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Cuba – Stati Uniti: tra disgelo diplomatico e negoziazioni

In 3 sorsi – Dopo decenni di sanzioni Cuba e Stati Uniti hanno deciso di avviare un processo di normalizzazione dei rapporti diplomatici. Tuttavia, una normalizzazione dei rapporti tra lo Stato caraibico ed il colosso nord-americano non può prescindere da una negoziazione che ponga sul tavolo la questione delle riparazioni economico-finanziarie, ritenute per Cuba una priorità assoluta.

1. OLTRE CINQUANT’ANNI DI SANZIONI – A partire dai lontani anni Sessanta, Cuba e Stati Uniti hanno conosciuto gli effetti di una misura appartenente a quella che possiamo definire coercive diplomacy, ovvero l’embargo, un sistema sanzionatorio che impedisce, essenzialmente, gli scambi commerciali tra due o più Paesi e che, in questo caso, ha avuto degli effetti importanti sull’economia cubana.
Quello che è necessario sottolineare è come l’embargo imposto dal Congresso di Washington nel 1962 attraverso il Proclama 3447 abbia rappresentato semplicemente l’apice dei rapporti già incrinati tra i due Stati, non solo di natura diplomatico-politica, ma anche economica. Le motivazioni a fondamento delle tensioni tra Cuba e Stati Uniti furono molteplici: dal rifiuto statunitense di ridurre il numero dei propri rappresentanti all’ambasciata dell’Avana, mentre Cuba contava a Washington un numero esiguo di diplomatici all’espropriazione, operata da Fidel Castro, di aziende petrolifere statunitensi che si rifiutavano di raffinare il greggio sovietico. Questo clima di sfiducia culminò dapprima con l’interruzione di tutti i rapporti tra i due Paesi, proseguendo poi con una dimostrazione da parte di Cuba che si dichiarò Stato Socialista, schierandosi, in piena Guerra Fredda, con il blocco sovietico.
Le misure sanzionatorie del 1962, quindi, si inseriscono in un più ampio quadro di affronto tra i due Stati che, come è facile supporre, non hanno conosciuto una guerra vera e propria solo grazie a quell’incubatrice chiamata Guerra Fredda e che poneva il potere nucleare come vero deterrente davanti ad escalation di più ampia portata.

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Fig. 1 – L’embargo contro Cuba giungerà presto ad una fine?

2. COSA STA ACCADENDO TRA WASHINGTON E L’AVANA? – Nonostante il 1 luglio 2015 possa essere ricordato come il giorno in cui Barack Obama ha ufficialmente espresso la volontà di riapertura dell’ambasciata americana a Cuba, è necessario ricordare come questa sia una decisione che spetti al Congresso statunitense, lo stesso che dovrà pronunciarsi sull’embargo. Se la normalizzazione dei rapporti è ancora in corso ciò è dovuto anche a una mancata volontà cubana di impegnarsi con azioni serie e sostanziali che vadano, e la portino, verso maggiori libertà politiche e rispetto dei diritti umani. Queste dinamiche sono quelle che l’opposizione repubblicana degli Stati Uniti ribadisce debbano essere considerate essenziali affinché arrivi da parte loro un voto positivo sia sotto il profilo della ripresa dei rapporti diplomatici ma anche, e soprattutto, economici.
Non solo, la questione economica imporrebbe inoltre, stando alle richieste di Cuba, di analizzare dettagliatamente possibili misure di riparazione a suo favore: come è facile intuire la negoziazione in tal senso è – e sarà – piuttosto lunga, ma ritenuta imprescindibile per l’Avana. Gli Stati Uniti non accolsero positivamente quanto espresso nel 1999 da una Corte Cubana secondo cui le misure di riparazione dovessero ammontare a 181 miliardi di dollari. Tuttavia, stando alle parole di Josefina Vidal, capo dello United States Affairs al Ministerio de Relaciones Exteriores, quello che entrambi i Paesi dovranno fare è discutere l’ammontare delle riparazioni, certa che nessuna negoziazione di tipo diplomatico possa proseguire in un clima di fiducia, senza un accordo economico e quindi pratico su quanto spetti a Cuba in termini di riparazione. Giusto per avere un’idea, negli anni Cinquanta Washington rappresentava oltre i tre quarti delle esportazioni estere per l’Avana, ed è così facile immaginare come la perdita di tale partner commerciale abbia influito sull’economia del Paese caraibico.

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Fig. 2 – La storica stretta di mano tra Castro e Obama: pura “facciata” o vero cambiamento?

3. SCENARI ATTUALI E FUTURI – Attorno alla metà di dicembre, le due delegazioni di Cuba e Stati Uniti si sono sedute al tavolo delle trattative a Washington provando a discutere in maniera generale l’agenda che porterà ad una normalizzazione dei loro rapporti. Se la dinamica delle riparazioni resta una delle priorità, non dimentichiamo che Cuba comincia a sentire la necessità di riaprire del tutto i rapporti con gli Stati Uniti visto quanto sta accadendo in altri Paesi latinoamericani, come ad esempio in Venezuela (che ha visto altresì insediare il nuovo Parlamento da poco); l’instabilità economico-politica è quella che danneggerebbe ulteriormente l’Avana. Tuttavia, il 17 dicembre 2015, il Dipartimento di Stato Americano ha fatto sapere di aver raggiunto con l’Avana un accordo per il ripristino dei voli commerciali tra i due Paesi nonostante le trattative tra Governo cubano e compagnie americane potrebbero durare ancora a lungo.
Quanto le dinamiche interne influenzeranno gli avvenimenti sul piano internazionale? Certamente, le parole del Presidente Barack Obama non devono essere ignorate, e quanto più vi si darà un seguito ad esse, tanto più una situazione spinosa che da mezzo secolo interessa due Paesi come Cuba e Stati Uniti troverà una risoluzione proficua per entrambi.

Sara Belligoni

 

Foto: Cubahora

Foto: Ed Yourdon

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Sara Belligoni
Sara Belligoni

Sara Belligoni is a Ph. D. Candidate in Security Studies at the School of Politics, Security, and International Affairs at the University of Central Florida. She investigates how vulnerable communities can better prepare for, respond to, and recover from crises and disasters. Sara adopts a multi-discipline approach that combines political science, public policy, and security studies. Prior to joining UCF, she received a Certificate in Global Affairs (2015) from the New York University, a Master’s Degree cum laude in International Relations (2015) and a Bachelor’s Degree in Political Science for Cooperation and Development (2012) both from Universita’ degli Studi Roma Tre.

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