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Le pedine dimenticate del conflitto siriano

Miscela Strategica – Con i dialoghi di pace a Ginevra incapaci di porre fine alle ostilità in Siria, acquista cruciale importanza far luce sullo scacchiere siriano valutando

TEHERAN, TRA DAMASCO E KABUL – Perno del cosiddetto Grande Medio Oriente e storico ponte di collegamento tra Levante e Sud Asia, l’Iran deve la sua peculiare identità non solo alla posizione geografica privilegiata, ma anche alla dimensione etnica persiana (contrapposta alla maggioranza araba dei paesi circostanti) e a quella religiosa sciita (contrapposta alla prevalenza sunnita della regione). È a partire da tali peculiarità geografiche, etniche e religiose che si può (e si deve) comprendere la politica estera del Paese e il suo ruolo nelle dinamiche regionali, ed è in particolare utile valutare la postura dell’Iran nel contesto politico-strategico del Medio Oriente alla luce dei rapporti lo che legano all’alleato siriano a Ovest e al vicino afghano ad Est.
La Siria è tradizionale alleato di Teheran in virtù dell’appartenenza alla corrente dell’Islam sciita che accomuna il clan alauita degli Assad e la leadership religiosa iraniana, e in questa alleanza si rintracciano le motivazioni e gli interessi che dal 2011 spingono l’Iran a dare il proprio supporto a Bashar al-Assad nel conflitto civile siriano. Al confine opposto, l’Afghanistan è Paese con cui Teheran ha storicamente intrattenuto fitti scambi – commerciali, culturali, e religiosi – che negli ultimi anni hanno interessato soprattutto il livello economico, con piani di cooperazione e di investimenti, e il livello demografico, con un numero considerevole di afghani (prevalentemente afghani sciiti di etnia Hazara) che emigrano in Iran.

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””] Presenza afghana in Iran

  • Sono circa 3 milioni gli afghani attualmente presenti in Iran
  • Di questi, solo 950,000 sono stati riconosciuti legalmente come rifugiati
  • I restanti 2 milioni si sono visti preclusi la possibilità di fare richiesta di asilo e non godono pertanto di uno status legale riconosciuto [/box]

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Fig. 1 – Gli Hazara sono il gruppo afghano più presente in Iran

L’EVOLUZIONE DELL’ INTERVENTO IRANIANO IN SIRIA – L’esistenza in Iran di un numero così folto di immigrati afghani illegali (che il regime ha interesse a mantenere in questa situazione di limbo e precarietà) ha acquisito particolare rilevanza di recente, nel contesto della guerra civile siriana.
Fin dall’inizio dello scoppio delle ostilità in Siria nel 2011, l’Iran è intervenuto al fianco di Bashar al-Assad attraverso gli Iranian Revolutionary Guard Corps (IRGC), attraverso il supporto (finanziario, logistico, militare) all’alleato libanese Hezbollah, e – sebbene in misura minore – attraverso la cooperazione con milizie sciite irachene. Più di recente, tuttavia, l’Iran si è visto costretto a rivedere la propria strategia militare in Siria a causa dello scontento interno. Il crescente numero di vittime tra i ranghi (sia bassi che alti) degli IRGC, infatti, ha indebolito la capacità del regime iraniano di giustificare e legittimare agli occhi della popolazione il proprio coinvolgimento in Siria, e ha quindi costretto a ridimensionare la presenza diretta degli IRGC sul campo.
Questo ridimensionamento ha avuto l’effetto di aumentare le pressioni sull’esercito siriano fedele ad Assad e sulle milizie di Hezbollah, e ha costretto Teheran a cercare una strada alterativa per mantenere una presenza in Siria che è per il regime essenziale tassello della propria politica regionale. La ridefinizione della propria strategia ha portato il regime iraniano alla creazione della Fatemioun Brigade, un contingente militare interamente formato da quegli immigrati afghani che sono costretti in Iran a vivere in situazioni di illegalità, incertezza e marginalizzazione e a cui il regime, in cambio del servizio militare in Siria, concede visti permanenti, accesso a istruzione e lavoro e partecipazione alla società civile.

LA REALTÀ DEL CONTINGENTE AFGHANO… – In base alle stime recentemente rilasciate da Human Rights Watch, circa 10.000 afghani sarebbero stati reclutati dall’IRGC e inviati in Siria a combattere sotto la bandiera della difesa dello sciismo dalle usurpazioni perpetrate dai ribelli sunniti sollevatisi contro Assad. I combattenti afghani (che l’Iran si premura di presentare come volontari Hazara mossi da motivazioni religiose) vengono reclutati prevalentemente nelle città di Mashhad e Qom – dove la presenza di rifugiati afghani è più pronunciata -, vengono sottoposti a un addestramento minimo di maneggiamento armi, e sono poi direttamente dispiegati sul campo in Siria. Qui, una delle primarie funzioni della Fatemioun Brigade è quella di fungere da truppe d’assalto in aree particolarmente delicate della Siria dove l’Iran fatica a stabilizzare la propria presenza e influenza, quali Aleppo, Homs, Deir al-Zor, e Dera’a.

