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USA – Vietnam: da nemici a alleati?

In 3 sorsi – Era il 30 aprile 1975 quando la caduta di Saigon segnò la fine del sanguinoso conflitto in Vietnam. Oggi, a quarantuno anni da quel tragico evento e alla vigilia della storica visita di Barack Obama in Vietnam, lo stato dei rapporti americano-vietnamiti è profondamente mutato. Ma permangono dubbi e difficoltà sulla possibile realizzazione di una partnership effettiva tra i due Paesi.

1.DA NEMICI A PARTNER COMMERCIALI – Dall’entrata in vigore dell’accordo commerciale bilaterale nel 2001, il volume di interscambio commerciale tra i due Paesi è cresciuto vertiginosamente, passando da poco più di un miliardo di dollari nel 2000 a quasi 45 miliardi di dollari nel 2015. Attualmente, però, l’elemento di maggiore interesse in ambito commerciale è senza dubbio la Trans-Pacific Partnership (TPP), l’accordo di libero scambio tra gli Stati Uniti e undici nazioni del Pacifico, tra cui il Vietnam, firmato lo scorso 4 febbraio e al momento in attesa della ratifica di tutte le parti contraenti. La portata del trattato è davvero notevole, in quanto i Paesi che ne fanno parte, nel complesso, rappresentano il 40% del PIL globale e l’accordo va a coprire circa venti materie, compresi temi come la protezione dell’ambiente, la proprietà intellettuale, il settore farmaceutico, le norme sul lavoro. Proprio per questa sua ampia portata, il trattato ha causato e continua a causare non poche discussioni a livello mondiale, ma anche all’interno dei singoli Paesi contraenti, come dimostra l’attuale dibattito in corso negli Stati Uniti, in vista delle elezioni presidenziali di novembre. Il fronte dei democratici, con Hilary Clinton e Bernie Sanders, si è infatti detto contrario al trattato, così come il repubblicano Donald Trump, che l’ha definito un “disastro”, mentre il Segretario di Stato John F. Kerry lo ha difeso come “imperativo strategico” per il Paese. Non sembra invece aver influito sulla volontà di Hanoi di andare avanti con l’accordo l’esito del dodicesimo Congresso del Partito Comunista vietnamita (PCV), nonostante l’uscita di scena dell’ex primo ministro Nguyen Tan Dung. È importante sottolineare che l’accordo non sembra essere di natura esclusivamente economica, ma ha chiare implicazioni dal punto di vista geopolitico, basti pensare alla Repubblica Popolare Cinese (RPC), definita da più parti la grande esclusa dal TPP.

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Fig. 1 – Il Segretario alla Difesa americano Ashton Carter con il suo omologo vietnamita Phung Quang Thahn, giugno 2015. Thanh è stato recentemente sostituito dal generale Ngo Xuan Lich.

2.DIFESA E SICUREZZA – Proprio la questione del TPP, che molti vedono come un accordo in funzione anticinese, o quantomeno come un modo per il Vietnam di limitare la propria dipendenza commerciale dal potente vicino di casa, ci porta al secondo aspetto chiave della relazione tra Hanoi e Washington: la cooperazione in materia di difesa e sicurezza. Una delle ragioni che avvicinano i due Paesi, infatti, è sicuramente la crescente assertività di Pechino nel Mar Cinese meridionale. Il 7 luglio 2015, in occasione della storica visita negli Stati Uniti del Segretario Generale del PCV Nguyen Phu Trong, Stati Uniti e Vietnam hanno adottato una Dichiarazione comune sulle relazioni di difesa (Joint Vision Statement on Defense Relations), che richiama il Memorandum d’Intesa del 2010 e il Dialogo sulla Politica di Difesa (DPD) annuale, avviato nel 2010. In occasione della visita di Obama prevista per la fine del mese, invece, si discute attualmente della possibilità di abolire pienamente le restrizioni sulla vendita di armi al Vietnam. Già nell’ottobre del 2014 gli Stati Uniti avevano parzialmente rimosso il divieto di vendita di armi letali ad Hanoi. È importante però sottolineare che il Vietnam resta ancorato al principio di non-allineamento, espresso nella politica di difesa dei “3 no”: no alla partecipazione in alleanze militari, no a basi militari straniere su territorio vietnamita, no alla dipendenza da un Paese per combatterne un altro. Pertanto, nonostante un dibattito in corso sull’opportunità o meno di abbandonare questo approccio, il Vietnam continua a sforzarsi di mantenere un equilibrio nei rapporti con le due superpotenze, evitando di sbilanciarsi eccessivamente in un senso o nell’altro.

