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Immigrazione: freno o stimolo per l’economia?

In 3 sorsi – L’immigrazione è un fenomeno complesso dai numerosi risvolti. L’Europa è interessata da ingenti flussi migratori, che spesso generano paura nella gente. L’arrivo di nuove persone può rappresentare però importanti opportunità per la nostra economia

1. IMMIGRAZIONE: DI CHE PARLIAMO? – Il fenomeno migratorio si può definire come lo spostamento individuale o collettivo di persone da un luogo d’origine a un luogo di destinazione. Nel termine “migrazione” si devono ricomprendere anche tutti quei cambiamenti dello spazio di vita in cui l’individuo esplica tutte le sue attività. Da lunghissimo tempo ci si interroga sulle cause che possono condurre al verificarsi di questo fenomeno, e ancora oggi risultano di difficile individuazione per la vastità dei motivi che vi possono essere. Vi possono essere ragioni di natura politica, di natura economica, oppure motivi legati a fenomeni ambientali, ma anche motivi educativi o familiari. Nel 2013 sono state 3,4 milioni le persone che sono immigrate in uno degli Stati membri dell’Unione Europea. Tra questi, il numero di immigrati provenienti da Paesi terzi è di 1,7 milioni.

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Fig. 1 – Una scena quotidiana nel Mediterraneo: migranti in arrivo su imbarcazioni precarie

2. COS’È REALMENTE SCHENGEN – Nell’Unione Europea, a partire dal 1985, si era dato avvio a un processo di creazione di un’area di libera circolazione, all’interno della quale i cittadini UE potessero spostarsi liberamente senza incorrere in alcun controllo transfrontaliero. Si trattava di una grandissima invenzione che consentiva di effettuare i trasporti di merci da uno stato all’altro con una maggiore velocità e permetteva anche alle persone di spostarsi più liberamente – basti pensare ai pendolari transfrontalieri, ai turisti che intendono spostarsi da una località ad un’altra. Nel 1985 cinque Paesi, ossia Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi hanno deciso di dar vita all’Accordo di Schengen con il fine di eliminare progressivamente i controlli alle frontiere interne e consentire la libera circolazione per tutti i cittadini dei Paesi firmatari, di altri paesi UE ed alcuni Paesi terzi. Nel 1990 gli stessi ideatori firmarono la Convenzione di Schengen, con la quale si intendeva completare l’Accordo siglato qualche anno prima definendo in modo più preciso quali fossero le condizioni e le garanzie relative a questo nuovo spazio di libera circolazione. Accordo e Convenzione di Schengen sono divenuti legislazione dell’Unione Europea nel 1997 con il Trattato di Amsterdam, e attualmente l’area di libera circolazione comprende 22 Paesi dei 28 facenti parte dell’UE.

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Fig. 2 – Un campo profughi abitato da rifugiati siriani

3. GLI EFFETTI ECONOMICI DELL’IMMIGRAZIONE – Gli economisti ritengono che sia ormai un dato certo il fatto che la diversità e quindi la presenza di persone provenienti da differenti background, con culture diverse, siano fonte di benefici economici per il mercato. Infatti, in un mercato che funziona alla perfezione, lo scambio di beni avviene solo se le persone effettuano delle differenti valutazioni, e siano quindi in possesso di un differente parametro di convenienza economica. È questo il principio che sta alla base dello scambio, il punto di partenza per le interazioni di mercato. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), nel medio e lungo termine i rifugiati avranno un influenza sul PIL e sul mercato del lavoro a seconda della velocità con cui si integrano ed a seconda delle competenze di cui sono in possesso, ossia se esse si sovrapporranno con o saranno complementari a quelle delle persone del luogo.
Secondo il FMI la creazione di quest’area di libera circolazione si riflette in un aumento del PIL dei Paesi partecipanti di 1-3 punti percentuali. Le esportazioni tra Paesi UE rappresentano i due terzi delle esportazioni complessive. Pertanto, nel momento in cui si reintroducessero dei controlli alle frontiere si assisterebbe a un rallentamento dell’interscambio commerciale all’interno dell’Unione Europea, con una notevole perdita economica. Una decisione di questo tipo non è priva di ripercussioni sulla sfera politica: la reintroduzione dei controlli transfrontalieri porterebbe infatti a un rallentamento del processo di unione politica della zona euro, che a seguito della crisi economica ha subito un grave colpo d’arresto. Se si aumenterà la frammentazione europea sarà sempre più difficile gestire in modo unito l’emergenza migratoria che l’Europa sta vivendo l’Europa in questi ultimi anni. Si potrà godere degli effetti economici positivi che accompagnano l’immigrazione solo se si provvede a una gestione efficiente e unita dell’emergenza. L’esperienza dovrebbe mostrare che quasi sempre lo scambio e le diversità sono un’opportunità per il mercato e anche per le relazioni internazionali di uno Stato.

Terfè Gerotto

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Il Caffè ha trattato in maniera approfondita il tema delle migrazioni. Leggete qui una collezione dei nostri articoli.

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Foto: michael_swan

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Terfè Gerotto
Terfè Gerotto

Nata ad Addis Abeba nel 1994, studentessa di giurisprudenza al terzo anno all’Università di Bologna. Molto interessata alle relazioni internazionali, ha partecipato a diverse simulazioni delle Nazioni Unite in Italia ed in Serbia, inoltre ha preso parte ad un Progetto europeo in Lettonia, nell’ambito del programma Youth in Action. Da sempre appassionata al sociale ed al mondo delle organizzazioni internazionali, è stata volontaria di Croce Rossa Italiana per quattro anni, Youth Ambassador per ONE.org, cofondatrice dell’associazione universitaria AlmaMUN Society, Junior Editor per l’University of Bologna Law Review ed attualmente coordinatrice della sezione giovani per il Nord Italia dell’NGO Italian Climate Network. Le piace molto il settore ambientale e il diritto internazionale. Al termine degli studi vorrebbe intraprendere una carriera internazionale.

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