Alexis Tsipras ha ottenuto il “mandato forte” che aveva richiesto e, da poco più di due mesi, è in condizioni di controllare praticamente in solitaria la metà del parlamento. La Grecia ha continuato così a seguire il terzo piano di salvataggio, ma le difficoltà fin qui incontrate non sono state affatto delle inezie. Lascia inoltre qualche perplessità il totale silenzio del Fondo monetario internazionale nonostante sia ben nota l’assenza della sua firma sul piano che ha scongiurato la Grexit
L’ESITO DELLE URNE – Le elezioni politiche greche del 20 settembre hanno sancito la vittoria di Syriza e del suo leader Alexis Tsipras, per la seconda volta in meno di un anno – con il 35,46% dei voti, pari a 145 seggi parlamentari su 300. Appena rieletto Primo ministro Tsipras ha dichiarato da piazza Klathmonos – dal centro di Atene – che stata una «vittoria del popolo» e che, inoltre, il secondo mandato sarebbe stato il mezzo per liberare la Grecia da «tutte le cose che […] tengono fermi al passato».
Nuova Democrazia – partito liberal-conservatore di centrodestra – ha ottenuto il 28,10% dei voti (pari a 75 seggi), mentre Alba Dorata – partito di estrema destra ed euroscettico – si è classificato come terza forza politica con il 6,99% (18 seggi). Pasok – partito socialista – ha ottenuto il 6,28% (17 seggi). Kke – il partito comunista di Grecia – ha ottenuto il 5,55% (15 seggi). To Potami – centristi europeisti – ha ottenuto il 4,09% (11 seggi). Greci indipendenti (AN.EL.) – il partito conservatore, euroscettico e anti-austerità di Panos Kammenos – ha ottenuto il 3,69% (10 seggi). Storico è stato l’esito per l’Unione dei centristi – partito moderato fondato nel 1992 e mai entrato in parlamento –, che ha ottenuto il 3,43% (9 seggi). È rimasto fuori dal parlamento Unità Popolare dell’ex ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis, che ha ottenuto il 2,86% e non ha superato la soglia di sbarramento del 3% – il 24 agosto aveva ricevuto un mandato esplorativo per un nuovo Governo, in quanto con 25 seggi costitutiva il terzo partito greco.
Come dopo la vittoria del 25 gennaio, il 23 settembre AN.EL. e Syriza hanno dato vita a una coalizione. In merito alla riedizione dell’accordo, Tsipras ha dichiarato: «Voglio ringraziare Kammenos, che unisce le sue forze oggi con noi sotto la bandiera dell’onestà».
Fig. 1 – Alexis Tsipras festeggia la vittoria di Syriza alle elezioni, Atene 20 settembre 2015
LE BANCHE GRECHE DA SALVARE – Il 31 ottobre la Banca centrale europea (BCE) ha reso nota l’entità della cifra necessaria per ricapitalizzare i 4 istituti bancari in difficoltà. Nota lieta è il fatto che questa è risultata inferiore ai 25 miliardi di euro previsti nel terzo piano di salvataggio – cifra stabilita con l’accordo di luglio tra Atene e i creditori internazionali. La BCE, dopo aver concluso gli stress test, ha calcolato che il deficit di capitale delle 4 banche è di 4,4 miliardi di euro nello “scenario standard”, mentre è di 14,4 miliardi nello “scenario avverso”. Gli istituti esaminati sono Alpha Bank, Eurobank, National Bank of Greece e Piraeus Bank. Sul primo istituto è stato registrato un rosso di 2,7 miliardi di euro; 2,1 miliardi sul secondo; 4,6 miliardi sul il terzo; 4,9 miliardi sul quarto.
Il 6 novembre è scaduto il termine concesso alle 4 banche per inviare alla BCE i piani di rientro rispetto allo standard europeo di liquidità. Ciò è stato preceduto da un summit di due giorni – svoltosi ad Atene il 4 e 5 novembre scorsi – tra il Commissario europeo per gli Affari economici e monetari Pierre Moscovici – alla sua seconda visita in tale veste –, il Primo ministro Tsipras e il ministro delle Finanze Euclides Tsakalotos. Al termine dell’incontro Moscovici ha dichiarato che per affrontare, in Europa, in maniera «ambiziosa e pragmatica» la ricapitalizzazione delle banche, era prima necessario che Atene portasse a termine la le riforme – previste dal memorandum di salvataggio – e, inoltre, superasse la rispettiva revisione.
Fig. 2 – Panos Kammenos, l‘indispensabile alleato di Tsipras, Atene 23 settembre 2015
LE CRITICITÀ – Al summit è seguito l’Eurogruppo del 9 novembre, che ha rimandato l’esborso di 2 miliardi di euro di aiuti per la Grecia. Quest’ultima era una porzione della seconda rata da 3 miliardi che sarebbe dovuta succedere alla prima da 13 miliardi erogata il 20 agosto – per un totale di 16 miliardi stanziati dallo European Stability Mechanism (ESM). Jeroen Dijsselbloem – presidente dell’Eurogruppo e del Consiglio dei governatori dell’ESM – ha riconosciuto ed elogiato gli sforzi di Atene, ma due nodi hanno impedito la concessione degli aiuti: le difficoltà del sistema bancario greco – cui l’Eurogruppo non ha inoltre concesso l’utilizzo del fondo da 10 miliardi di euro stanziato per la ricapitalizzazione – e la necessità di mediare tra due normative elleniche, la “legge Chatzidakis” – che regola il pignoramento della residenza ai morosi – e la “legge Katseli” – che concede al tribunale predisposto di modificare le modalità di pagamento dei debiti. Klaus Regling – chief executive efficer (c.e.o.) dello European Financial Stability Facility (EFSF) e managing director dello ESM – ha tuttavia preferito enfatizzare i lati positivi del percorso iniziato a luglio, sostenendo che «il prestito finale potrebbe essere molto inferiore agli 86 miliardi di euro inizialmente previsti», quindi «che il programma avrà un impatto minore sul debito greco».
