Le perturbazioni provenienti dal Mar Cinese Meridionale – e le tante accuse rivolte alla Cina in tale sede – hanno provocato degli attriti nel recente incontro fra il Ministro degli Esteri Wang Yi e la controparte australiana Julie Bishop. Durante le loro discussioni è emersa, tuttavia, la volontà di salvaguardare le floride relazioni economiche e commerciali tra i due Paesi. Chiaro intento perseguito successivamente anche durante la visita ufficiale del Primo Ministro Malcolm Turnbull a Pechino.
LE TENSIONI – La rilevanza strategica del Mar Cinese Meridionale continua a produrre conseguenze non indifferenti nelle relazioni degli attori coinvolti. Le dispute trovano il proprio epicentro in due arcipelaghi, le Isole Paracel e le Isole Spratly, interessando particolarmente Cina, Taiwan, Vietnam, Malesia, Brunei e Filippine. La presenza d’ingenti quantità di risorse, così come l’importanza dell’area quale crocevia commerciale – nonché punto di snodo per le comunicazioni marittime mondiali – esercita una forte attrazione sulla possibilità di ottenere una forma di controllo estesa nella regione. La questione pone degli interrogativi geopolitici che non vanno circoscritti ai soli Paesi rivieraschi, ma che approdano sulle sponde orientali del Pacifico richiamando l’attenzione di Washington. In un quadro incorniciato da un continuo rimpallo di accuse fra Cina e Stati Uniti – circa una progressiva militarizzazione da un lato e pattugliamenti ritenuti “provocatori” dall’altro – ad alimentare la tensione si sono aggiunte alcune scottanti affermazioni australiane.
Fig. 1 – Stretta di mano tra il Ministro degli Esteri australiano Julie Bishop e il collega cinese Wang Yi, febbraio 2016
Lo scorso febbraio, a Tokyo, ilMinistro degli Affari Esteri australiano Julie Bishop ha asserito che le Filippine hanno tutto “il diritto di ricorrere all’arbitrato per risolvere la controversia nel Mar Cinese Meridionale”. Caso che la Cina, al contrario, si rifiuta tuttora di riconoscere, considerando il ricorso filippino una chiara violazione dei precedenti accordi, stipulati in merito con la controparte. In aggiunta, una dichiarazione del 2006 formulata ai sensi dell’articolo 298 della Convenzione sul Diritto del Mare (UNCLOS) escluderebbe la Cina dall’arbitraggio forzato. L’eco di tali parole ha preceduto così l’arrivo della Bishop nella capitale cinese, ove è stata ribadita la neutralità australiana nella disputa marittima e territoriale. Quanto alle accuse di militarizzazione rivolte alla Cina, i commenti del Ministro australiano lasciavano trasparire la necessità di ottenere ulteriori chiarimenti e verifiche prima di pronunciarsi. Tutto, inoltre, “dipende da che cosa s’intenda per militarizzazione”, ha aggiunto la Bishop. Nonostante ciò, la costruzione di strutture militari sulle isole resta motivo di preoccupazione anche per l’Australia, che continua a supportare il richiamo statunitense affinché sia garantita la libertà di navigazione.
RELAZIONI ECONOMICHE E SCAMBI COMMERCIALI – La partnership strategica, che lega due fra le più importanti potenze della regione Asia-Pacifico, è estremamente variegata e complessa. La firma del Free Trade Agreement a giugno 2015 e la sua entrata in vigore nel dicembre dello stesso anno ha permesso di intensificare gli scambi commerciali fra i due partner. Nelle relazioni economiche si è assistito, tendenzialmente, ad una costante espansione che ha prodotto mutui benefici in un’ampia gamma di settori. La visita del Ministro Bishop è stata quindi volta a rafforzare un rapporto bilaterale cruciale tanto per la Cina quanto per l’Australia.
Fig. 2 – Latte australiano in vendita in un supermercato di Pechino, giugno 2015
Il lancio del New Colombo Plan, ad esempio, programma di scambio pensato per gli studenti universitari, testimonia il progressivo ampliamento delle relazioni sino-australiane. “Nell’attuale e complessa situazione internazionale dovremmo approfondire il nostro dialogo, accrescere la nostra fiducia reciproca, rispettare i nostri mutui interessi”, ha dichiarato il Ministro degli Affari Esteri Wang Yi durante la visita della collega australiana. È evidente che le tensioni dovute alle controversie nel Mar Cinese Meridionale possono avere delle serie ripercussioni in ambito economico. Tuttavia, l’Australia cerca di mantenere relazioni pacifiche con i propri alleati tanto in Asia che in America. Sul versante della difesa, inoltre, Canberra prosegue l’impegno militare congiunto con i suoi partner per mantenere la stabilità e la sicurezza nell’area Asia-Pacifico.
