In 3 sorsi – Con un immenso valore economico e strategico, la regione dell’Essequibo, nella Guyana, è al centro della disputa tra Georgetown e Caracas, sin dall’epoca coloniale. Il Presidente Maduro intende infatti indire elezioni per annetterla al Venezuela.
1. L’IMPORTANZA DELL’ESSEQUIBO
Ricco di risorse naturali – come oro, diamanti e bauxite – e recentemente al centro di importanti scoperte petrolifere, l’Essequibo costituisce una parte integrante dell’economia della Guyana, rendendo il piccolo Stato sudamericano una delle economie a più rapida crescita al mondo. Situata al confine col Venezuela, l‘area rappresenta un’occasione per il Presidente Nicolas Maduro per risollevare il Paese dalla grave crisi economica in corso. L’annessione è, secondo l’Amministrazione venezuelana, giustificata dalla condivisione di caratteri geologici ed ecologici con la zona mineraria dell’Orinoco. Sebbene abbia dimensioni non indifferenti (quasi 160mila chilometri quadrati), l’Essequibo è scarsamente popolato, abitato per lo più da indigeni che non hanno alcun interesse a essere inglobati dal Venezuela.
Fig. 1 – Miniere sulla riva del fiume Essequibo
2. LE ORIGINI DELLA DISPUTA
La disputa territoriale ha inizio nel XVII secolo, quando Spagna e Paesi Bassi stabilirono i confini delle rispettive aree commerciali. Alcune regioni, tra cui l’Essequibo, vennero sottomesse al Regno Unito e annesse nel 1831 alla Guiana britannica (non era ancora Guyana). Due secoli dopo, le tensioni si riaccesero quando l’Impero coloniale britannico e il Venezuela – che prima del 1810 era la Capitaneria del Venezuela, che comprendeva l’Essequibo – definirono in modo blando la demarcazione dei confini. Dopo una rilevazione ufficiale delle frontiere promossa dal Governo di Londra nel 1840, fu stabilita la cosiddetta “linea Schomburgk”, rigettata però dall’esecutivo venezuelano. Nel 1887, Caracas ruppe le relazioni diplomatiche con il Regno Unito dopo la scoperta di riserve auree nel territorio conteso. Gli Stati Uniti furono incaricati dal Venezuela di gestire l’arbitrato della disputa e nel 1899 fu convocato un lodo arbitrale, in accordo con i due Paesi interessati. Il giudizio finale diede ragione agli inglesi, ai quali venne concessa la maggior parte del territorio in oggetto. Il Governo venezuelano denunciò la questione nel 1962 alle Nazioni Unite, finché nel 1966 venne firmato l’accordo di Ginevra fra Venezuela, Regno Unito e Guiana britannica, che impegnava le parti a cercare una soluzione pacifica condivisa. Nonostante il mancato raggiungimento di un esito, Caracas da allora continua a rivendicare l’Essequibo, affermando l’invalidità del lodo.
Fig. 2 – Maduro mostra la nuova mappa del Venezuela, con la regione dell’Essequibo annessa
3. LA QUESTIONE OGGI
La pressione dello Stato chavista ha cominciato a intensificarsi nel 2018, dopo la scoperta di giacimenti petroliferi nella regione, ed è peggiorata nel 2023, con l’organizzazione di un plebiscito da parte del Venezuela per annettere l’Essequibo. Alla fine dello stesso anno, Georgetown e Caracas hanno firmato il cosiddetto accordo di Argyle, che vietava “mutuamente l’uso della forza in qualsiasi circostanza”. Proprio richiamandosi a tale accordo, all’inizio del maggio 2025 Maduro ha invitato il Presidente guyanese Irfaan Ali a un incontro bilaterale, dichiarando nel frattempo la matrice terroristica e la violazione delle leggi internazionali da parte dello Stato guyanese. “Non ha altra scelta che negoziare nel quadro dell’accordo di Ginevra, invece di pretendere uscite belliche che minacciano la pace della regione,” ha detto Delcy Rodríguez, vicepresidente esecutiva del Governo di Caracas. Rodríguez ha aggiunto che il 25 maggio si terrà un referendum in cui i venezuelani eleggeranno un governatore e i relativi deputati per l’area contesa, nonostante l’ordine di astensione di modifiche dello status quo da parte della Corte internazionale di Giustizia. La comunità internazionale, tra cui gli Stati Uniti, si è nel frattempo mobilitata per sostenere la causa dell’Essequibo. Trump ha infatti minacciato ritorsioni in caso di modifiche territoriali da parte dell’esecutivo venezuelano. Il Regno Unito da parte sua ha pattuito con l’ex colonia un Memorandum d’Intesa a scopo difensivo. Il destino dell’Essequibo resta dunque sospeso: si dovrà attendere il referendum, o forse le azioni diplomatiche che proveranno a disinnescare un nuovo fronte di crisi nel continente sudamericano.
Miriam Perrone
Photo by David_Peterson is licensed under CC BY-NC-SA