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…IL SUO IMPATTO SUL CONFLITTO SIRIANO… – Sebbene tra le forze a sostegno di Assad  sia seconda ad Hezbollah per grandezza, la Fatemioun Brigade ha un impatto di primaria importanza sulla realtà della guerra civile siriana, e in particolare su:

  • Rafforzamento numerico del fronte pro-Assad – Il dispiegamento della Fatemioun Brigade ha accresciuto in termini numerici il fronte schierato contro i ribelli siriani, e ciò ha consentito (soprattutto negli ultimi mesi) all’Iran e all’alleato Bashar al-Assad di stabilizzare il proprio controllo su una serie di zone cruciali nel Sud della Siria, dove ora le forze anti-governative sono costrette a fronteggiarsi con un nemico numericamente rafforzato;
  • Riduzione della pressione sull’esercito siriano e su Hezbollah – Una delle motivazioni che hanno indotto il regime iraniano a formare la Fatemioun Brigade è stata la consapevolezza che il ridimensionamento del ruolo degli IRGC (come visto, necessario a causa dell’opposizione interna) avrebbe richiesto a Hezbollah e Assad uno sforzo militare superiore alle loro possibilità. La creazione del corpo di combattenti afghani ha dunque rappresentato una risposta a tale problema, in quanto ha consentito ai gruppi sul fronte pro-Assad di meglio distribuire compiti e responsabilità e di focalizzare i propri sforzi su zone specifiche;
  • Accrescimento della complessità del teatro siriano – La creazione della Fatemioun Briade e il suo dispiegamento hanno portato all’inserimento di un ulteriore attore e di nuove dinamiche e interessi nel contesto del conflitto siriano, con un conseguente ed inevitabile aumento di complessità che rende sempre più difficile il delinearsi di proposte di pace credibili.

…E LA SUA POSSIBILE EVOLUZIONE FUTURA – Per comprendere la futura evoluzione del fenomeno del reclutamento di afghani da parte dell’Iran gli elementi di cui tenere conto sono:

  • Mantenimento di credibilità – Se da un lato l’Iran si è visto costretto, per motivi di politica interna, a ridimensionare la propria presenza attraverso gli IRGC, dall’altro lato motivi di politica regionale lo hanno spinto a cercare una via alternativa di intervento. Solo attraverso una presenza diretta e costante, infatti, l’Iran può mantenere la propria credibilità e garantirsi un ruolo indiscusso di primo piano in ogni futuro accordo sulla sistemazione del Paese. In quest’ottica, dunque, l’Iran ha tutto l’interesse a mantenere (e se possibile accrescere) la propria presenza in Siria attraverso le Fatemioun Brigade.
  • Evoluzione dei negoziati di pace – Finora, il dialogo tra le parti in causa promosso dall’ONU e dal suo inviato Staffan de Mistura non ha portato ai successi sperati, e alterna incerti tentativi di passi avanti a lunghi momenti di stallo. Attualmente è difficile prevedere nel breve periodo uno sblocco significativo della situazione, e questo inevitabilmente accresce l’interesse e il bisogno dell’Iran di avvalersi della Fatemioun Brigade per rafforzare la posizione sua e dei suoi alleati. Dovesse in futuro diventare credibilmente percorribile la strada della negoziazione, Teheran potrebbe arrivare a considerare non più necessario (né vantaggioso) mantenere la presenza “on the ground” garantita dal comparto militare afghano.
  • Defezioni interne agli IRGC – Secondo quanto trasmesso da Human Rights Watch, il crescente numero di vittime tra le forze militari iraniane dispiegate in Siria è stato accompagnato da un crescente numero di defezioni all’interno degli stessi IRGC, e ciò ha in ultima analisi portato il regime alla formazione della Fatemioun Brigade. Dovesse in futuro la defezione interna agli IRGC aumentare ulteriormente, è presumibile che la leadership iraniana, per continuare a sostenere la propria politica di intervento, arrivi a contare sempre di più sulla componente afghana della popolazione e investire ulteriormente nell’ampliamento della Fatemioun Brigade.

 QUALI RISCHI? – Infine, nel valutare il significato dell’intervento iraniano attraverso la Fatemioun Brigade, è necessario guardare brevemente a quelli che sono i rischi e le problematiche che tale fenomeno porta con sé.

  • Innanzitutto, è da considerare come il rafforzamento dell’intervento dell’Iran nel contesto siriano contribuisca a una significativa polarizzazione delle forze in campo lungo gli assi pro-Assad versus anti-Assad e Sciiti versus Sunniti, il che costituisce un importante ostacolo alle possibilità di compromesso e, quindi, alle prospettive di dialogo;
  • In secondo luogo, l’intervento della Fatemioun Brigade acuisce la frammentazione delle forze del fronte pro-Assad che, infatti, mancano spesso di un efficace coordinamento e trovano in tale frammentazione uno dei propri maggiori punti deboli;
  • Infine, vale la pena considerare le problematiche che il fenomeno genera al di là dei confini di Iran e Siria. In particolare, il reclutamento della popolazione afghana da parte del regime di Teheran sta spingendo un numero crescente di afghani a tentare la via per l’Europa, dove tuttavia ottenere asilo non è una certezza e i campi di accoglienza ai confini dell’Unione sono spesso barriere di blocco più che porte d’accesso.

Marta Furlan

Foto: Image Editor

Foto: İHH İnsani Yardım

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Marta Furlan
Marta Furlan

Sono nata a Milano nel 1993, e mi sono laureata in Lingue straniere per le Relazioni Internazionali all’Università Cattolica con una tesi sullo sviluppo del terrorismo jihadista da Al Qaeda ad ISIS. Attualmente sto frequentando un Master in European and International Studies presso l’Univeristà di Trento. Le mie aree di interesse principali sono la politica del Medio Oriente e il terrorismo islamico, e la mia grande passione è viaggiare.

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