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L’UE alla ricerca della sicurezza energetica

In 3 sorsi – Le forniture energetiche europee dipendono in gran misura da Mosca. In un quadro internazionale caratterizzato da una crescente instabilità politica, le debolezze della politica energetica europea risaltano in particolar modo.

1. LA CANCELLAZIONE DEL PROGETTO TURKISH STREAM L’abbattimento di un Su-24 sovietico da parte dei jet turchi lo scorso novembre, a pochi giorni dal G-20 di Antalya, ha causato non poche tensioni a livello internazionale. Alle immediate conseguenze nelle relazioni diplomatiche tra Turchia e Russia se ne sono aggiunte alcune meno evidenti ma potenzialmente più significative a livello europeo, tra cui la possibile cancellazione del Turkish Stream, un gasdotto che avrebbe potuto fornire all’Europa fino a 50 miliardi di metri cubi all’anno di gas russo (figura 1).

Il Turkish Stream
Fig.1: Il Turkish Stream

L’importanza strategica di questo progetto è notevole per le parti interessate: consentirebbe infatti alla Russia di incrementare le esportazioni di gas verso l’Europa bypassando l’Ucraina. Allo stesso tempo darebbe alla Turchia la possibilità di aumentare la propria fornitura energetica dalla Russia: la Turchia è il secondo mercato europeo per il gas russo dopo la Germania (circa il 60% del gas turco proviene dalla Russia). La cancellazione del progetto danneggerebbe più Mosca che Ankara: la Turchia paga per il gas russo un prezzo piuttosto elevato. Inoltre il tragitto del gasdotto terminerebbe al confine con la Grecia, dando al Cremlino la possibilità di vendere il proprio gas all’Europa senza dover andare incontro ai veti delle istituzioni dell’Unione, come avvenuto nel caso del South Stream e del Nord Stream, due gasdotti di collegamento tra Russia ed Europa (figura 2).

 

Fig. 2: Principali gasdotti di collegamento tra Russia ed Europa. Tratteggiato in basso si vede il South Stream, che avrebbe dato all'Italia il ruolo di principale HUB del gas europeo. In alto al centro il Nord Stream. Parte del Nord Stream è entrata in funzione nel 2011: ad oggi si parla di un’espansione della capacità del gasdotto.
Fig. 2: Principali gasdotti di collegamento tra Russia ed Europa. Tratteggiato in basso si vede il South Stream, che avrebbe dato all’Italia il ruolo di principale HUB del gas europeo. In alto al centro il Nord Stream. Parte del Nord Stream è entrata in funzione nel 2011: ad oggi si parla di un’espansione della capacità del gasdotto.

2. UNIONE EUROPEA E SICUREZZA ENERGETICA – La Russia nel 2014 ha fornito all’Europa 120 miliardi di metri cubi di gas naturale , pari al 30% circa dei consumi europei. A seguito della recente crisi russo-ucraina, l’Unione europea si è prefissata l’obiettivo di incrementare la differenziazione delle forniture energetiche. Tramite il programma Connecting Europe Facility, l’Europa investirà circa 5 miliardi di euro nel periodo 2014-2020 allo scopo di migliorare la rete di trasmissione dell’energia nel Vecchio continente. Parte di questi fondi è destinata all’ammodernamento della rete di trasmissione del gas intraeuropea. Una politica volta ad incrementare la sicurezza energetica nel Vecchio continente è auspicabile, dati i tempi: alle tensioni tra Russia ed Ucraina si somma l’incertezza politica in Medioriente. Il tutto in un quadro di bassi prezzi del petrolio che mettono in ginocchio i Paesi esportatori. Uno scenario da cui trarre vantaggio: se l’Unione europea avesse una visione politica unitaria ci sarebbe la possibilità di assicurarsi forniture energetiche per diverse decine di anni a prezzi estremamente vantaggiosi.

3. VERSO L’INDIPENDENZA? – Alla politica di integrazione della rete di trasmissione dell’energia lentamente in corso si dovrebbe aggiungere la costruzione di impianti di rigassificazione, di cui l’Europa necessita per ridurre la propria dipendenza da Mosca. Peccato che le tensioni interne rischino di mettere in discussione la politica energetica sovranazionale. Dopo la cancellazione del South Stream da parte della Russia – la quale ha menzionato l’opposizione di Bruxelles come principale causa del nulla di fatto – e la simultanea ripresa delle discussioni per l’espansione del Nord Stream, progetto che aumenterebbe l’influenza tedesca sul mercato del gas europeo, il Primo ministro italiano Renzi ha pubblicamente espresso preoccupazione per l’apparente doppio gioco di Berlino. La Germania infatti, dopo aver appoggiato la cancellazione del South Stream in sede europea citando le sanzioni alla Russia, intende proseguire con il raddoppio del Nord Stream, di fatto aggirando le stesse sanzioni comminate dell’Unione. Indipendentemente da quale gasdotto sia da costruirsi, nessuno dei progetti risolverebbe il problema della dipendenza energetica da Mosca. Un’occasione perduta per un’Europa unita solo in teoria.

Francesco Finotti

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Importazioni europee di gas naturale per Paese d’origine, anno 2014.

Grafico forniture energetiche europee
Fonte: Rielaborazione dell’autore su dati Eurostat

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Francesco Finotti
Francesco Finotti

Classe 1986, Ingegnere di professione e vagabondo per passione. Dopo la laurea magistrale presso il Politecnico di Milano (ingegneria energetica), sono stato trascinato dalla carriera professionale in luoghi remoti quali il Borneo, dove ho trascorso due anni.

Il matrimonio con una stupenda Kazaka nel 2013 e le esperienze di vita hanno risvegliato in me l’interesse per la geopolitica, specialmente nell’ambito delle politiche energetiche. Attualmente vivo e lavoro in Norvegia, dove mi occupo di perforazioni petrolifere.

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