presto, anche perché l’Iran mira a espandere le sue attività economiche in vari settori, e l’acqua è una risorsa più che fondamentale per la produzione agricola e non.

Il fattore ISIS – Il gruppo terroristico dell’ISIS o Stato Islamico, di matrice sunnita, si estende in Iraq e Siria, ma le mire espansionistiche potrebbero facilmente portarlo in Afghanistan – avvisaglie di questo fenomeno e infiltrazioni dell’ISIS in territorio afgano si sono già verificate. Viste le tensioni tra sunniti e sciiti, l’ultima cosa che l’Iran vorrebbe vedere è un Afghanistan debole in mano a gruppi terroristici, per di più di matrice sunnita. Questo non solo destabilizzerebbe il ruolo dell’Iran nella regione, ma sposterebbe il conflitto Iran-Arabia Saudita su un piano più ampio, con ripercussioni su molti Paesi dell’area – e potenzialmente indebolendo l’Iran.[/one_half]

[one_half_last] I Talebani – Le mire strategiche di Stati Uniti, Iran, India e Russia sono allineate sul non voler lasciare l’Afghanistan in mano ai Talebani. In queste ultime settimane i Talebani hanno rivendicato la conquista di alcuni territori, marcando un certo avanzamento in Afghanistan. In questo gioco di equilibri, l’Iran dovrà sforzarsi di forgiare al meglio le proprie relazioni con Stati Uniti, India, Russia da una parte, mantenendo dall’altra un equilibrio nei rapporti con il Pakistan – sede di importanti figure di riferimento per i Talebani e capace di scatenare tensioni in diverse aree, armando e fomentando la rabbia di gruppi terroristici e non in vari Stati.

TAPI Pipeline e Iran-Pakistan Pipeline – Il Turkmenistan ha recentemente spinto l’acceleratore sulla costruzione della Turkmenistan – Afghanistan – Pakistan – India Pipeline. Ma anche l’Iran e il Pakistan hanno in progetto di costruire un altro oleodotto, in cui la Cina dovrebbe essere coinvolta. L’oleodotto ha già creato tensioni tra Iran e Pakistan in passato e non è detto che non lo faccia nuovamente. La TAPI Pipeline rischia di tenere fuori dai giochi l’Iran e includere almeno due dei suoi maggiori partner commerciali. Se si verificasse un voltafaccia pachistano sulla questione della Iran-Afghanistan pipeline, l’Iran farebbe più fatica a tessere le sue trame di espansione economica nella macro-regione circostante. [/one_half_last]

[one_half] [box type=”warning” align=”” class=”” width=””] RISCHI

Ecco una lista dei rischi in cui incorre l’esercizio dell’influenza iraniana in Afghanistan e nella zona circostante:

  • Aumento delle tensioni tra Iran e Pakistan in caso di appoggio pachistano ai Talebani e a gruppi ribelli, specialmente al confine tra i due Paesi.
  • Inversione di rotta nelle relazioni economiche tra Pakistan e Iran se quest’ultimo si avvicinasse troppo all’India. Il Pakistan è stato e rimane un importante partner commerciale da cui l’Iran non può staccarsi completamente.
  • Mancata o incompleta risposta dei gruppi sciiti afghani alla “chiamata” di Teheran in termini culturali e politici. Le prime avvisaglie si sono già viste – sembra, infatti, che questi gruppi siano in parte contrari al sistema di governance afghano.
  • Un tentativo di destabilizzazione del programma di espansione sciita dovuto all’Arabia Saudita che potrebbe fomentare gruppi ribelli in vari Stati dell’area. Il Pakistan potrebbe rispondere alla richiesta d’aiuto del suo partner saudita e armare gruppi di ribelli facendo dell’Afghanistan uno dei campi di battaglia principali. [/box][/one_half]

[one_half_last][box type=”note” align=”” class=”” width=””] VARIABILI

Alcune tra le variabili che potrebbero influire sul tipo di ruolo che Teheran riesce a ritagliarsi in Afghanistan :

  • Andamento delle relazioni politiche ed economiche tra Iran e Pakistan.
  • Andamento delle relazioni tra Pakistan e India, diretto nemico di Islamabad.
  • Atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti delle mire espansionistiche sciite.
  • Mancanza di volontà del governo di Kabul nel risolvere le annose questioni di narcotraffico, corruzione, risorse idriche e rifugiati. [/box][/one_half_last]

Annalisa De Vitis

Foto: Zoi Environment Network

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Annalisa De Vitis
Annalisa De Vitis

Appassionata di geopolitica, strategia militare e cinema. Il mio background va dagli studi di relazioni internazionali a quelli di comunicazione politica. Ho studiato in Italia, Belgio e Stati Uniti. Dopo aver concluso un dottorato di ricerca in politica estera e comunicazione, svolgo studi a e analisi per organizzazioni e università statunitensi ed europee che si occupano di politica estera. Il mio focus  è  il Medioriente e ho un particolare interesse per gli studi sul terrorismo.

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