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La guerra di Hugo

Il leader venezuelano denuncia l’imminenza di un’aggressione da parte degli Stati Uniti proveniente dalle basi caraibiche. Cosa c’è di vero? Le priorità Usa sono ben altre; di sicuro, però, c'è la la necessità di Chavez di nascondere le difficoltà interne

NATO VS VENEZUELA?L’Olanda starebbe per invadere il Venezuela. Non è una partita a Risiko, bensì è lo scenario che è stato denunciato dal presidente della Repubblica Bolivariana, Hugo Chávez. Alcuni giorni fa, infatti, il leader sudamericano ha parlato pubblicamente dell’esistenza di un piano per aggredire il proprio Paese da parte degli Stati Uniti, con la complicità dell’Olanda e della Colombia. Cosa c’entra la nazione europea in tutto ciò? È presto detto: L’Aja possiede, al pari della Francia (che detiene l’isola di Guadalupe), ancora territori oltremare nei Caraibi, retaggio del suo impero coloniale. Nel caso specifico si tratta delle isole di Curazao e di Aruba, situate a poche miglia dalle coste venezuelane e sulle quali da pochi anni sono presenti delle basi statunitensi. Secondo il Ministero della Difesa venezuelano, nei primi giorni di dicembre dei “droni” (aerei senza pilota) avrebbero invaso lo spazio aereo nazionale allo scopo di effettuare azioni di spionaggio in vista di una fantomatica invasione volta a rovesciare il regime di Chávez. Un complotto che avverrebbe in combutta non solo con l’Olanda, dal cui territorio sarebbero partite le incursioni aeree, ma anche con la Colombia, acerrima nemica che sarebbe già pronta a fornire un finto “casus belli” inscenando la presenza di un accampamento di guerriglieri ostili a Bogotá situato in territorio venezuelano.  

RITORNO ALLA REALTA’ – Cerchiamo ora di tornare alla realtà degli eventi. È vero che le isole di Aruba e Curazao ospitano delle installazioni militari statunitensi e che da lì decollano aerei senza pilota allo scopo di monitorare le rotte del narcotraffico (Maracaibo è uno dei porti principali per lo smercio della cocaina, diretta soprattutto negli Stati Uniti ma anche in Europa), così come è vero che in un’occasione, ammessa da un portavoce del SOUTHCOM (il Comando del Dipartimento della Difesa Usa responsabile per l’America Latina), Stephen Lucas, un drone americano ha violato per errore lo spazio aereo venezuelano. Tuttavia, questa fattispecie sembra essersi verificata ben sette mesi fa, mentre degli episodi recenti non è giunta alcuna conferma né dal Pentagono, né dal Ministro della Difesa olandese, Eimert van Middelkoop. Da qui a sostenere l’imminenza di un attacco da parte degli Stati Uniti, che tra l’altro coinvolgerebbe persino un Paese europeo membro della Nato, la distanza sembra essere però ampia. Anche se Washington avesse interesse a rovesciare il regime chavista, (dopo il tentativo fallito di golpe nel 2002, nel quale pare che la CIA avesse una certa dose di responsabilità), non sembra questo il momento più indicato per farlo. Le priorità della Casa Bianca in politica estera sono ben altre, nel breve e nel medio periodo, e sono rivolte essenzialmente alla lotta contro il terrorismo internazionale, a maggior ragione dopo i recenti “grattacapi” che sono giunti per Obama dallo Yemen. Se a questo si aggiunge il pressoché totale disinteresse dell’ attuale amministrazione USA per le vicende latinoamericane – ad eccezione del maldestro tentativo di mediazione in Honduras – si può concludere che la presa di Caracas non è proprio in cima alla lista delle priorità del leader Democratico.

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IMPLICAZIONI – Queste considerazioni non devono comunque far pensare che Washington non abbia interesse a tenere sotto controllo la zona. Come già detto, per il mar dei Caraibi transitano enormi quantità di droga e potrebbero anche essere presenti traffici illeciti di materiale adatto alla produzione di energia nucleare, come l’uranio. L’alleanza sempre più stretta tra Venezuela e Iran potrebbe indurre la Casa Bianca a vigilare con maggior attenzione, così come la presenza, poco distante, di navi della Marina russa. Mosca, sempre in ragione dell’amicizia con Caracas, è da qualche tempo riapparsa in America Latina allo scopo di effettuare esercitazioni congiunte con la Marina venezuelana. È presumibile perciò ipotizzare che tra le varie potenze presenti nella regione ci siano reciprochi controlli, più o meno leciti. Le ragioni di quest’ultima boutade di Chávez risiedono però essenzialmente nel continuare a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi che sta attraversando il Venezuela. Il Paese ha concluso il 2009 in recessione con un’inflazione al 30% e anche i primi giorni del 2010 sono stati caratterizzati da episodi di razionamento di acqua ed energia elettrica, il che sembra un paradosso in una nazione che ha nelle risorse energetiche la fonte principale della propria ricchezza.Il caudillo sudamericano dovrebbe però agire con più lungimiranza: attaccare l’Olanda significa anche, in una certa misura, prendersela con la Nato e con l’Unione Europea. Questo potrebbe rivelarsi controproducente in vista del Vertice UE – America Latina, in programma a maggio a Madrid, nel quale si discuterà degli accordi commerciali con i Paesi della regione. A chi giova tirare troppo la corda? 

Davide Tentori 7 gennaio 2010 [email protected]

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’UniversitĂ  “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualitĂ  di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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