LA “GOLDEN AGE” DELLE RELAZIONI SINO-AUSTRALIANE – In occasione della sua prima visita ufficiale in Cina, avvenuta lo scorso aprile, il Primo Ministro Malcolm Turnbull ha assunto un atteggiamento positivo e ha teso a sorvolare sulle tensioni nel Mar Cinese Meridionale, dove l’Australia non è coinvolta – almeno – direttamente. Non sorprende, pertanto, se il focus delle discussioni intorno alla sua visita sia stato nuovamente incentrato sulle fiorenti e ottime relazioni economiche sino-australiane. Nel dettaglio, grazie alla piena implementazione del Free Trade Agreement entro il 1 gennaio 2029, sarà possibile aumentare il livello delle esportazioni verso la Cina, agevolate dalla riduzione – o in alcuni casi l’eliminazione – dei dazi doganali. Nel settore agricolo, l’Australia rappresenta uno dei mercati prediletti per il fedele partner cinese, superando Stati Uniti, Canada e Unione Europea. Rimosse in maniera definitiva le tariffe su orzo e saggina, saranno progressivamente tolte anche quelle su lana, vino, carne bovina e latticini. La presenza d’importanti giacimenti di carbone e minerali di ferro in Australia si coniuga perfettamente con le crescenti domande della potenza economica cinese. Allo stesso modo, quindi, il 99.9% dell’export di risorse, energie e prodotti manifatturieri australiani godrà – d’ora in avanti – di un accesso facilitato al mercato cinese. Notevoli i benefici derivanti dal turismo cinese che, nel 2015, ha fruttato all’economia australiana più di 8 miliardi di dollari. Il 2017 rappresenterà, non a caso, il China-Australia Year of Tourism, anno in cui entrambi i Governi saranno impegnati a promuovere eventi turistici e a facilitare le modalità di acquisizione dei visti anche per gli studenti.
Fig. 3 – Visita a Pechino del Primo Ministro australiano Malcolm Turnbull, aprile 2016
DIRITTI UMANI – Durante le discussioni con Wang Yi, il Ministro Bishop ha sollevato una questione che provoca ulteriori dissidi tra Canberra e Pechino. Le preoccupazioni dell’Australia e della comunità internazionale questa volta afferiscono alle gravi violazioni perpetrate dalla Repubblica Popolare Cinese in materia di diritti fondamentali della persona umana. A titolo esemplificativo, un numero consistente di avvocati e giornalisti sono stati arrestati di recente con l’accusa di aver tentato di sovvertire l’ordine politico. Agli arrestati è stato altresì impedito di ricorrere all’assistenza legale o ricevere visita dai propri famigliari. Avvolte dal mistero, inoltre, sarebbero le scomparse di alcune note figure, critiche nei confronti della leadership cinese. Tutto lascia dedurre che il Paese non solo venga meno agli impegni assunti a livello internazionale, ma stia addirittura violando le sue stesse leggi. La condotta cinese è stata denunciata al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, condanna alla quale si è unita anche l’Australia. Un velo di amarezza si stende quindi sull’ennesima questione concernente uno dei partner commerciali più preziosi per l’economia australiana.
Fig. 4 – Esuli tibetani in Australia manifestano contro la repressione cinese nel loro Paese, marzo 2016
TRATTATO DI ESTRADIZIONE – Le gravi violazioni commesse dal sistema di giustizia penale cinese coinvolgono direttamente il Governo australiano, soprattutto quando riguardano il rimpatrio di presunti colpevoli accusati di corruzione. Nel 2007 l’Australia ha firmato con la Cina un trattato di estradizione, mai seguito da alcuna ratifica. L’accordo, nuovamente al centro delle discussioni diplomatiche sino-australiane, ha sollevato diverse polemiche da parte di molte ONG – Human Rights Watch in testa – che vorrebbero vedere un impegno più assertivo da parte australiana sul fronte dei diritti umani. La ratifica potrebbe, difatti, minare le basi delle pressioni internazionali esercitate per il rispetto dei diritti umani e l’abolizione della pena di morte in Cina. “La domanda è se agli imputati estradati venga garantito un regolare processo e non siano a rischio tortura”, ha dichiarato Elaine Pearson, direttrice di Human Rights Watch. Degna di nota è poi una lettera indirizzata dalla stessa Pearson al Primo Ministro Turnbull, in occasione del suo incontro ufficiale con il Presidente Xi Jinping. La lettera chiedeva di sollecitare – in privato e in pubblico – il rispetto di quei fondamentali diritti che ogni Stato dovrebbe garantire ai propri cittadini, dalla libertà di espressione al diritto a un equo processo. Ma il coraggio del Ministro degli Affari Esteri Julie Bishop nel trattare un simile argomento in pubblico non è stato imitato dal Primo Ministro, intenzionato maggiormente a curare gli interessi (economici e strategici) del proprio Paese.
Federica Daphne Ierace
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””] Un chicco in più
La collaborazione fra Cina e Australia nell’ambito degli aiuti e dello sviluppo ha visto recentemente il lancio di un progetto per il controllo della malaria in Papua Nuova Guinea.
Approfondimenti sulla natura delle riduzioni tariffarie e l’eliminazione dei dazi nel commercio sino-australiano sono reperibili al seguente link.[/box]
Foto: Galería Ricardo Patiño