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Fig. 2 – Studenti vietnamiti parlano con un rappresentante dell’Università di Portland durante la US Higher Education Fair, tenutasi ad Hanoi nel settembre 2012. Sono oltre 19mila i cittadini vietnamiti che studiano in università americane.

3.DIRITTI UMANI – Come si suol dire, tuttavia, “non son tutte rose e fiori”. Il punto più controverso nei rapporti tra i due Paesi riguarda la questione del rispetto dei diritti umani. Nel Rapporto sui Diritti Umani del 2015 sul Vietnam, rilasciato il mese scorso dal Dipartimento di Stato americano, si denunciano gli arresti di blogger e attivisti vietnamiti, le restrizioni ai diritti politici dei cittadini e si contesta la validità delle elezioni parlamentari del 2011. La risposta di Hanoi non si è fatta attendere, giungendo tramite il portavoce del Ministro degli Esteri, secondo cui il rapporto si riferirebbe ad informazioni inaccurate e presenterebbe un giudizio non obiettivo. La stessa questione della rimozione completa dell’embargo sulla vendita di armi è legata in parte ai progressi sul fronte dei diritti umani, per cui la situazione è più complicata di quanto non appaia a un primo sguardo. Nel frattempo, il 22 maggio si terranno le elezioni parlamentari in Vietnam, ma sebbene più di 100 vietnamiti si siano candidati in maniera indipendente alle elezioni dell’Assemblea Nazionale, soltanto 11 degli 870 candidati ad essere stati approvati non appartengono al PCV e non sono mancate all’interno del Paese le accuse di coloro che hanno affermato di aver subito minacce se non avessero ritirato la propria candidatura.

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Fig. 3 – Il Senatore americano John McCain stringe la mano al Segretario Generale del Partito Comunista vietnamita Nguyen Phu Trong durante la sua storica visita a Washington del luglio 2015. McCain fu prigioniero di guerra in Vietnam dal 1967 al 1973.

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

La cantante vietnamita Mai Khoi, definita la “Lady Gaga vietnamita”, tra i candidati indipendenti ad essere scartati dal Comitato nazionale per le elezioni, ha girato un video chiedendo al presidente Obama la possibilità di incontrarlo durante la sua visita in Vietnam per parlare della questione delle elezioni e dei diritti umani.[/box]

Foto: U.S. Pacific Fleet

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Gabriella Angelini
Gabriella Angelini

Nata nel 1993 a Napoli da padre italiano e madre messicana, porto nel sangue l’impulso irrefrenabile a viaggiare e l’amore per le lingue. Dopo un’esperienza di studio negli USA con AFS-Intercultura, ho iniziato a studiare la lingua cinese come sfida personale, appassionandomi alle culture asiatiche e ho avuto la fortuna di trascorrere alcuni periodi di studio in Cina e Vietnam, svolgendo anche un tirocinio all’Ambasciata del Messico ad Hanoi. Laureata in Scienze Politiche e Relazioni internazionali e laureanda in Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa, attualmente sto lavorando ad una tesi sul TPP, in particolare in relazione ai paesi asiatici che ne fanno parte. Resto in attesa di vedere dove mi porterà la mia prossima avventura.

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