Fig. 3 – Il n.1 dell’Eurogruppo e dell’ESM Jeroen Dijsselbloem, Bruxelles 16 febbraio 2015
TSIPRAS SI ADEGUA – Il 12 novembre nel centro di Atene si sono verificati scontri tra polizia e manifestanti, avvenuti durante uno sciopero generale di 24 ore contro le nuove misure di austerità “suggerite” alla Grecia. Accettare le richieste dei creditori internazionali è stato un passo necessario per sbloccare i 2 miliardi di euro, il fondo “salva-banche” da 10 miliardi e avviare i negoziati per la ristrutturazione del debito pubblico ellenico – quest’ultima è la condizione indispensabile per ottenere aiuto anche dal Fondo monetario internazionale (FMI). Il 17 novembre Atene ha approvato in parlamento le misure richieste – 154 voti favorevoli su 300 –, dopo che Dijsselbloem aveva annunciato che in Europa, in ogni caso, un accordo era stato già raggiunto. Sono stati rivisti in base alle richieste dei creditori: il nodo casa-pignoramento; l’abbandono del pensionamento anticipato; l’innalzamento dell’età previdenziale; rialzi per le imposte del settore agricolo; liberalizzazione di molteplici attività professionali. Moscovici ha dichiarato che nelle misure sono state inclusi «miglioramenti nella legislazione sul settore finanziario e sulla strategia per far fronte ai prestiti non performanti». Inoltre ha sostenuto che l’accordo ottenuto per la tutela della prima casa dei meno abbienti, si rivelerà fondamentale per «una solida cultura dei pagamenti e [per] risolvere il problema degli stratetegic defaulters».
Restituire tranquillità al sistema bancario greco è da tempo una delle priorità di Tsipras, al fine di evitare che con l’entrata in vigore di alcune norme europee sui salvataggi bancari diventi inevitabile intervenire sui conti dei correntisti. Il punto è fondamentale anche per eliminare i controlli al movimento dei capitali, quindi agli investimenti produttivi.
QUALE FUTURO ATTENDE LA GRECIA? – Il 21 novembre l’ESM ha autorizzato la concessione della rata da 2 miliardi di euro e, assieme, è stato sbloccato il fondo “salva-banche” da 10 miliardi – le cui risorse saranno rese effettivamente disponibili entro la fine dell’anno, a meno di nuovi “colpi di scena”. La ricapitalizzazione di National Bank of Greece e Piraeus Bank, se calcolata in base allo “scenario avverso” della Bce, ammonterebbe a circa 6,3 miliardi di euro. In base a ciò sarebbero risultati quindi insufficienti gli aumenti di capitale di 1,16 miliardi della prima e di 1,34 miliardi della seconda, che risulterebbero rispettivamente “scoperte” di 2,71 miliardi – nel migliore dei casi – e 3,59 miliardi. Le altre due banche – per ora – non avrebbero richiesto di usufruire del fondo: Alpha Bank dalla vendita dei suoi titoli ha ricavato 2,74 miliardi di euro, mentre Eurobank ha ottenuto 2,12 miliardi con l’emissione di nuove azioni.
È opinione del Wall Street Journal che Atene avrebbe tempo fino all’11 dicembre per varare 13 ulteriori riforme strutturali. Queste toccherebbero il settore bancario e i fondi per le privatizzazioni e, particolare tutt’altro che ignorabile, sarebbero necessarie per sbloccare l’erogazione della seconda rata da 1 miliardo di euro dei 3 miliardi sopracitati – che dovrebbe essere erogata il 18 dicembre. Il nodo più problematico sarebbe ancora il sistema pensionistico.
Secondo le previsioni della Commissione europea – Autumn 2015 forecast – se la Grecia rispetterà tutti gli accordi – il terzo piano di salvataggio e tutte le sue evoluzioni –, a partire dal 2017 ricomincerà a crescere. Infatti, nonostante sia previsto che il Pil del 2015 si contrarrà dell’1,4% e nel 2016 dell’1,3%, dal 2017 dovrebbe crescere del 2,7%. Durante il 2015 gli investimenti fissi lordi sono calati del 10,2% e caleranno ulteriormente del 2% per il 2016, tuttavia sono previsti aumenti fino al 14,7%. Sempre per il 2017 è previsto un aumento dell’occupazione pari all’1,3%. Il debito pubblico resterà stratosferico ma diminuirà. Attualmente ammonta al 194,8% del Pil e nel 2016 sarà pari al 199,7%, mentre nel 2017 calerà al 195,6%.
Claudio Cherubini
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
In merito allo scandalo Volkswagen, in tema di eccessi di emissioni di CO2 non dichiarate e quindi potenziali fonti di evasione fiscale, la Grecia – da anni bersagliata dai tedeschi in tutte le sedi istituzionali per aver “truccato” nell’ottobre 2009 i conti pubblici – potrebbe essere tra gli Stati europei che verranno rimborsati dalla casa di Wolfsburg.
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